L’opera d’arte del presente deve restare al suo posto: la banana di Cattelan lo dimostra

Il caso dell’opera Comedian dimostra due cose: che l’arte contemporanea entra nel circo mediatico solo quando se ne può esaltare il valore di mercato e che è l’unico settore (insieme alla guerra) che ha riportato dopo la pandemia gli stessi tic del mondo precedente

Perché ho mai riso? Io conosco il termine
Di quest’essere mio, che fantasia
Fino all’estrema sua delizia espande;
eppure, in questa stessa mezzanotte
io vorrei aver fine, e contemplare
a brandelli le insegne sfolgoranti
del mondo; fama, poesia, bellezza
intense sono, ma più intensa è Morte –
è Morte l’alto premio della vita


JOHN KEATS

Nelle scorse settimane si è parlato molto sui giornali e sui social della banana di Cattelan’Comedian (2019), venduta per 6,2 milioni di dollari in criptovaluta all’imprenditore trentaquattrenne Justin Sun, il quale poi se l’è ovviamente mangiata commentando che era davvero molto buona (falla essere pure cattiva; sul fatto poi che “mangiarla durante una conferenza stampa può anche diventare parte della storia dell’arte” no, Justin, proprio no, tranquillo). E giù tutti a contestare la validità di questo scambio, l’immoralità dell’imbroglio, l’assurdità della sostituzione programmata (forse preferirebbero vedere o immaginare la banana marcire in casa dell’acquirente per settimane e mesi e anni e decenni…), l’arte che ha perso il senso e il senso della misura, e a sfoggiare toni variamente indignati e le (improbabili) personali versioni della banana, e così via.

Comedian: la storia della banana di Cattelan

Comedian appare durante ArtBasel Miami Beach, all’interno dello stand del gallerista parigino Perrotin, nel dicembre 2019. Un momento spartiacque, che segna un prima e un dopo in uno scenario ben più significativo di quello di una fiera (o della stessa arte contemporanea): siamo infatti un attimo prima della pandemia globale (mentre già in Cina il Covid galoppava; due mesi prima della zona rossa a Codogno; tre mesi prima del lockdown in Italia, primo paese a adottare una misura contenitiva di questo tipo). Dopo, sappiamo come è andata: nulla è stato più come prima… Nulla, tranne che nel mondo dell’arte. Anzi, il sistema dell’arte contemporanea rappresenta l’unica realtà (insieme a quello della guerra) che non solo ha conservato gli standard e i tic dell’epoca precedente, ma li ha addirittura implementati e intensificati: compresi, naturalmente, i meccanismi del mercato artistico, che costituiscono da un quarantennio circa l’ossatura del suddetto sistema. I quali hanno subìto un’accelerazione fortissima.

Comedian, l’arte e il processo storico

Quindi, l’attuale exploit di Comedian intercetta ancora una volta un processo storico, che fa dell’arte contemporanea – e del sistema che ha costruito attorno a sé – l’unica zona apparentemente immune rispetto alle crisi geopolitiche, economiche, sociali, culturali che riguardano gli altri territori della realtà. 
L’aspetto se vogliamo più interessante riguarda semmai il fatto che, sempre e comunque, l’arte contemporanea (e l’arte in generale) viene citata sui media generalisti solo in relazione ai soldi, alle quotazioni che riesce a spuntare, al valore materiale assegnato di volta in volta alle singole opere. È accaduto lo stesso, se ci pensiamo, anche in occasione delle ‘aggressioni’ (molto poco aggressive, per la verità) nei musei da parte dei gruppi e dei collettivi ecologisti (“orrore! non si fa, come vi permettete! quel quadro costa 80 milioni!!!”). 
In definitiva, è come se la logica post-capitalista avesse quasi del tutto obliterato, o quantomeno marginalizzato – sempre nell’arco dell’ultimo quarantennio – ogni altro argomento di discussione legato all’opera e all’arte: si parla di loro, insomma, solo in merito al prezzo

