Non sembra interrompersi l’ondata di caos sulla cultura e sui musei in Italia. L’attuale amministrazione Meloni si dimostra giorno dopo giorno particolarmente goffa nella gestione di qualsivoglia incombenza relativa alle complesse decisioni culturali necessarie ad un paese che ha l’arte e il patrimonio come pezzo fondante della sua identità. A farne le spese è l’immagine dell’Italia in patria e all’estero, quella dei suoi beni archeologici, dei suoi più celebri monumenti e dei suoi musei nazionali.
La sponsorizzazione di Airbnb al Colosseo con rievocazioni storiche
Dopo le innumerevoli peripezie che abbiamo raccontato descrivendo due anni di disastri su ogni possibile fronte, l’ultima polemica riguarda una sponsorizzazione della piattaforma di Airbnb a vantaggio del Colosseo e dell’ente che lo gestisce (chiamato Parco del Colosseo). Poco più di un milione di euro, meno che briciole per il colosso delle case in affitto. Ma a fronte di cosa? Già una sponsorizzazione di Airbnb pura e semplice sarebbe stata piuttosto controversa a dire il vero: Roma vive anni di assalto turistico poco sostenibile e Airbnb sta diventando in città (come in altre destinazioni del turismo di massa) più un problema che un’opportunità. Il fatto che proprio Airbnb diventi sponsor del monumento più visitato e banalizzato della città può essere già di per sé un paradosso. Il fatto poi che Airbnb usi il Colosseo per un progetto di gamificazione e mercificazione esperienziale è sicuramente ancor più bizzarro. Si tratta di una sorta di riffa che solo 16 ‘fortunati’ clienti di Airbnb potranno vincere partecipando sulla piattaforma a partire dal 27 novembre: otterranno la possibilità, a maggio 2025 di accedere all’arena e di inscenare combattimenti vestiti da antichi romani. Il tutto coordinato dalle associazioni capitoline dedite alla rievocazione storica vicinissime a esponenti di Fratelli d’Italia: in particolar modo (oltre ad Ars Dimicandi) il Gruppo Storico Romano da sempre politicamente affiancato da Federico Mollicone, deputato FdI oggi presidente della Commissione Cultura a Montecitorio e grande sponsor di questa iniziativa.
I musei utilizzati dai politici per sfogare le loro fissazioni?
Il Colosseo trasformato in triste parco a tema con finti combattimenti, banchetti con cibo antico romano (sic!) e passerelle promozionali per lanciare surrettiziamente il nuovo film Gladiatore II non ha lasciato indifferenti. Ma in questo caso il livello è così bassino che non bisogna essere dei puristi o dei tomasimontanari per indignarsi dell’iniziativa. Il Parco del Colosseo, Federico Mollicone stesso, la direttrice del Parco Alfonsina Russo hanno dovuto passare tutta la giornata dell’annuncio (giovedì 14 novembre 2024) a rilasciare comunicati, agenzie e dichiarazioni per difendere l’indifendibile arrampicandosi sugli specchi replicando alle critiche (l’Assessore alla Cultura del Comune di Roma Massimiliano Smeriglio ha pure scritto ad Airbnb di ripensarci). La realtà comunque è molto più semplice: si tratta dell’ennesima iniziativa ad alto tasso di tristezza che evidentemente necessita ad alcuni governanti pro tempore per sfogare frustrazioni, fisime, insicurezze, senso di inferiorità. Ho una mia identità, ho i miei gusti e li voglio imporre nei luoghi più sacri della cultura affinché rappresentino la mia maldestra visione del mondo: questo è l’approccio dei potenti di turno. Come Gennaro Sangiuliano voleva a tutti i costi una mostra sul Futurismo per riscattare questo movimento artistico dai pregiudizi (ignorando che lo sdoganamento è avvenuto da almeno 50 anni, peraltro ad opera di critici e storici dell’arte di sinistra), così Mollicone cerca di piazzare da qualche parte la sua passionaccia tutta personale per la rievocazione storica, sulla quale ha promosso recentemente perfino una legge. Peccato che la rievocazione storica sia un universo da maneggiare con molta cura e a costante rischio di cattivo gusto.
