“Fish Design”. L’arte accessibile e democratica secondo il grande Gaetano Pesce
Gaetano Pesce è ormai scomparso ma il suo spirito e la sua ricerca sopravvivono in “Fish Design”. Progetto guidato da Andrea Corsi che porta avanti l’idea dell’artista di far entrare l’arte nella quotidianità
“Chi fa diventa artista” così Gaetano Pesce (La Spezia, 1939 – New York, 2024), designer e artista poliedrico e d’avanguardia, parlava dell’arte. Estraneo alle formalità dell’accademia, così come alla rigidità dell’industria, Pesce coniò un linguaggio visivo personale, fluido e fuori dagli schemi per forme, intenzioni e materiali. A differenza di altri blasonati colleghi, Pesce non operò mai una netta distinzione tra le arti e così, accanto all’architettura e alla scultura, si dedicò al design, con l’esplicito intento di realizzare un progetto di “democratizzazione dell’arte”, ovvero, “una serie potenzialmente infinita di pezzi unici, che replica un concept senza mai ripetere pedissequamente forme e cromie”.
“Fish design”: un nuovo valore al ruolo dell’artigiano
Schierandosi sin dagli Anni Sessanta contro la perfezione dell’industria e creando opere più vicine all’arte che alla funzionalità pura, Pesce conferì una rinnovata autorialità al ruolo dell’artigiano, non più tenuto ad attenersi fedelmente al disegno dell’autore ma libero di interpretarne la visione. Pesce coniò una nuova idea di design in cui le opere, pur derivando da una produzione in larga scala, si differenziano dalla produzione di massa per il fatto di essere uniche.
Le Origini di Fish Design
L’originale visione di Pesce confluì, nel 1996, nella linea Fish Design che, sin dal nome, ironica inglesizzazione del suo cognome, ne evoca l’approccio libero e dinamico alla materia. Una materia che l’eccentrico designer, instancabile sperimentatore, individuò nella resina, plasmabile, versatile, capace di effetti materici inaspettati; morbida al tatto e in grado di assumere forme e colori inusuali, insomma: ideale per esplorare un ampio alfabeto di possibilità espressive. Vasi, specchi, gioielli come bracciali e anelli, caratterizzati da toni vivaci e forme originali. Tanti e diversi sono gli oggetti declinati in questa particolare grammatica visiva da Fish Design che, dopo il periodo newyorkese, si sposta a Milano nel 2004, nel laboratorio di Andrea Corsi, artigiano scelto dall’artista per affinità estetiche e culturali come “custode” del progetto.
Un Manifesto di Unicità e Umanità
Oggi, Fish Design è sinonimo di valore del difetto che, in quanto elemento umano, diventa ciò che rende uniche ed artistiche le singole creazioni. Un concetto che celebra l’imperfezione come sinonimo di bellezza e autenticità riprendendo alla lettera principi guida espressi nel Manifesto: “Unicità come evoluzione dallo standard. Umanità del difetto, della sua bellezza […]” per “offrire più calore, buon umore, più affezione agli spazi che ospitano la nostra vita”. In altre parole, ogni pezzo della collezione, pur mantenendo caratteristiche morfologiche ed estetiche simili, è unico perché realizzato a mano reca l’impronta del suo artefice.
Fish Design: l’arte nella quotidianità
Oggi la magia di Fish Design continua a vivere grazie alla direzione di Andrea Corsi, maestro artigiano che ne prosegue il cammino: “trasformando l’intangibile in tangibile e dando corpo a idee e intuizioni che, altrimenti, rimarrebbero nell’immaginazione”. Fish Design è un invito a vivere l’arte nella quotidianità. Privilegio non riservato a pochi ma esteso, secondo la volontà dell’artista, ad un pubblico sempre più ampio che, grazie alla distribuzione democratica e capillare della collezione, può scovarne le creazioni, oltre che in gallerie e musei, anche nei negozi, fisici e online.
Ludovica Palmieri
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