Maurizio Cattelan
Maurizio Cattelan

L’arte nel circo mediatico

Scrive per esempio Francesco Merlo su “la Repubblica: “Preso in giro dallo stesso artista che gliel’ha venduta, Sun ha detto che sostituirà la banana con un’altra banana per poi mangiarsi pure quella, come Trimalcione mangiava l’uovo di pavone. E chissà se, a furia di mangiare l’arte, arriverà a parlare con la sua banana, che è curva come la verità di Nietzsche e come la colonna vertebrale. (…) Di sicuro l’artista stupitore è invidiato come un furbo, perché ha la natura ribalda ma la testa sulle spalle, e infatti espone il gabinetto ma sembra un contabile, riproduce il dito medio ma non sproloquia di filosofia, e ride del maledettismo, tifa per l’Atalanta, sogna la città senza auto, vorrebbe che Milano somigliasse a Bergamo. È il contrario dell’artista che si dissipava nell’eccesso. Oggi, grandioso, grottesco e strampalato è solo l’acquirente dell’opera d’arte.”

L’arte, almeno nel panorama mediatico, è diventata letteralmente invisibile (: si parla solamente dell’“artista stupitore” e del “collezionista preso in giro”). È, d’altra parte, un fenomeno che riguarda anche gli altri territori culturali. Nella letteratura, per esempio, si guardano solo le storie (a loro volta pallidi riflessi della storia più importante: quella dell’autore), molto meno lo stile, la scrittura, ciò che fa la letteratura appunto – come del resto ci avvisava questa primavera Filippo La Porta a proposito del solito Premio Strega e del contenutismo imperante: “Per uno scrittore lo stile non è ornamento, sovrapposizione decorativa, ma il principale strumento di conoscenza. In questo senso la letteratura è soprattutto dire una cosa, qualsiasi cosa, in modo ‘interessante’, perché dentro quella cosa scopre una verità ulteriore – universale, benché più nascosta – che ci riguarda tutti” (Premio Strega: dov’è finito lo stile? Di cosa parlano i 12 libri finalisti, più temi che scrittura, “L’Unità”, 14 aprile 2024, p. 11)

Lo stile in letteratura secondo Simonetti e La Porta

Gianluigi Simonetti qualche mese dopo: “se è vero che lo Strega fornisce sempre indicazioni interessanti sull’assetto di una parte della nostra editoria di narrativa, quest’anno ci dice che una certa quota di vita vera, e di autoriflessività, fa ormai stabilmente parte dell’offerta di quelli che (con una tautologia solo apparente) ci abituiamo a chiamare ‘romanzi letterari’” (Il gioco delle coppie. Lo Strega 2024, “Snaporaz”, 1 luglio 2024: Il gioco delle coppie. Lo Strega 2024).
Insomma, nella civiltà attuale l’opera d’arte ha posto, trova una sua posizione solo a patto di adattarsi a certi parametri e a determinate condizioni, cioè di “stare al suo posto”, per così dire. E questo posto, questa posizione sono molto diverse da quelle tracciate per esempio – in modo molto ragionevole, a dire il vero – da Giulio Paolini nel suo Antefatto: “L’autore, firma senza nome, altro non è dunque che latore – o l’attore, se preferite – dell’opera, il caso della cosa” (Antefatto, in Paola Barocchi, Storia moderna dell’arte in Italia. Manifesti polemiche documenti, vol. III**, Einaudi 1992, p. 437). E in Note di lavoro: “L’opera preesiste all’intervento dell’artista (che è il primo a poterla contemplare)” (Note di lavoro, “Nac”, 1973, n. 3, pubbl. in Paola Barocchi, op. cit., p. 391). 

Giulio Paolini: l’artista come attore

Questa idea – a prima vista sconcertante – di un’opera che esiste indipendentemente dal suo autore e dal suo spettatore, e che anzi ha uno e più sensi del tutto autonomi rispetto a quelli attribuiti dall’artista e dai fruitori – sensi propri – sembra oggi, in questo contesto, assolutamente lunare. Persino ridicola. In un momento, voglio dire, in cui l’unica chance che l’opera ha di farsi “vedere” da occhi che non sono quelli dei soliti operatori (artisti, curatori, giornalisti, collezionisti, ecc.) è il sensazionalismo dei milioni sborsati per possederla, o di quelli messi ipoteticamente a rischio da una ragazza che le lancia vernice o zuppa sul vetro protettivo.

Christian Caliandro

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Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

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