Vite sospese. La mostra di Alessandro Bergonzoni e Bill Viola a Milano

Un percorso tra nascita, morte e rinascita che colpisce profondamente il visitatore quello della nuova mostra alla Fondazione Mudima di Milano. Per riflettere su temi tragicamente al centro dell’attualità

La Fondazione Mudima a Milano ospita la mostra Vite Sospese, con le opere di Alessandro Bergonzoni e Bill Viola. Due artisti così diversi per formazione e provenienza, accostati dal curatore Davide Di Maggio per il loro essersi occupati di temi centrali come l’incertezza che contraddistingue la condizione umana.  

La mostra di Alessandro Bergonzoni e Bill Viola a Milano 

Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante” commenta Davide Di Maggio citando Nietzsche, e questa frase racchiude il senso della mostra, come spunto per un cambiamento rispetto a quanto avviene nella nostra epoca, caratterizzata dall’individualismo. Le installazioni di Alessandro Bergonzoni e il video di Bill Viola sono invece cariche di energia e di significati, e vogliono spostare l’attenzione sulla funzione reale dell’arte: non quella meramente estetica, ma quella capace di osservare senza pregiudizi la realtà e rivelarla nella sua essenza più autentica. Questo progetto è legato a doppio filo con il tema della morte, che è entrata prepotente anche a causa della scomparsa di Bill Viola, che ha portato altresì ad un cambiamento del progetto. 

Alessandro Bergonzoni, Bill Viola, Vite Sospese, Fondazione Mudima, Milano, 2024
Alessandro Bergonzoni, Bill Viola, Vite Sospese, Fondazione Mudima, Milano, 2024

La suggestiva installazione di Alessandro Bergonzoni alla Fondazione Mudima 

La mostra si svolge in momenti e spazi differenti. Al piano terra è esposta la prima delle installazioni di Bergonzoni dal titolo Attenzione! Incarichi sospesi (non sottostare) (2024). Lunghe file di spade (vere) dall’aspetto medievale pendono dal soffitto, all’apparenza senza fili a sorreggerle. L’immagine che ne scaturisce è forte e strettamente collegata a vari aspetti della tradizione occidentale, come la spada di Damocle della mitologia greca. Ma le ombre create dalle spade danno anche la sensazione di vedere una serie croci in fila, come in un cimitero. Qualcosa incombe metaforicamente su di noi, anche se non è possibile entrare fino in fondo nella stanza, delimitata da una fune. Quello spazio, non permettendo al pubblico di entrare completamente, diventa un luogo esplorabile solo con la mente.   

Nascita, morte e rinascita nelle opere di Alessandro Bergonzoni  

Dal ruolo di vittime a quello di carnefici” commenta Davide Di Maggio, salendo al primo piano, lontano e al tempo stesso vicino. Qui il pubblico è chiamato a effettuare un attraversamento difficile, quello dell’installazione di Alessandro Bergonzoni Le culle dell’inciviltà (2024).  I visitatori, per arrivare alla proiezione di Bill Viola, sono infatti obbligati a percorrere un pavimento di culle rivestite di un candido materassino bianco, in mezzo alle quali sono state disposte alcune nere rivolte verso il muro opposto. È solo calpestando queste culle, gesto per il quale molti preferiscono togliere le scarpe – immagine che richiama alla mente l’ingresso in una Moschea o la tradizione orientale – che si vede che quelle nere sono vuote. L’opera genera una forte inquietudine perché non manca di riportare alla mente i numeri dei bambini morti nelle guerre attualmente in corso, oltre che il tema sempre difficile della perdita di un figlio. Il tema è ancora una volta la precarietà della vita, ma con un maggiore impatto perché al piano terra quelle spade incombono su di noi, mentre qui si deve affrontare l’esperienza di calpestare qualcosa di prezioso come la nascita.  

Alessandro Bergonzoni, Bill Viola, Vite Sospese, Fondazione Mudima, Milano, 2024
Alessandro Bergonzoni, Bill Viola, Vite Sospese, Fondazione Mudima, Milano, 2024

Il video di Bill Viola sul tema della morte 

Andando verso il video di Bill Viola si può cogliere però un’altra immagine, più rassicurante: queste culle bianche sul nero del pavimento, come piccole imbarcazioni che fluttuano lungo un corso d’acqua (simbolo dello scorrere del tempo) verso un aldilà ignoto, un po’ come accade in alcune celebrazioni religiose in India e in Giappone, ma anche come viene riportato dalla tradizione nord europea, come quella Norrena. Come suggerisce il curatore, ricordano la barca de L’Isola dei Morti di Arnold Böcklin, che con compostezza accompagna un feretro verso la sua naturale destinazione, immagine che stempera l’angoscia percepita.  

Nascita e morte nelle opere di Bill Viola alla Fondazione Mudima 

Tutto è nato dall’idea di creare una ‘pavimentazione’ per un attraversare complesso, impervio e pericoloso” commenta Alessandro Bergonzoni. “Mi sono convinto che la stessa installazione, con culle in cui camminare ancor più attenti e preoccupati, come su un campo minato, potesse essere addirittura maggiormente significativa per percepire i calpestati alla nascita e ad essa appesi o sospesi. Neonati e neomorti, come metafora della nostra convivenza e connivenza nel permettere che piccoli esseri siano esposti alla fine: guerra e migrazioni, galere e campi profughi”. Questo percorso faticoso termina con il video di Bill Viola The Reflecting pool, (1977), uno dei suoi primi video e uno dei lavori più importanti. La ricerca del noto artista americano sul ciclo di nascita, morte e rinascita si sviluppa nell’opera attraverso i movimenti dell’artista, protagonista della scena. Il paesaggio verde sullo sfondo rimane pressoché immobile, tranne per i riflessi e le increspature della superficie dello stagno, le cui acque, calme e scure, richiamano un liquido amniotico. Il tempo è scandito da una serie di eventi, visti come riflessi nell’acqua. L’artista che si tuffa assumendo una posizione fetale, senza tuttavia mai toccare l’acqua e via via scomparendo dalla realtà per tornare nel cosmo, come gocce nell’acqua.  

Le parole del curatore Davide Di Maggio 

Nella mostra si instaura così un dialogo tra le opere dei due artisti che supera le barriere territoriali e mentali per arrivare ad un’elaborazione positiva e complessa. “Uno spazio pulsante che colpisce l’animo di chi le guarda e le vive”, spiega Davide Di Maggio.La coscienza della differenza dei loro linguaggi permette loro di garantire una visione d’insieme e di produrre, come diceva Robert Filliou ‘un’arte che renda la vita più interessante dell’arte’. Un’arte, la loro, che ci conduce in altri luoghi e ci distoglie lo sguardo dalle nostre certezze riportandoci al Den Raum Beleben, (trasformare lo spazio) modificando non solo la percezione dello spazio fisico visibile, ma soprattutto quello mentale, quella nicchia esistenziale che fintamente ognuno di noi si costruisce nell’ambiente e nella sua esistenza per cercare pace e serenità, per tentare di sopravvivere”. 

Giulia Bianco 

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Giulia Bianco

Giulia Bianco

Ha frequentato a Milano il Master Economia e Management per l'Arte e la Cultura della 24Ore Business School. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania con tesi dal titolo “I contratti nel mondo dell’arte”, è specializzata in diritto…

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