Per carità, sebbene sia umiliante vedere come i musei sono indifesi rispetto ai gusti e alle ossessioni dei politici, chi ha vinto le elezioni attua legittimamente le visioni che ha in mente; tuttavia il tasso di pressappochismo non può passare del tutto sotto silenzio. Specie quando supera un contesto di spazi ed eventi marginali per arrivare fin dentro al bene culturale più famoso e visitato d’Italia infarcendolo di contenuti dallo spessore culturale e scientifico quanto meno discutibile. Come Artribune siamo sempre impegnati a difendere serie iniziative volte ad una fruizione più contemporanea, coinvolgente e coraggiosa dei beni culturali in un’ottica di valorizzazione oltre che di tutela, però qui si esagera proprio: per provare a comprendere il livello di questo folklore romanaccio bisogna andare indietro al 2021 quando il fondatore del Gruppo Storico Romano, Sergio Iacomoni, si candidò a Sindaco della Capitale con tanto di “Lista Nerone”…
Sì agli eventi kitsch, no alle vere infrastrutture di visita e valorizzazione
Anche perché le progettualità serie per realizzare al Colosseo infrastrutture (infrastrutture, non eventistica kitsch) volte ad una sua fruizione più attiva ci sarebbero eccome. Ad esempio il rifacimento dell’arena che potrebbe diventare – come a Verona – un palcoscenico per rappresentazioni performative, musicali e teatrali di eccellenza, tra l’altro con un disegno firmato da progettisti di qualità come lo studio Labics. Però tutto bloccato e a rischio di saltare. E così tra qualche giorno ci si potrà prenotare nella cafonissima pagina di Airbnb dedicata all’iniziativa (leggete i testi!), si potrà vincere il concorso, ci si potrà recare a Roma in maggio (a proprie spese) e una volta condotti nel Colosseo si potranno scegliere scudi e armature e mettere in scena il finto combattimento dopo aver mangiato uva, melograni, mandorle e noci. Airbnb transa solo in Italia (solo in Italia!) 7,5 miliardi di euro ogni anno; la Paramount ha speso oltre 300 milioni di dollari per produrre Gladiator 2 che verrà pubblicizzato grazie al Colosseo e il nostro Anfiteatro Flavio in tutto questo cosa ricava? Un milioncino: a Roma non ci compri ormai neppure un appartamento in centro.
Non solo gladiatori: cosa succede alle mostre del Colosseo?
Speriamo tuttavia che questi pochi soldi vengano utilizzati se non per il ripristino dell’arena, almeno per irrobustire l’impianto curatoriale delle mostre temporanee che negli ultimi anni sembra proporre iniziative di difficile interpretazione. Giusto a titolo di esempio si è conclusa poche settimane fa una mostra di opere nelle aree attorno al Colosseo e ad altri beni archeologici della città dell’artista Park Eun Sun. Tra le altre cose un’opera – oltre a quelle in zona Colosseo e Fori Imperiali – è stata anche piazzata a fianco del Tempio di Ercole Vincitore di fronte alla Bocca della Verità: proprio nel punto dove qualche anno fa a Roma venne fatta saltare all’ultimo momento una installazione di un artista del calibro di Gianni Pettena. Pettena è stato esposto nei più rilevanti musei del mondo, hanno scritto di lui critici e teorici di indubbio profilo, ha partecipato alla Biennale di Venezia. Eppure gli stessi uffici soprintendenziali che ritennero inadeguata una sua opera, danno l’ok a Park Eun Sun, artista dal pedigree neppure lontanamente paragonabile. Park Eun Sun èuno scultore coreano commercializzato e promosso dalla Galleria Contini, che negli ultimi anni si era distinto per mostre commerciali a Pietrasanta, a Cortina d’Ampezzo e a Forte dei Marmi (qui il suo cv). Nel 2024 la carriera di Park Eun Sun alla vigilia dei sessant’anni di età fa un insperato salto quantico con una vasta presentazione dei suoi lavori nel più importante bene culturale italiano, con un’esposizione di opere della Galleria Contini nel quadro di una mostra curata dal giovanissimo Leonardo Contini, figlio del gallerista, che senza alcuna esperienza si ritrova a firmare una mostra nel più rilevante spazio espositivo d’Italia. Anche lui, come i turisti di Airbnb che potranno lottare nel Colosseo, ha vinto la lotteria. Quello che sta accadendo nei musei nazionali italiani sembra un filo anomalo soltanto a noi?
Massimiliano Tonelli
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