Tra utopia e lotta generazionale l’arte di Jure Kastelic in mostra a Milano

Ospite del collezionista Carl Kostyál l’artista sloveno con base a Venezia ha presentato opere inedite che, tra principesse esotiche, re mascherati e cavalieri in armatura, esplorano le tensioni sociali del contemporaneo proponendo una realtà alternativa

Mito e realtà fanno parte della stessa narrazione nell’opera di Jure Kastelic (Slovenia, 1992), che ha recentemente presentato un corpus inedito di grandi tele in juta presso l’abitazione milanese del collezionista Carl Kostyál (a cui si è introdotti solo tramite invito o prenotazione), che ha conosciuto il lavoro di Kastelic durante la Biennale di Venezia, in occasione della personale dell’artista ospitata dalla galleria Mare Karina. Come uscite da un sogno le immagini di Musical Chairs, tra principesse esotiche, re mascherati e cavalieri in armatura, diventano simbolicamente un’alternativa alla realtà contemporanea, caratterizzata dalle difficoltà che affrontano le nuove generazioni nell’accesso all’educazione, all’alloggio e all’occupazione lavorativa in un sistema capitalistico che le penalizza.

Jure Kastelic e il saggio “End Times” di Peter Turchin

Traendo ispirazione dal saggio End Times di Peter Turchin uscito nel 2023 – in cui lo scienziato e professore di biologia evolutiva e antropologia analizza la tensione tra élite e contro-élite in lotta per il potere – Kastelic paragona questo conflitto al gioco delle sedie (o anche detto ‘musical chairs’), un’allegoria per illustrarne complessità e precarietà: “Il senso della mostra è trovare un’alternativa, evitando di partecipare al gioco delle sedie”, spiega l’artista invitando a immaginare un nuovo ordine che superi i limiti del capitalismo, puntando su innovazione e tecnologia.

Jure Kastelic tra intelligenza artificiale e matericità grezza della juta

Non a caso, le opere presentate nascono in Midjourney, un sistema di intelligenza artificiale che permette di generare immagini tramite descrizioni in linguaggio naturale, note come prompt. Kastelic sfrutta questa tecnologia per creare un linguaggio pittorico unico, che non segue le convenzioni geografiche o stilistiche tradizionali. Tuttavia, nonostante l’uso dell’IA, l’artista sceglie di dipingere con acrilici su juta, rifiutando strumenti moderni come le pistole a spruzzo. Secondo Kastelic, infatti, questo materiale grezzo e testurizzato “aggiunge profondità e matericità” ai suoi lavori, creando un dialogo continuo tra passato e futuro.

Jure Kastelic, exhibition view at Casa Kostyal. Photo Simone Furiosi
Jure Kastelic, exhibition view at Casa Kostyal. Photo Simone Furiosi

Jure Kastelic e la riflessione sulle criptovalute

Così il lavoro di Kastelic si concentra sulle tensioni tra forze opposte, esplorando il significato e la conservazione del valore in un’epoca caratterizzata da disuguaglianze sociali e sfide economiche. Per realizzare queste scene surreali, Kastelic si ispira sia a fonti digitali che analogiche, attingendo alla saggezza della comunità online, pittori classici e testi di storia economica. Per esempio, centrale in mostra è Arianna, l’opera con cui l’artista rilegge il mito della principessa cretese alla luce delle attuali riflessioni sulla criptovaluta. Kastelic paragona il filo di Arianna, che permise a Teseo di fuggire dal labirinto, al bitcoin, che offre una via d’uscita dai sistemi finanziari tradizionali. Questa reinterpretazione, dunque, illustra come la criptovaluta possa simboleggiare un percorso alternativo in un’economia sempre più segnata dalle disparità.

Caterina Angelucci

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995). Laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione…

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