Intervista ai fondatori di Pastis a Torino: il bar da 25 anni diventato luogo di ritrovo degli artisti
Dall’esperienza maturata in locali della Torino Anni ‘80 come la discoteca Big Club, nasce l’avventura di Toni Minniti ed Andrea Tortorella che nel 2000 fondano al quadrilatero romano il bistrot con gli arredi di una piola Anni ‘50/’60. Qui la cultura è uno stile di vita
Iniziato come distretto della moda, soprattutto di abiti vintage, è stato il quartiere che ha fatto da apripista ad altre realtà di Torino. Stiamo parlando del Quadrilatero romano, dove è iniziata nel 2000 l’avventura del bistrot/bottega/bar/spazio d’arte Pastis (“pasticcio” in piemontese) con il bancone disegnato da un artista, Sergio Cascavilla, la produzione di una rivista/tovaglietta SugoNews ed eventi e mostre realizzate in collaborazione con l’Associazione Culturale Azimut, votata alla promozione e al tutoraggio dei giovani artisti. Questo spazio storico, uno dei primi e meglio riusciti esempi di riqualificazione dal degrado della zona del centro storico (limitrofa al mercato di Porta Palazzo) avvenuta a partire dai primi Anni Novanta, è gestito sin dall’inizio da due professionisti come Toni Minniti e Andrea Tortorella, forti di una esperienza maturata negli anni precedenti in locali notturni come la discoteca Big Club di Corso Brescia, che univa già negli Anni Ottanta l’intrattenimento alla cultura. Qui, tra gli arredi in stile piola Anni Cinquanta/Sessanta, si respira ancora l’atmosfera underground degli inizi di questo locale affacciato su Piazza Emanuele Filiberto, dietro il mercato all’aperto più grande d’Europa. Quella dello zoccolo duro dell’arte torinese: parliamo di artisti come Maurizio Vetrugno, Raffaello Ferrazzi, Bruno Zanichelli, Pierluigi Pusole e Francesco Lauretta che avevano nella Galleria Carbone il loro punto di riferimento. Un mood che continua ancora oggi nelle mostre degli studenti dell’Accademia Albertina, presentate nell’adiacente Conserveria che, da ex confetteria, è stata trasformata dagli stessi proprietari nello spazio espositivo del Pastis. Li abbiamo intervistati.
L’intervista ai fondatori di Pastis, a Torino
Perché festeggiare 24 anni di Pastis, cifra non tonda?
Perché abbiamo deciso di festeggiare il nostro compleanno in maniera un po’ inusuale, facendo un compleanno lungo un anno che si aggancia al 2025, nel corso del quale faremo tutta una serie di eventi, iniziati già l’estate scorsa con una serata di presentazione del manifesto a cura di Antonio Grulli La cultura è nei bar.
Qual è la storia di questo manifesto?
Sotto Artissima di due anni fa, Francesco Lauretta ha fatto da noi in Conserveria una mostra di disegni pensata per la gente che tornava nei bar dopo la pandemia e il testo gliel’aveva curato Antonio Grulli. Mi ricordo che io e Toni abbiamo letto il testo, ci siamo guardati e abbiamo detto: “Ma questo noi lo facciamo da 40 anni e non siamo mai riusciti a metterlo per scritto”. Da quella frase di Grulli abbiamo iniziato a pensare che la cultura nei bar può diventare un vero e proprio modo di pensare e una cosa da esportare, così abbiamo creato questo manifesto che è servito come collante durante la festa iniziale dei 24 anni.
Cosa è successo quella sera d’estate?
Abbiamo invitato di nuovo Francesco Lauretta a presentare il suo format di disegno nei bar, la Scuola di Santa Rosa. Ma, soprattutto in occasione della presentazione del manifesto, abbiamo invitato il 3 luglio di quest’anno 50-60 artisti che sono tutti i nostri amici e che ci hanno accompagnato in questi 24 anni, sperando che seguissero Francesco nel suo disegnare. E così è stato: abbiamo tappezzato le pareti del locale con i disegni fatti live da tutti gli artisti presenti e anche un po’ dal pubblico.
