Parigi con gli occhi di Brassaï. La mostra a Bassano del Grappa
Se esiste un apice del fermento artistico parigino, è la prima metà del Novecento: avanguardie, salotti, mostre e, soprattutto, grandi personalità. In fotografia, spicca il nome di Brassaï...
A Bassano del Grappa, “autunno” fa rima con “fotografia”: dopo la mostra dedicata a Dorothea Lange inaugurata a ottobre 2023 e la precedente in omaggio a Ruth Orkin, il Museo Civico presenta Brassaï. L’occhio di Parigi, dedicata ad uno dei più importanti fotografi del Novecento e realizzata in collaborazione con Silvana Editoriale e l’Estate Brassaï Succession. La mostra, curata da Philippe Ribeyrolles e Barbara Guidi e costituita da quasi 200 stampe d’epoca, nonché sculture e oggetti appartenuti al fotografo, riesce a ricostruire e a raccontare ad un tempo l’artista e il suo legame con la capitale indiscussa dell’arte della prima metà del Novecento: Parigi.
Le origini di Brassaï
La città natale di Gyula Halász è anche la ragione del suo nome d’arte: quando, alle soglie del XX Secolo, Brassaï nacque, la città oggi rumena di Braşov (così come la zona sud-orientale della Transilvania di cui fa parte) faceva parte del territorio ungherese. Parigi arriva quasi subito: Brassaï vi si trasferisce con la famiglia ad appena tre anni, per poi però studiare a Budapest e lavorare a Berlino come giornalista.
Brassaï e Parigi
La decisione definitiva di stabilirsi a Parigi arriva nel 1924: gli Anni Venti e Trenta sono prolifici negli incontri con gli artisti e gli ambienti più rilevanti delle avanguardie storiche. La fotografia appare dunque una conseguenza necessaria, una risposta agli stimoli di un tanto fervido milieu. Dal 1929, Brassaï dedica alla capitale francese un corpus di fotografie che la ritraggono di giorno come di notte, alternando luce e buio, pubblico e privato, urbano e antropico.
La mostra di Brassaï a Bassano del Grappa
Paiono spesso rubati gli scatti di Brassaï: lo spettatore diventa un semi-innocente voyeur, di fronte all’intimità raccolta di una coppietta nel buio di un vicolo o a quella plateale di un gruppo di commensali nel bagliore di una serata di gala. Fotografie che aprono una finestra nel tempo e nello spazio, proiettandoci in un’epoca che nel corso dei decenni ha assunto tutte le caratteristiche del mito. La mostra a Bassano del Grappa, che segue quella tenutasi tra febbraio e giugno 2024 a Palazzo Reale a Milano, ma completamente ridisegnata nel percorso e nel racconto e con la presenza di opere inedite, espone tra le altre le serie Parigi di notte e Graffiti, che testimoniano la vicinanza dell’artista ungherese alle istanze surrealiste (Brassaï dopotutto ha anche lavorato per la rivista Minotaure diretta da André Breton), ma anche brut e informali.
Brassaï: non solo fotografia
Nonostante sia noto principalmente per la sua attività di fotografo, la sensibilità artistica di Brassaï non si limita a questo medium. Artista e intellettuale poliedrico, Brassaï ha pubblicato 17 libri e ha sperimentato anche con il mezzo cinematografico: il suo film Tant qu’il y aura des bêtes (1956) fu insignito del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes.
Alberto Villa
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