Tre mostre da vedere a Firenze, tra arte contemporanea, grandi maestri e ultime tendenze
Un maestro internazionale dell’arte contemporanea, una mostra realizzata negli spazi dello IED e in collaborazione con Palazzo Strozzi che invita giovani e midcareer a confrontarsi sul tema delle relazioni. Infine, un maestro e docente che a Firenze coltivò alleanze, progetti e un grande amore per la pittura e per l’insegnamento
Shozo Shimamoto a Palazzo Bastogi
Anche la sede merita una visita, perché l’opera del grande maestro del gruppo Gutai, in mostra fino al 30 novembre, è esposta nel palazzo del Consiglio Regionale della Regione Toscana. Instancabili la Fondazione Morra di Napoli e Giuseppe Morra nel promuovere la conoscenza dell’artista e della sua pratica che mette insieme pittura, ambiente, installazione, musica, arti performative, sperimentando e portando i linguaggi esplorati all’apice delle loro possibilità. Movimento, calma, spiritualità ed eversione, gioco: le dinamiche all’interno dell’opera di Shozo Shimamoto (Osaka, 1928 – 2013) sono ben visibili nella esposizione curata da Italo Tomassoni, che dell’artista aveva già seguito una mostra al CIAC di Spoleto nel 2022. L’allestimento, ben studiato, crea una corrispondenza di amorosi sensi effettiva con le belle sale affrescate del Palazzo edificato nella prima metà del 1700, in una fusione totale tra arte e luce. Non mancano le installazioni interattive del nomade samurai dell’arte che costringono lo spettatore ad agire in prima persona. E naturalmente a sperimentare la natura ludica e profonda dell’arte contemporanea.
Il Teatro delle relazioni a Firenze
Nasce da un progetto condiviso tra IED Firenze e Palazzo Strozzi la mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione Hillary Merkus Recordati, svolgendosi all’Ex Teatro dell’Oriuolo, il nuovo polo delle arti visive di IED Firenze. Protagonisti, fino al 20 dicembre, gli artisti Annamaria Ajmone, Agnese Banti, Aleksandar Đuravčević, Sara Leghissa, Franco Menicagli, Scuola di Santa Rosa (Francesco Lauretta e Luigi Presicce) e Wurmkos, andando a indagare il tema del senso comunità e la relazione tra individui con opere che spaziano dal disegno all’installazione fino alle arti performative protagoniste di un focus presso la Strozzina (28-30 novembre) che vede protagoniste le artiste Annamaria Ajmone, Agnese Banti e Sara Leghissa. Comunità come relazione col territorio e collaborazione tra artisti emerge nella grande parete della Scuola di Santa Rosa che ormai da anni invita ogni settimana chiunque ne abbia voglia a disegnare insieme, senza pretese progettuali se non quella di compartire l’esperienza della pittura. O nella installazione site specific Ognuno trova il suo posto di Franco Menicagli che lascia intravedere le complessità nelle relazioni umane e le opportunità, anche in condizioni di eventuale disagio, della condivisione. I possibili intrecci emergono anche dall’installazione site specific dell’artista sonora, musicista, sperimentatrice di Bologna: i suoi cavi di potenza (o speaking cables), compagni di strada di molte delle sue installazioni entrano in relazione con lo spazio e con la voce dell’artista nel suo dabquesre[yyyyyyyyy5]. Di Wurmkos sono in mostra i risultati di una serie di workshop realizzati a Palazzo Strozzi con studenti delle scuole secondarie di secondo grado fiorentine. Mentre Aleksandar Đuravčević ammonisce e invita all’attenzione nella sua installazione, mettendo per iscritto una grande verità, ahinoi: History is in your blood- la storia ce l’hai nel sangue.
Felice Carena, 100 anni fa pittore delle Belle Arti
Chiudeva a fine settembre il focus che le Gallerie d’Italia di Milano dedicavano all’artista Felice Carena (Torino, 1870 – Venezia, 1966). Oggi una mostra significativa nella Sala Ghiberti della Accademia di Belle Arti di Firenze permette al pubblico e agli studenti di riscoprire l’attività del maestro, che nell’istituzione fiorentina insegnò per ben venti anni (ne è testimone l’opera del 1928 La Scuola, al centro della mostra), in Toscana. Dopo gli esordi a Torino, città natale, e l’affermazione a Roma, fu infatti a Firenze dal 1924 (e la mostra celebra il centenario di questo importante avvenimento) al 1945, attraversando forse quelli che furono gli anni più difficili nella vita della città protagonista della Resistenza italiana. La mostra Felice Carena. Pittore e Maestro all’Accademia di Belle Arti di Firenze curata da Rossella Campana e Susanna Ragionieri rende conto di quel periodo ma anche della importanza del gesto artistico di Carena, che non fu solo artista e insegnante ma anche promotore di importanti progetti, di relazioni ed alleanze. In collegamento con Felice Carena. Vivere nella Pittura a Palazzo Medici Riccardi fino a febbraio 2025), l’esposizione in Accademia mette in mostra 42 opere e alcuni inediti (ad esempio una sanguigna dell’artista) provenienti da importanti collezioni pubblico private, tra cui alcune opere di contemporanei di Carena. Inoltre, alcuni disegni della collezione Carena, cominciata nel 1936, in un fondo di proprietà dell’istituzione, che conta 400 pezzi, opere di Guttuso, Morandi, Marini, Casorati. La mostra testimonia inoltre tutti i temi dell’opera del maestro, dall’introspezione, spiegano le curatrici, con l’ausilio del ritratto, al nudo “del quale fu interprete altrettanto assiduo, promuovendone la prassi disegnativa e pittorica presso gli allievi”.
Santa Nastro
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