Un intervento del grande artista David Tremlett su 13 silos di mangime a Reggio Emilia

Tremlett trasforma un ex mangimificio in un organo vibrante e la città lo omaggia con un’esposizione ai Chiostri di San Pietro che ripercorre la ricerca dell’artista dagli Anni Settanta ad oggi

Invitato a Reggio Emilia a ripensare il complesso dell’Ex Caffarri, un edificio industriale a nord della città, David Tremlett (St. Austell, 1945) ha deciso di intervenire sui tredici grandi silos che caratterizzano l’architettura industriale. L’opera, nata dall’esperienza ed interiorizzazione con il luogo e la sua storia, è una grande operazione di rinnovamento di un edificio non più in uso, preservandone l’identità. 

David Tremlett e la rigenerazione dell’Ex Caffarri a Reggio Emilia

Le strutture che oggi abitano la nostra città sono parte del paesaggio urbano che loro stesse definiscono, e l’arte può riqualificarle mantenendo questo profondo legame.
I grandi silos dell’Ex Caffarri hanno per volume e dimensioni un aspetto monumentale che poteva rivelarsi estremamente potente se risvegliato con l’uso del colore. I tredici grandi elementi tubolari dell’edificio e il reticolo impiantistico che li sovrasta hanno evocato all’artista l’immagine dell’organo e della musica. Così è nato l’intervento artistico permanente The Organ Pipes in riferimento alle canne d’organo che nelle chiese salgono verticalmente accompagnando il suono che le attraversa. I silos sono stati colorati utilizzando una scala cromatica che da tonalità più chiare approda a quelle più scure, seguendo un ritmo visivo, come quello di una scala musicale. I volumi rappresentano ora la congiunzione tra ritmo e colore e superano la propria funzione industriale giungendo a quella estetica e contemplativa. 

La mostra di David Tremlett a Reggio Emilia

I Chiostri di San Pietro in centro città ospitano invece i lavori di studio e le opere in archivio di David Tremlett, attentamente selezionati ed organizzati dalla curatrice Marina Dacci. L’allestimento, pensato dall’artista, introduce pareti non ortogonali agli spazi dei chiostri, dispone le opere in orizzontale o verticale spezzando lo spazio e accompagna il visitatore in una dimensione quasi labirintica, molto introspettiva. I colori delle pareti, supporti alle opere, richiamano le tonalità tenui delle decorazioni ad affresco delle stanze, integrandosi coerentemente con il contesto storico in cui le opere si inseriscono. Lo sguardo di chi osserva oscilla dalla dimensione bidimensionale delle opere a quella tridimensionale dello spazio in cui si collocano: il riferimento è alle opere scultoree o architettoniche sulle quali avviene il gesto artistico finale, anticipato in studio da studi preparatori e da opere che sono espressioni spaziali, lessicali e cromatiche. L’allestimento è un’opera di decostruzione dello spazio classico ed è richiamo all’approccio scultoreo dell’artista, che aiuta lo spettatore ad immergersi nella profondità spaziale delle opere. 

Le opere di David Tremlett in mostra a Reggio Emilia

Il ritmo musicale così esplicito nell’opera The Organ Pipes è qui rallentato e modulato in relazione al luogo monumentale che ospita la mostra, ma comunque presente: il suono accompagna l’esperienza visiva. Le oltre settanta opere, realizzate dal 1969 al 2023, sono omaggio alla ricerca dell’artista e per questo organizzate per elementi chiave che caratterizzano l’opera di Tremlett, riscontrando una coerenza nell’evoluzione formale delle opere. Sono affrontati i temi del viaggio e della scoperta, dell’architettura, del rapporto con il linguaggio, della relazione con lo spazio come espressione musicale, il legame con le città italiane.
La mostra, presentata dalla Fondazione Palazzo Magnani, si apre con un tappeto di chiodi (La Porte dans arrière), simbolo della spinosità dell’esperienza sconosciuta, e si conclude con un tappeto di lana (DO RE MI) che per sfumature e colori costituisce per l’osservatore esperienza fluida di incontro tra forma, colore e suono. 

Anna Vittoria Zuliani

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