Il nuovo museo delle arti digitali in Arabia Saudita è progettato da un architetto italiano
Apre Diriyah Art Futures, il primo centro di arti digitali e immersive del Medio Oriente. Progettato dallo studio romano Schiattarella Associati, la struttura evoca la storia della sua antica città, da cui deriva la dinastia saudita, con forme contemporanee ma rispettose del luogo
“Non è una ‘wow building’ ma qualcosa che assomiglia alle costruzioni saudite, ispirandosi alla loro essenza”. A parlare direttamente da Riyadh è Amedeo Schiattarella che con il suo studio di architetti firma il nuovo museo di arti digitali Diriyah Art Futures in Arabia Saudita. È uno dei primi progetti ad inaugurare fra i cantieri del vasto programma di investimenti Vision 2030 della capitale saudita, tutti a trazione governativa, e lo fa aprendo al pubblico il 26 novembre (fino al 25 febbraio 2025) una grande mostra di media art che parte dai pionieri dell’arte computazionale negli Anni Sessanta fino alle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale.
Il nuovo centro di arti digitali Diriyah Art Futures
“È un lavoro dichiaratamente contemporaneo”, spiega ad Artribune il CEO dello studio romano di architettura Andrea Schiattarella che ha tra i 12 e i15 progetti attivi in tutta l’Arabia Saudita come quello che il 5 dicembre 2024 inaugurerà a Jeddah: loro l’idea di base del Palazzo del Cinema (ora un po’ cambiata) che ospita la quarta edizione del Red Sea Film Festival. “Pur utilizzando materiali originali come la terra pressata, rielabora concetti alla base della loro storia: ricrea la dimensione ottomana degli edifici del luogo con poche finestre e si mette in relazione con la sua topografia”.
Diriyah Art Futures: un’architettura contemporanea che guarda al passato
Ci troviamo, infatti, sul costone del Wadi Hanifa, una depressione agricola in mezzo all’altopiano desertico, a nord di Riyadh, a pochi metri dal sito UNESCO di At-Turaif, antica capitale della regione desertica del Najd, oggi uno dei più importanti siti storici e archeologici della Penisola Arabica. Ed entrando nel complesso architettonico del DAF sembra di ripercorrere le strette vie e gli scorci mozzafiato del sito archeologico. Voluto e curato dal Ministero della Cultura saudita e diretto da Haytham Nawar, ospita nei suoi 12mila mq atelier, spazi espositivi, laboratori di ricerca, residenze per artisti, un auditorium e un centro di formazione sui new media e i nuovi linguaggi digitali che dialogano tra loro in modo fluido in diversi volumi architettonici sviluppati orizzontalmente.
La mostra inaugurale di Diriyah Art Futures a Riyadh
Il centro d’arte digitale, che non ha una sua collezione ma prevede solo esposizioni temporanee, presenta nella mostra inaugurale una serie di opere dei più importanti pionieri dell’arte informatica al mondo, provenienti dalla collezione di una fondazione olandese, e nuove commissioni del Ministero della Cultura Saudita ad artisti del territorio. In tutto una trentina in dialogo tra loro, con nomi come Vera Molnár, Manfred Mohr, Ryoji Ikeda e Muhannad Shono tra i sauditi. “Questa mostra cerca di esplorare una profonda trasformazione, in cui gli artisti non sono solo creatori, ma architetti di una nuova era digitale”, ha detto il curatore Jérôme Neutres, ex direttore della Réunion des Musées Nationaux-Grand Palais di Parigi. “Abbracciando il potere dell’intelligenza artificiale e della tecnologia computazionale, gli artisti contemporanei stanno ridefinendo i confini dell’arte, aprendo infinite possibilità per il futuro”. Sono opere, immersive, collaborative e interattive, oppure di arte generativa come la performance di Davide Quayola, fatta in collaborazione con il musicista tecnologo Seta: un poetico concerto audiovisivo, dove un unico algoritmo controlla contemporaneamente un pianoforte motorizzato e una proiezioni video, dando vita a paesaggi sonori e polifonie visive sincronizzate con la musica elettronica e classica. Una mostra che trova una risposta entusiasta da parte del giovane pubblico saudita che dimostra interesse e partecipazione. Ecco le immagini.
Claudia Giraud
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