La “rivoluzione subacquea” dell’artista Peter Fend in mostra a Genova

Una mostra che guarda al passato per illuminare un futuro più sostenibile. Peter Fend unisce arte e natura negli spazi della Galleria Pinksummer a Genova

Il percorso artistico dell’americano Peter Fend (Columbus, 1950), in mostra fino al 20 novembre alla Galleria d’arte  Pinksummer di Genova, è segnato dalla propria visione critica e radicale del mondo. “L’arte”, afferma Fend, “è ciò con cui la Natura rende più Natura”, citando il poeta-soldato Spenser. Ogni opera esposta è pensata come un elemento di un progetto più grande, e si traduce in proposte operative per la gestione sostenibile del pianeta.

La mostra di Peter Fend a Genova

Un aspetto centrale della mostra da Pinksummer è la documentazione scientifica e visiva di determinati luoghi, dall’Irlanda a Hong Kong. Le mappe e le opere esposte rappresentano un invito a ripensare le politiche di sfruttamento delle risorse e a favorire progetti che abbiano come obiettivo il ripristino degli ecosistemi, come la rinaturalizzazione dei deserti. Questo concetto affonda le sue radici nella visione di Fend di “Madre Oceano”: la consapevolezza che il futuro dell’umanità dipende dalla salute dei mari e delle acque.

Iperoggetti e reti globali, tra Fend, Morton e Weizman

Osservando la mostra, ritornano le parole di Timothy Morton: “Non esiste un luogo dove le conseguenze delle nostre infrastrutture non arrivino. (…) Vivere nell’era degli iperoggetti significa riconoscere che le nostre infrastrutture e i nostri sistemi, per quanto possano sembrare localizzati, operano sempre in un campo molto più ampio e senza confini”. E ancora: “Le infrastrutture moderne, dai cavi sottomarini ai gasdotti, fanno parte di una rete di supporto invisibile che ci tiene uniti, ma ci ricordano anche quanto siamo esposti alle conseguenze delle nostre stesse creazioni”.
Eyal Weizman, architetto e fondatore di Forensic Architecture, scrive invece che “le infrastrutture non sono semplicemente dei luoghi di passaggio neutri, ma degli spazi di conflitto, dove le dinamiche di potere sono codificate”. Questa riflessione risuona con la critica di Fend alle reti globali e alle loro implicazioni ambientali e geopolitiche. Le opere di Fend suggeriscono come queste infrastrutture possano essere ripensate per servire gli interessi del pianeta e delle comunità piuttosto che quelli esclusivamente economici e politici.

Peter Fend: scoprire il futuro guardando al passato

Le opere esposte sa Pinksummer vogliono ispirare interventi concreti su vasta scala, progetti che necessitano di finanziamenti equivalenti a quelli militari, con budget che raggiungono le cifre miliardarie promuovendo soluzioni che valorizzano la rigenerazione naturale e il rispetto degli ecosistemi.
In un’epoca in cui i cambiamenti necessari per salvaguardare la Terra vengono costantemente rinviati, Peter Fend ci propone di guardare indietro a 6mila anni fa, quando i deserti erano terre fertili e brulicanti di vita. La sua arte non aspira a un progresso cieco, ma mira a riscoprire un equilibrio primordiale, dove la coesistenza con la natura è la vera soluzione alle sfide attuali.

Laura Lecce

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Redazione

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