L’artista Ai WeiWei fa il Don Chisciotte nella sua prima mostra personale in Spagna
Nei 1700 metri quadrati del Museo d’arte contemporanea di Castiglia e Léon - a sole due ore di treno da Madrid - sono riuniti tanti lavori multidisciplinari dell'artista dissidente. Incluse installazioni di grandissimo formato che, di solito, non entrano negli spazi istituzionali
È una delle figure più note e influenti dell’arte contemporanea, anche se rivendica la propria estraneità allo star system. Ai Weiwei (Pechino, 1957) – artista cinese dissidente, che vive in esilio tra il Portogallo e Berlino – combatte da anni per i diritti umani, contro le ingiustizie sociali e i soprusi geopolitici con la sua creatività sovversiva e provocatoria, ma anche con un’intensa campagna mediatica. E così il Musac di Léon ospita in questi mesi la prima grande personale dell’artista cinese in Spagna, che coincide temporalmente con la mostra in corso a Palazzo Fava a Bologna.
Una mostra di primissimo livello, a sole due ore di treno da Madrid
Ammirare i tanti lavori multidisciplinari di Ai Weiwei riuniti nei 1700 metri quadrati del Musac di Léon – edificio progettato dallo Studio Mansilla + Tuñon nei primi Anni Duemila, con un’iconica facciata a grandi vetrate colorate – è un’esperienza senz’altro interessante, che rivela tutta la potenza espressiva del suo messaggio politico. Per la Spagna si tratta un evento espositivo di qualità, degno di istituzioni come il Guggenheim di Bilbao o il Reina Sofia di Madrid, cosa che dimostra l’ambizione del Museo d’arte contemporanea di Castiglia e Léon di imporsi all’attenzione del pubblico dell’arte, sfruttando anche la forza di attrazione turistica di León, città di provincia che, grazie all’alta velocità, oggi dista da Madrid solo due ore in treno.
La mostra di Ai WeiWei, un omaggio a Don Quixote
La mostra (aperta fino al 18 maggio 2025) nasce grazie all’amicizia tra l’artista cinese e il direttore del Musac, Álvaro Rodríguez Fominaya, già a capo del prestigioso Para/Site Art Space di Hong Kong. Questa riunisce 42 opere realizzate da Ai Weiwei negli ultimi 20 anni, con pezzi iconici, opere mai esposte prima in Europa, alcune installazioni monumentali e una selezione di 19 quadri realizzati con le tessere Lego.
Il titolo Ai Weiwei. Don Quixote allude a una piccola opera in Lego in bianco e nero, ispirata a un noto disegno di Picasso, che l’artista ha donato al museo in 120 copie, per coprire parte delle spese di allestimento. Il legame di Ai Weiwei con il capolavoro letterario di Cervantes risale all’infanzia: a Léon è esposto un esemplare del libro appartenuto al padre, il poeta Ai Quing, anch’egli perseguitato ed esiliato all’epoca di Mao. “Fin da bambino amo Chisciotte”, racconta l’artista, “è un personaggio fantastico, che ha un falso senso della gloria e che si comporta con una libertà sovversiva, giudicando la realtà sempre in maniera ridicola”.
Un allestimento ambizioso al Museo d’arte contemporanea di Castiglia e Léon
Ambizioso e potente, l’allestimento del Musac è firmato direttamente dallo Studio Ai Weiwei di Berlino, sfruttando in maniera intelligente gli interni imponenti dell’edificio per creare una sorta di continuum visivo tra diversi open space. La mostra comprende una serie di adattamenti site specific (soprattutto di opere con la tecnica del wallpaper) e riunisce alcune installazioni di grandissimo formato che, di solito, non entrano negli spazi ridotti di una galleria o di un museo tradizionale. È il caso della Commedia Umana, la lampada in vetro nero di Murano e metallo realizzata tra il 2017 e il 2021 in collaborazione con lo Studio Berengo di Venezia: alta 8 metri e pesante 2.700 chili, pende da un alto soffitto mostrando, a chi la osserva dal basso, tutti i dettagli simbolici del suo terrifico bestiario, un memento mori contemporaneo.
Impressiona sotto un altro aspetto anche Life Cycle (2018), la costruzione in sottili bacchetti di bambù che riproduce una fragilissima imbarcazione Zodiac di venti metri, carica di migranti, donne e bambini al centro e una serie di figure simboliche assiepate sui siluri. Così come Yuyi(2015), gigantesco bambolone in corda di seta che sovrasta i visitatori dall’alto, perfetta combinazione di tecnica artigianale millenaria con inventiva concettuale contemporanea. Sul pavimento di alcune sale sono collocate installazioni dal messaggio altrettanto diretto e potente: come FGrass, tappeto d’erba di ferro (2014); Olive Tree Roots (2021), gruppo di radici di alberi d’olivo, e German Combat Helmets (2023), distesa di vecchi elmetti da guerra.
Multipli e serie in mostra al Musac
Va detto, però, che l’esposizione di León non è concepita come una retrospettiva e che vi sono presenti multipli che si possono trovare in contemporanea anche altrove; Ai Weiwei si dichiara ancora giovane e vive immerso nel presente, tra le ferite e i dolori, la rabbia e le contraddizioni della società attuale. La crisi migratoria, l’atrocità della guerra, le pandemie, la contaminazione dell’ambiente sono solo alcuni dei temi ricorrenti nei video, nei multipli (come la sempre impattante serie Study of Perspectives, 12 serigrafie qui riprodotte a colori, con l’inequivocabile gesto del dito medio) o nei ready-made come Lotus (2016), grandi corolle di giubbotti salvagente ritrovati sulle spiagge del Mediterraneo.
Esprimono una forte carica concettuale anche i 19 quadri in Lego appesi alle pareti, tecnica che da tempo stimola la creatività dell’artista, in un confronto diretto con la tradizione pittorica occidentale. Tra questi, l’inedita rivisitazione del Tres de Mayo, o Los fusilamentos, il capolavoro di Goya esposto al Prado, nel quale lo stesso artista cinese si ritrae riverso al suolo al posto del madrileno ucciso dai francesi. Opere perlopiù di grande o grandissimo formato, questi mosaici in plastica non solo riproducono capolavori della pittura occidentale con l’immancabile “variante Weiwei” (come sé stesso al posto di Giuda nell’Ultima Cena di Leonardo) ma rappresentano una sfida personale con il colosso dei giocattoli statunitensi, che fornisce i mattoncini con il contagocce (disponibili solo in 40 colori e in scatole da 999 pezzi).
L’incontro con Ai WeiWei
“Chi tenta di distruggere le opere d’arte dei musei per protesta, contro la scarsa attenzione ai temi ambientali” ha dichiarato Ai Weiwei a León, “pur avendo ragione in termini etici, compie un’azione senza senso: non si può chiedere protezione distruggendo qualcosa”. E, a proposito dell’uso delle tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale: “L’AI è uno strumento che può migliorare produttività ed efficienza in molti campi, anche nell’arte, con benefici per l’umanità. Alla lunga, però, può causare problemi sociali, soprattutto per la perdita di posti di lavoro”. E, commentando la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali, l’annuncio di nuovi muri e la minaccia di nuove deportazioni, ha dichiarato: “Sono molte le frontiere da abbattere. Gli Stati Uniti avanzano verso il declino della loro stessa influenza planetaria. Noi artisti dobbiamo preoccuparci di difendere la libertà d’espressione e i diritti umani”. “La responsabilità di ciò che accade sulla Terra è di tutti noi, come società nel suo complesso”, ha concluso l’artista, riferendosi anche alla tragedia della Dana di Valencia.
Federica Lonati
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