L’artista Monica Bonvicini porta le sue opere in una chiesa di Cremona
Sono di acciaio le altalene che svettano nella chiesa sconsacrata di San Carlo. È “Chainswing”, provocatoria installazione della Bonvicini, artista che da anni sfida il pubblico mettendone in gioco le percezioni. Le foto
Installazioni sospese, fluttuano nella Chiesa di San Carlo a Cremona amplificandone la maestosità e l’ampiezza. Sono le opere di Monica Bonvicini (Venezia, 1965) della serie Chainswing, per la mostra And Rose. Sculture imponenti ma leggere, che, seppur in acciaio galvanizzato, sembrano contraddire la gravità, galleggiando come altalene nella navata centrale della chiesa sconsacrata.
Monica Bonvicini un’artista provocatoria e profonda
L’artista, le cui catene ne costituiscono un tratto inconfondibile, indaga il rapporto tra architettura, strutture di potere, genere e spazio. La sua ricerca si traduce in opere che esplorano il significato del fare arte, l’ambiguità del linguaggio, i limiti e le possibilità legate all’ideale di libertà. Con un tono umoristico e provocatorio, intriso di riferimenti storici, politici e sociali, Bonvicini stabilisce un legame critico con i luoghi in cui espone.
La Chiesa di San Carlo, una location che amplifica il messaggio di Monica Bonvicini
Non a caso, Bonvicini ha scelto come location per queste sculture performative, che oscillano tra gioco e sottomissione, una chiesa del Seicento, il secolo d’oro dell’Inquisizione. Chainswing, nome che richiama la fisicità delle opere, crea una dissonante crasi tra l’altalena e le catene, metafore rispettivamente della femminilità e del suo essere storicamente incatenata a stereotipi e tabù. Sfidando le aspettative dei visitatori, l’artista propone dei lavori carichi di significato suscitando un ampio ventaglio di riflessioni sul ruolo della donna e sulla condizione di sottomissione che ancora oggi non è del tutto superata.
La Bonvicini per liberarsi dalle suggestioni sub-culturali
Con l’installazione site specific, che nella chiesa porta al limite la tensione tra sacro e profano, l’influente artista intensifica il proprio messaggio e induce i visitatori a pensare su quanto le suggestioni culturali, spesso inconsce, influenzino le nostre percezioni, proprio come lo spettro della sua originaria funzione riecheggia nel vuoto della chiesa sconsacrata. Inoltre, And Rose non manca di richiamare temi centrali nella poetica dell’artista, quali il femminismo, la sessualità, e la critica sociale che ritornano anche nella scelta del titolo, un implicito rimando al significativo film di Ken Loach Bread and Roses.
Il contesto barocco un amplificatore di senso per l’arte di Monica Bonvicini
Nel contesto barocco, le catene oscillanti di Bonvicini svettano, acquistando nuove connotazioni e sfumature anche grazie all’efficace contrasto materico e cromatico tra i marmi policromi e il metallo, declinato nelle preziose tonalità dell’oro e dell’argento; oltre che per l’inserimento di un’estetica industriale negli spazi barocchi della chiesa. Insomma, con l’introduzione in una chiesa di altalene, dal carattere velatamente BDSM, And Rose è davvero una mostra con cui l’artista intende scuotere il pubblico per infrangere la prassi di contemplazione passiva delle opere e coinvolgere gli spettatori in un processo di elaborazione intellettuale, trasformando la mostra in un’esperienza attiva.
Ludovica Palmieri
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