L’arte da teatro di Rafael Canogar alla mitica galleria L’Attico di Roma
Un omaggio all’artista novantenne dal suo “fratello minore” in arte. E alla rivoluzione che lo portò ad abbandonare l’informale verso una nuova oggettività
Visitare una mostra con Fabio Sargentini è già di per sé un’esperienza. Nella galleria L’Attico di Via del Paradiso, adiacente il suo appartamento, in uno spazio che sa di arte e di teatro, Sargentini ti accoglie con lo sguardo profondo di un uomo che è la storia e al tempo stesso osserva le opere con la luce di ragazzo. La vicenda del rapporto con Rafael Canogar (Toledo, 1935) risale al 1958.
L’incontro con Canogar
Bruno e Fabio Sargentini conducono ancora la galleria insieme (si separeranno nel 1966) e insieme visitano la Biennale di Venezia. Fabio e Canogar hanno pochi anni di differenza (il primo è di quattro anni più giovane). La pittura informale dell’artista spagnolo colpisce padre e figlio. “La vitalità del gesto nei quadri di Canogar”, scrive Sargentini sul suo sito, “si accompagnava ad una raffinata materia pittorica, molto personale per la sua giovane età. Mio padre ed io ci diciamo: dobbiamo prenderlo con noi”. La mostra Arte da teatro apre proprio con un’opera di quel periodo, con il ritratto del pittore surrealista spagnolo Óscar Domínguez che testimonia l’estrema vitalità del gesto di Canogar, una tela realizzata quando l’artista ha solo ventitré anni e che già lascia presagire che cosa sarà la sua opera.
Il periodo pop di Canogar
Verso la metà degli Anni ’60, l’esplosione della pop art americana coinvolge anche Canogar e la mostra ne è testimone (Faltan Lenguas y Voz a Los Dolores, 1964) con l’inserimento della figura umana in una pittura che affonda chiaramente le radici nell’informale ma che è di transizione. Andando verso l’oggetto e scorporando la figura umana verso la fine del decennio. Nonostante i passaggi nell’opera dell’artista siano chiaramente condivisi nel percorso espositivo, il focus è sul periodo 1967-’68. I temi della caducità della vita, l’ombra della guerra, delle armi, fanno da sfondo ai “galati” di Canogar (El Caido, 1968, Represión, 1968), o al solo apparentemente più lieve El pic-nic (1967) che Sargentini allestisce come in una quinta scenica.
L’arte da teatro di Canogar
Le figure escono dalle opere in tutto il loro dramma, la pittura fa da contraltare all’oggettività, la luce acuisce il senso tragico della narrazione in ambienti antesignani delle installazioni. E l’acme si raggiunge nel teatro, dove uno sparo e un lampo di luce ne sottolineano il senso. Un senso che torna attuale e contemporaneo in maniera tangibile nel nostro presente dove i conflitti sono cronaca e la paura e la desolazione esperienze del quotidiano.
Santa Nastro
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati