Giorgio Di Noto – There’s plenty of room at the bottom

Informazioni Evento

Luogo
ICCD - ISTITUTO CENTRALE PER IL CATALOGO E LA DOCUMENTAZIONE MIBAC
Via di San Michele, 18 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage

ore 18

Artisti
Giorgio Di Noto
Generi
arte contemporanea, personale

Prima restituzione del progetto dell’artista Giorgio Di Noto (1990) “There’s plenty of room at the bottom” presso l’ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma.

Comunicato stampa

Mercoledì 27 Novembre alle ore 18.00, l’Associazione On Image presenta la prima restituzione del progetto dell’artista Giorgio Di Noto (1990) “There’s plenty of room at the bottom” presso l’ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma. La mostra, le cui opere sono state realizzate con il sostegno del MiC e SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, sarà aperta al pubblico da giovedì 28 novembre 2024 fino a venerdì 17 gennaio 2025.

Il giorno dell’inaugurazione interverranno Carlo Birrozzi (Direttore ICCD), Giorgio Di Noto (artista), Carlotta Valente (artista), Arianna Catania (Curatrice e presidente Associazione On Image), Giangavino Pazzola (Curatore CAMERA Torino e programma FUTURES), Iole Venditti (Professoressa Università degli studi di Roma Tre), Alessia Cedola (Istituto di Nanotecnologia Cnr), Maja de Simoni (Responsabile comunicazione Elettra Sincrotrone di Trieste), Silvia Checchi (Conservatrice ICCD).

Giorgio Di Noto presenta una ricerca visiva sul rapporto tra fotografia e nanotecnologia, un’indagine sulla luce e la materia, sul visibile e l’invisibile, attraverso una serie di opere sperimentali. L’artista romano, grazie alla fondamentale collaborazione con Carlotta Valente e al supporto tecnico di Joaquin Paredes, ha cercato così di rappresentare, da un punto di vista sia concettuale che materico, un’indagine visuale sulle possibili connessioni tra una scienza che studia un mondo invisibile e una tecnologia che rappresenta, apparentemente, il mondo visibile. Utilizzando il più antico, prezioso e in un certo senso pericoloso procedimento fotografico della storia, la dagherrotipia, a confronto con una delle più contemporanee e tecnologicamente avanzate applicazioni scientifiche.