Federico Luger – A I – Avatar o Insetto

Informazioni Evento

Luogo
ALLEGRA RAVIZZA - ART PROJECT
Via Gorani 8, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal lunedì al venerdì su appuntamento

Vernissage
20/11/2024

ore 17

Artisti
Federico Luger
Generi
arte contemporanea, personale

Dislocata su due livelli, la mostra intende portare all’attenzione due tra i temi più indagati da Luger negli ultimi anni: l’Avatar e l’Insetto.

Comunicato stampa

Galleria Allegra Ravizza è lieta di presentare “A I – Avatar o Insetto”, la personale dell’artista italo-venezuelano Federico Luger che inaugurerà mercoledì 20 novembre a partire dalle ore 17.00 nello spazio di via Gorani 8 a Milano.

 

Dislocata su due livelli, la mostra intende portare all’attenzione due tra i temi più indagati da Luger negli ultimi anni: l’Avatar e l’Insetto.

Il primo è un Alter-Ego che nasce e si sviluppa nell’era dell’informatica. I personaggi, presentati con sembianze umane, diventano protagonisti assoluti: oggetto dell’attenzione e punto privilegiato di osservazione nel mondo del videogioco. Attraverso di essi, l’individuo moderno esiste nel gioco, in questa sconfinata geografia virtuale che ne diventa teatro d’azione. Luger stravolge le dinamiche, elimina l’avatar e il giocatore, proponendo paesaggi vuoti, lande desolate rese con colori vividi e brillanti.

Il secondo invece, animale piccolo e comune, si muove, appena percettibile, in una geografia reale. Mimetizzandosi nella natura, si scontra con l’uomo, che della natura stessa ha voluto esserne il padrone. L’insetto viene dall’uomo ignorato e allontanato, affrontato e addirittura temuto. Provocatoriamente allora, l’insetto diventa il soggetto principale nelle tele di Luger, dove - nero e in forte contrasto con il verde circostante - assume dimensioni colossali.

 

Federico Luger nasce a Milano nel 1979, vive e lavora a Milano e Maloja, ha studiato disegno e pittura all'Accademia Armando Reveron di Caracas e all'Accademia di Brera di Milano.

L'arte di Luger spesso sfida i confini tradizionali tra realtà e illusione, riservando particolare attenzione alla relazione tra spazio, identità e percezione. Il suo interesse artistico non si limita all'opera in sé, ma si estende anche al contesto in cui l'opera vive e viene fruita, al pensiero che l'ha generata e allo studio in cui è stata prodotta. Sperimenta negli anni l’utilizzo di diversi media, pur prediligendo quello tradizionale della pittura, alla quale affianca anche attività di curatela di progetti e mostre come The Immigrants, Venezia 2013; Advertising the Paradise, A Pick Gallery, Torino 2020; Net Jumps, Galleria Allegra Ravizza, Lugano 2021.

 

Le tele di Federico Luger resteranno esposte nella nostra sede di Milano e visibili, previo appuntamento, fino al 24 gennaio 2025 ([email protected]).

 

 

 

 

L’AVATAR CHE NON C’E’

 

 

Siamo nel XXI sec.

 

Se volessimo valutare solo gli ultimi 2024 anni della storia dell’umanità ci accorgeremmo che nel corso del I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX e XXI sec. la concezione che l’Uomo ha avuto di sé è mutata costantemente ed inesorabilmente.

 

L’Uomo – qui inteso come Umanità nel senso più alto di questo concetto e privo di * - ha sviluppato una continua ricerca di potere e controllo sul proprio Io: da una concezione teocentrica medioevale prima, a quella illuminista poi, fino ad arrivare a quella moderna più antropocentrica e mediatica di oggi dove la proiezione del sé esce addirittura dall’universo sensibile.

 

“Sovrumani silenzi” sono quelli che ci gridano addosso dalle grandi tele di Federico Luger.

 

Paesaggi vuoti, dipinti con gesti veloci e mai isterici che ci proiettano in paesaggi metafisici e solitari, lasciati svuotati da un qualcosa o qualcuno che se ne è andato. Erano gli Avatar!

Le creature che avevamo creato per rappresentarci non “a nostra immagine” ma a “nostro desiderio”.

 

Queste proiezioni digitali dell’Uomo sono corredate di ogni sorta di gadget. Dall’aspetto fisico tonico e post-umano, hanno soprattutto la caratteristica di poter essere modificate o meglio migliorate a seconda delle aspettative del momento nella forma e nel colore, nelle caratteristiche e anche nelle capacità fisiche.

