Rimarrà aperto fino ai primi mesi del 2025 il Fondaco dei Tedeschi per poi avviare i lavori di disallestimento e chiudere al massimo entro settembre (periodo in cui scade il contratto di locazione). Sono queste le prospettive del famoso centro commerciale (con spazi espositivi per mostre ed eventi culturali) vicino Rialto gestito dal Gruppo Dfs – rivenditore di prodotti di lusso con sede a Hong Kong e controllato dalla LVMH del miliardario Bernard Arnault – che ne ha annunciato la cessione delle attività commerciali dopo otto anni di operatività. Il centro, infatti, era stato aperto nel 2016 dopo un imponente intervento di restauro dell’ex Fontego dei Tedeschi, uno dei palazzi più prestigiosi di Venezia.
A Venezia chiude il Fondaco dei Tedeschi: la comunicazione del Gruppo Dfs
“Dopo un’attenta valutazione, il Gruppo Dfs ha deciso di chiudere le attività commerciali presso il Fondaco dei Tedeschi a Venezia e di non rinnovare il contratto di locazione, che scadrà a settembre 2025”, queste le parole del Gruppo Dfs nella nota emanata alla stampa che giustifica la difficile decisione – che lascerà a casa oltre 226 lavoratori – imputando la colpa “alla situazione e alle prospettive economiche molto critiche che Dfs e il settore del travel retail stanno affrontando a livello globale e, in particolare, dai risultati negativi del negozio di Venezia”.
A Venezia chiude il Fondaco dei Tedeschi: la risposta del Comune di Venezia
“Abbiamo appreso con grande disappunto e preoccupazione della decisione di Dfs Group di cessare tutte le sue attività commerciali in Italia. Ciò comporta la chiusura dell’attività che Dfs ha all’interno del Fontego dei Tedeschi. Una scelta che avrà un impatto drammatico per 226 persone, oltre all’indotto, del nostro territorio e per le loro famiglie”, ha risposto l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Venezia Simone Venturini che, in accordo con il sindaco Luigi Brugnaro ha convocato le organizzazioni sindacali con l’obiettivo di attuare strategie legali per salvaguardare il percorso professionale dei dipendenti coinvolti: “I dipendenti di Dfs non sono solo numeri, sono persone che, con il loro lavoro, contribuiscono a rendere Venezia la città unica che conosciamo e amiamo. Ci amareggia il fatto di non aver ricevuto alcun tipo di preavviso, altrimenti come amministrazione comunale ci saremmo adoperati per individuare, insieme a tutti i soggetti coinvolti, possibili percorsi alternativi e diversi da una così drastica soluzione”. Insomma quando aprono troppi centri commerciali ci si lagna perché deturpano l’identità della città, quando chiudono centri commerciali ci si lagna perché si perdono posti di lavoro.
A Venezia chiude il Fondaco dei Tedeschi: le mostre
Relativamente all’attività culturale del Fondaco tra le mostre recenti si ricordano Best Regards – The Anonimous Project di Lee Shulmann (ancora visitabile fino al 17 novembre 2024), Naturografie di Roberto Ghezzi e Leila Alaoui – Storie invisibili in collaborazione con Galleria Continua, oltre alle installazioni site-specific di Maarten Baas e Barnaba Fornsasetti con Valeria Manzi.
A Venezia chiude il Fondaco dei Tedeschi: la storia
È chiamato Fontego dei Tedeschi in Veneto ma dai più è conosciuto come Fondaco dei Tedeschi il palazzo (situato nel sestiere di San Marco e affacciato sul Canal Grande vicinissimo al Ponte di Rialto) fondato del XIII Secolo e da sempre legato alle attività commerciali della città. Il nome deriva dall’accordo di dedizione che le popolazioni di lingua tedesca avevano con Venezia, tanto che alla fine del XIV Secolo il palazzo ospitò anche gli uffici della famiglia Fugger, noti mercanti e banchieri tedeschi. Dopo un devastante incendio che colpì l’edificio nel 1505 ci vollero tre anni per concluderne una completa ricostruzione (su progetto di Girolamo Tedesco) che vide anche la partecipazione di Giorgione e il suo allievo del tempo Tiziano chiamati ad abbellire con affreschi le campiture libere tra le finestre. Tuttavia, come tutti i fonteghi della città nel 1797 con la caduta della Repubblica anche quello dei tedeschi fu soppresso. Così il palazzo nella contemporaneità è stato a lungo proprietà delle Poste Italiane, finché non venne ceduto al ramo immobiliare del Gruppo Benetton nel 2008 che ne avviò un nuovo intervento di ristrutturazione per opera dell’architetto olandese Rem Koolhaas. Ora i padroni delle mura dovranno trovare un nuovo affittuario che sappia far funzionare quelle enormi superfici commerciali.
Caterina Angelucci
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