Cosa succederà dopo?
Questa installazione ci accompagnerà fino a luglio 2025, quando si concluderà l’anno di festeggiamenti. È stato meraviglioso perché ha cambiato un po’ il look del bar con disegni dove si riconosce, tra gli altri, il ritratto di Franko B, attaccati in diretta da due studentesse dell’accademia. Sempre in quell’occasione in Conserveria abbiamo ospitato la giovanissima artista Nina Bertoletti e il suo progetto di street art non invasiva raccontato su Instagram, Appesi: la presenteremo il 13 di dicembre, per la sua prima mostra personale con una curatrice.
La Conserveria, Pastis e Torino
Come nasce la Conserveria, spazio espositivo adiacente al Pastis?
Una decina d’anni dopo il Pastis, si liberava questa confetteria con questa boiserie bellissima: l’abbiamo preso, restaurato e da allora ci facciamo le nostre mostre e i nostri eventi. Però tutto funziona anche come bar perché c’è la macchina del caffè. Quando l’abbiamo preso, al quadrilatero c’era un via vai abbastanza veloce di locali che arrivavano e chiudevano: abbiamo evitato la perdita di un luogo storico.
Il Pastis, invece, cos’era prima di diventare un bar?
In tutta la piazza c’erano grossisti di abbigliamento. Qui c’era una maglieria. A un certo punto le botteghe sono state chiuse e trasferite temporaneamente altrove per consentire i lavori di riqualificazione del quadrilatero. Molti di loro si sono poi rifiutati di tornare in un contesto a loro estraneo, così abbiamo rilevato il locale dopo la ristrutturazione del quartiere, partita dal centro verso la piazza, che ha visto aprire prima il ristorante Tre Galli e a seguire noi.
Avete aperto subito con l’idea di farne uno spazio d’arte?
Anche se non lo sapevamo, inconsciamente noi facevamo già allora la cultura nei bar. Quando abbiamo aperto nel giugno del 2000, non abbiamo inaugurato un bar, ma abbiamo invitato le persone a venire a una mostra, curata da un nostro carissimo amico che è mancato da poco: Edoardo Di Mauro. L’artista in questione era Raffaello Ferrazzi, precocemente scomparso negli Anni Novanta giovanissimo, il cui lavoro era praticamente impossibile da vedere perché è stato per molti anni all’interno delle balconate del Big Club di corso Brescia.
In questo modo vi siete riallacciati alla vostra storia di proprietari e gestori di quella mitica discoteca.
Il Big Club era un locale dove, ad esempio il giovedì sera, c’erano queste Night for Heroes in cui si mischiava la cultura musicale con la cultura underground, tra performance e pittura: negli Anni Ottanta ha anticipato quello che poi è stata la cultura negli Anni Novanta. È vero che entravi in una discoteca però entravi anche in un luogo dove vedevi delle cose. Ora, anche qua al Pastis entri per un caffè o un pranzo e vedi le opere di Sergio Cascavilla, Franko B: qui si respira la sensazione di non essere solo in un bar, ma all’interno di una cultura underground.
Toni Minniti e Andrea Tortorella raccontano i progetti d’arte e inclusione di Pastis
Avete anche lavorato con gli studenti dell’Accademia Albertina.
Si, Casa Accademia: è nato tre anni fa grazie alla collaborazione tra il Pastis e l’Accademia Albertina, dove i professori decidono chi saranno gli artisti che presenteranno delle mostre ogni due settimane qui da noi. Lo faremo anche quest’anno, però senza Edoardo Di Mauro che era un po’ il coordinatore e il nostro punto di riferimento: credo che nel corso degli anni potrà sicuramente svilupparsi un po’.
In cosa consiste il progetto Oasi?
È un’iniziativa di riqualificazione urbana che passa attraverso il giardinaggio, l’arte e l’inclusione sociale in un ex parcheggio, dove non c’era controllo. Adesso questa zona un po’ off limits è stata ripulita e viene vissuta con presentazioni di libri, performance e soprattutto con un progetto di piantumazione di tulipani e un orto autogestito dai residenti della zona.
Claudia Giraud
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