 

Sono l’evoluzione antropologica della ragione per cui nell’arte classica si ricercava la perfezione del corpo nelle rappresentazioni degli dei, dell’umana ambizione ad avere la necessità di ammirare la perfezione ed il soprannaturale.

Nell’era contemporanea questa ricerca di ammirazione è autoriferita. L’Uomo si vuole auto-generare e, attraverso l’Avatar, incarnare l’idolo di se stesso e possibilmente degli altri.

L’aggiunta di facoltà super-umane al proprio Avatar -spesso a pagamento- come il volo, la vista notturna, i salti nel tempo e nello spazio e addirittura l’immortalità (anche questa a pagamento) e molto altro hanno dato la sensazione all’Uomo di essere, per le ore in cui si proietta nel proprio Avatar, una divinità.

 

La sensazione di essere Deus Ex Machina è inebriante e genera dipendenza.

L’Uomo/Avatar ha solitamente un unico scopo all’interno del proprio paesaggio: uccidere e distruggere gli altri Avatar e i loro mondi/paesaggi. All’Uomo/Avatar non interessa affatto avere delle relazioni sociali o sviluppare dell’empatia con Avatar simili, non valuta che l’altro Avatar sia pervaso dai suoi stessi sentimenti ed ambizioni e neppure l’Avatar antagonista si pone questo problema. Di solito si sparano e basta.

Il desiderio di prevaricazione vince su tutto. Il sentimento di potere che ne scaturisce nasce dalla sensazione di diventare una specie di divinità vendicativa e temuta che impone il proprio volere ed il proprio sé agli altri e al paesaggio che lo ospita.

L’ambizione prevaricatrice è tale da non far comprendere che questo genera solitudine, la distruzione degli altri annulla di conseguenza la possibilità di essere ammirati e si resta soli, come nei paesaggi di Luger, dove – forse- l’unico a rimanere è chi guarda dallo schermo.

 

Nelle bellissime tele di Luger traspare una silenziosa malinconia e forte è il sentimento del disincanto, dell’inutilità viva.

 

 

 

Molto diversa è la concezione che gli insetti hanno di sè e della natura che questi popolano nella seconda sezione della mostra.

 

Di nuovo … se volessimo valutare solo gli ultimi 2024 anni della storia della Natura ci accorgeremmo che nel corso del I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV, XVI, XVII, XVIII, XIX, XX e XXI sec. la concezione che la Natura ha avuto di sé non è mai mutata.

 

Luger ci propone delle “idee” di insetti e piante che riconosciamo come tali senza alcuno sforzo. Le macchie pittoriche rappresentate nelle piccole e verdeggianti tele rappresentano in pochi tratti la moltitudine di specie e caratteristiche naturali.

Degli insetti e delle piante – e della Natura in generale – conosciamo da sempre le caratteristiche “magiche” come la capacità di volare, di usare armi naturali o generare veleni, cambiare forma e colore fino alla creazione di grandi architetture e sistemi sociali complessi.

Gli incredibili gadget della Natura vengono usati per procurarsi cibo, difendersi e riprodursi, per vivere insomma … in un sistema sensibile di armonia imprescindibile.

 

La consapevolezza della Natura del proprio sé genera equilibrio, convivenza ed è rassicurante nella totale assenza di prevaricazione e violenza gratuita. La potenza di questi esseri viventi (non proiettati come nel caso degli Avatar) sembra quasi indifferente a chi la possiede.

Il paesaggio naturale è silenzioso ma vive di una armonica quiete sensibile e dinamica. Anche in quelle che si potrebbero definire “le crudeli leggi della Natura” non c’è affatto crudeltà; forse si potrebbe parlare di necessità o di opportunità di miglioramento ma mai di violenza gratuita immotivata o desiderio di prevaricazione.

 

Nessun insetto o pianta, reale o immaginata da Luger, ha in sé il desiderio di emergere distruggendo il mondo e i propri simili allo scopo di essere ammirato e invidiato. In aggiunta, nessuna pianta potrebbe vivere senza insetti e reciprocamente. La relazione è viva e genera vita. Il paesaggio qui non può prescindere dai suoi abitanti e da se stesso come in quello generato dagli Avatar.

 

 

Al termine della mostra nasce dunque spontanea una domanda:

 

Voglio essere Avatar o Insetto?

〇 A 〇 I

 

Fai la tua scelta!

 

Allegra Ravizza