Giorgio Andreotta Calò – Scultura lingua morta
Un dialogo tra Giorgio Andreotta Calò, artista veneziano annoverato tra le voci più autorevoli dell’arte italiana a livello internazionale, e la città di Venezia, considerata nella sua plasticità e fisicità, partendo dalle riflessioni di Arturo Martini sull’incapacità della scultura di essere viva e universale, tradotte in una selezione di opere realizzate da Calò nell’arco di oltre vent’anni.
Comunicato stampa
Un dialogo tra Giorgio Andreotta Calò, artista veneziano annoverato tra le voci più autorevoli dell’arte italiana a livello internazionale, e la città di Venezia, considerata nella sua plasticità e fisicità, partendo dalle riflessioni di Arturo Martini sull’incapacità della scultura di essere viva e universale, tradotte in una selezione di opere realizzate da Calò nell’arco di oltre vent’anni.
Clessidre, Pinne Nobilis, Carotaggi - accanto ai disegni, esito delle indagini eseguite dai professionisti dei Lavori Pubblici del Comune di Venezia sulla facciata di Ca’ Pesaro - e la serie di Meduse, tra cui l’esemplare entrato nella collezione civica di Ca’ Pesaro grazie al PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Di questo soggetto tanto caro all’artista veneziano, un esemplare inedito è presentato in un intimo colloquio con Testa di Medusa di Martini, opera proveniente dai depositi della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro.