A Palazzo Barberini di Roma una mostra svela il lato meno conosciuto dell’opera di Carlo Maratti

Dopo “Caravaggio svelato” le Gallerie Nazionali di Arte Antica sorprendono ancora con una mostra che rivela le opere meno note di Carlo Maratti, una sfilata di ritratti che si distinguono per profondità e modernità

Conosciuto dai più per i quadri a soggetto sacro e per le importanti decorazioni nelle chiese romane, Carlo Maratti (Camerano 1625 – Roma 1713) fu tra i protagonisti più apprezzati della scena artistica romana ed europea del secondo Seicento anche per le sue qualità di ritrattista. Le Gallerie Nazionali di Arte Antica, a quattrocento anni dalla nascita e in occasione della pubblicazione del catalogo ragionato, approfondiscono con una mostra proprio questo aspetto meno noto della sua produzione, per dimostrare come il pittore fu un arbitro del gusto e dell’eleganza della sua epoca.

A Roma un focus sul ritratto in Carlo Maratti

Carlo Maratti e il ritratto. Papi e principi del barocco romano, in corso a Palazzo Barberini fino al 16 febbraio, a cura di Simonetta Prosperi Valenti Rodinò e Yuri Primarosa, è una mostra focus che si concentra in un unico salone, catalizzando l’attenzione dei visitatori sui ritratti di cui presenta un’esaustiva carrellata. Non solo principi e signori della chiesa ma anche belle romane e intellettuali. L’esposizione, è un condensato di capolavori da cui emergono le qualità artistiche del pittore, capace di delineare non solo l’aspetto fisico ma anche quello psicologico dei personaggi. Emblematici i due ritratti affiancati del cardinale Antonio Barberini, realizzati a distanza di 12 anni. Il primo a mezzo busto, del 1670; il secondo a figura intera, del 1682/83. Un confronto da cui si può cogliere la maturazione dell’artista nel corso della sua carriera, con lo sviluppo di uno stile più fluido e realistico che si manifesta tanto nelle scintillanti variazioni tonali dei rossi dominanti; quanto nella resa dei particolari, come la campanella d’oro, il crocefisso d’avorio e le mani del cardinale, di cui la destra tiene il fazzoletto adorno di nappe tra le dita, meraviglioso brano di natura morta.

Carlo Maratti, Ritratto del cardinale Antonio Barberini a figura intera, 1682-1683, Olio su tela, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, inv. 5001
Carlo Maratti, Ritratto del cardinale Antonio Barberini a figura intera, 1682-1683, Olio su tela, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, inv. 5001


Come scrivono i curatori, Carlo Maratti si distingue: “per efficacia realistica, minuziosità d’esecuzione, equilibrio ed espressività; nonché calibrata interazione fra introspezione ed esibizione del ruolo pubblico”.

A Palazzo Barberini un confronto tra Maratti e i suoi contemporanei

La qualità pittorica delle opere del maestro lombardo emerge anche nel confronto con i suoi contemporanei, specialisti nel genere del ritratto. In particolare, è significativo il confronto tra due dipinti coevi di papa Clemente IX Rospigliosi, realizzati rispettivamente da Maratti e Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, (1639 – 1709) nel 1669. Quadri che rappresentano due modi diversi di interpretare l’autorità papale. Maratti adotta un impianto estremamente classico e formale per esaltarne il ruolo. Il pittore, mantenendo una certa distanza dal soggetto lo rappresenta sul trono papale amplificandone l’altezzosità, con un prezioso manoscritto di cui tiene il segno, simbolo del suo potere spirituale oltre che temporale. Al contrario, Gaulli, riducendo la distanza, le dimensioni del dipinto e avvicinando l’inquadratura, privilegia una rappresentazione del papa come uomo. A fronte di queste due diverse rappresentazioni, è interessante osservare che il papa teneva in così grande considerazione l’artista da concedergli il privilegio di dipingere seduto per evitare che la sua ispirazione venisse turbata dalla stanchezza.

Carlo Maratti, Ritratto di papa Clemente IX Rospigliosi, 1669, Olio su tela, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana, inv. MV.40460
Carlo Maratti, Ritratto di papa Clemente IX Rospigliosi, 1669, Olio su tela, Città del Vaticano, Pinacoteca Vaticana, inv. MV.40460

A Roma Maratti diede uno slancio nuovo al genere del ritratto

Con i suoi ritratti Maratti, inoltre, come osservato dai curatori: “seppe articolare con nuovo slancio una formula collaudata nella ritrattistica romana, che alla metà del XVII secolo aveva raggiunto i suoi apici in pittura con Pietro da Cortona e Andrea Sacchi, di cui fu il miglior allievo”. L’artista anticipò la tendenza, che poi sarebbe diventata moda nel Settecento, di delineare anche il profilo sociale dei soggetti, attraverso l’inserimento nei dipinti di attributi volti a rivelarne lo status, il ruolo, il gusto, le aspirazioni.

Maratti: non solo potenti nella mostra a Palazzo Barberini

Per quanto, forse, si espresse al meglio nei ritratti maschili, la mostra presenta anche dei pregevoli ritratti femminili, come quello di Maria Maddalena Rospigliosi Panciatichi (1664), rappresentata con il suo abito migliore, reso nei minimi dettagli. Inoltre, nel suo catalogo, accanto ai ritratti dei potenti, tra cui il Principe Maffeo Barberini (1670-1671 circa), spiccano quelli di professionisti e intellettuali. In particolare è notevole il dipinto che ritrae Giovan Pietro Bellori, esplicativo della stima reciproca e del rapporto che li legava; opera realizzata da Maratti per celebrare l’uscita de: Le Vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, nel 1672. Testo in cui l’autore condivide con il maestro marchigiano l’idea della preminenza del classicismo sul naturalismo, basata sul culto dell’antichità classica, che dominerà nel Neoclassicismo.

Carlo Maratti, Ritratto di Giovan Pietro Bellori, 1672-1673 circa, Olio su tela, Roma, collezione Alessandra Di Castro
Carlo Maratti, Ritratto di Giovan Pietro Bellori, 1672-1673 circa, Olio su tela, Roma, collezione Alessandra Di Castro

Per concludere, come ha affermato il curatore Yuri Primarosa: “Carlo Maratti è erede della grande tradizione del ritratto barocco, che aveva visto i suoi esiti più alti nelle opere di Rubens, Van Dyck, Pietro da Cortona e Andrea Sacchi. Eppure le sue opere non sono soltanto quelle di un epigono di rango, ma giungono anche a sottili innovazioni, traghettando il genere, accanto a Bernini e al Baciccio, verso quegli orizzonti tutti europei ai quali guarderà persino il più grande ritrattista del Settecento italiano: Pompeo Batoni”.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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