A Napoli una importante artista contemporanea si misura con San Gennaro
La nuova mostra dell’artista napoletana Giulia Piscitelli si confronta con il Tesoro di San Gennaro, mettendolo in relazione con i simboli delle grandi religioni monoteiste
Giulia Piscitelli (Napoli, 1965) è un’artista che esplora temi complessi con un linguaggio visivo sottile e concettuale. Le sue opere intrecciano materiali non convenzionali, simboli religiosi e riferimenti culturali, creando installazioni che invitano lo spettatore a una riflessione profonda su fede, identità e coesistenza. Con mostre personali come Pittura Muta alla Galleria Fonti e collaborazioni con istituzioni italiane e internazionali, Piscitelli ha consolidato una ricerca che unisce reale e spirituale, visibile e invisibile. In occasione della sua nuova mostra, Una Nuvola Come Tappeto, al Museo del Tesoro di San Gennaro, Piscitelli propone una serie di installazioni che mettono in dialogo simboli e riti delle principali religioni monoteiste, esplorando il rapporto tra sacro e profano. Abbiamo incontrato l’artista per scoprire il significato delle sue opere e il suo legame con un luogo così simbolico come il Museo del Tesoro.
Intervista a Giulia Piscitelli
Il progetto Una Nuvola Come Tappeto unisce simboli e riti appartenenti a culture diverse. Come nasce l’idea di questo progetto e cosa significa per te esporre al Museo del Tesoro di San Gennaro, un luogo così carico di storia e devozione?
Le opere esposte al Museo sono tutte realizzate prima del 2019, e tra queste Naso del 1997 è in mostra per la prima volta, in quanto ritengo che le opere hanno bisogno sempre di una giusta collocazione per mostrarsi e questo era lo spazio ideale. Le opere scelte sono tutte in relazione e in contraddizione con l’entità del luogo, perché la costruzione del luogo stesso è un paradosso. Immagina dei nobili, che nel 1527 si recano da un notaio insieme a testimoni per redigere un contratto con San Gennaro chiedendogli in cambio della costruzione di una grande e preziosa cappella a lui dedicata, l’interruzione di peste, guerra e terremoti. Tutto questo è ancestrale. Ed è con questo organo che mi sono confrontata.
Nella mostra troviamo l’installazione degli inginocchiatoi, rivestiti di tappeti per la preghiera musulmana. Qual è il messaggio dietro questo connubio simbolico tra le religioni monoteiste e cosa vorresti che il pubblico percepisse?
Il titolo della mostra deriva dal titolo dei ventuno inginocchiatoi completamente tappezzati con tappeti di tipo industriale per la preghiera musulmana. A sua volta il titolo della mia opera deriva da un testo di Erri De Luca, per l’appunto Una Nuvola Come Tappeto, una sua traduzione dall’ebraico del rigo 39 del salmo 105 della Biblia Hebraica Stuttgartensia, differenziandola dalla traduzione della Chiesa. Con questo intreccio di religioni il simbolo dell’inchinarsi, dell’inginocchiarsi, perde la sua natura, annullando la paura. Gli inginocchiatoi in mostra possono essere toccati dal pubblico, e quasi sempre sono solo i bambini, a volte coppie di bambini che li usano. Un gioco, non una guerra.
Nel film Partenophe di Paolo Sorrentino, una scena è ambientata proprio qui, al Museo del Tesoro di San Gennaro: la protagonista si trasforma in una papessa indossando i gioielli del Santo. Per te, cosa rappresentano quei gioielli? Come si legano al messaggio della tua mostra?
La Mitra, peso 18kg,3326 diamanti, 198 smeraldi, 168 rubini. “Mitra” oltre ad essere il nome di una divinità è anche un’arma nella lingua italiana. Mi chiedo: questi preziosi da dove vengono? Cosi come mi chiedo di chi era il giubbotto antiproiettile trovato nei rifiuti? Di qualcuno che voleva colpire o di qualcuno che aveva bisogno di proteggersi? È con i tanti strati di Kevlar interni al giubbotto cuciti uno a fianco dell’altro e non più uno sopra l’altro che ho ottenuto l’opera Planeta. Sia per i diamanti che per il giubbotto antiproiettile la domanda è la stessa. Da dove viene e a cosa serve?
L’opera che hai menzionato, Planeta, è appunto ricavata da un giubbotto antiproiettile. Sono presenti anche mappe aureolate. Come si collegano questi simboli alla tua visione del sacro e in che modo li utilizzi per dialogare con il presente?
Sacra è la vita, e non esiste profano. Esiste il presente, la memoria e l’immaginazione. Le aureole private dei lori corpi sulle carte geografiche sono lavori simbolici tra passato, presente e forse anche futuro. La visione di una mappa può indicare cambiamenti storici e politici, l’oro dell’aureola può indicare un evento avvenuto o in divenire in quel dato luogo. Addiziono l’arte del governo con l’arte della pittura antica per una prospettiva tutta rivolta al presente.
Dicevi che il titolo della mostra è tratto da un testo di Erri De Luca. In che modo la letteratura ti ha ispirata e qual è il ruolo del testo di De Luca nel contesto di questa mostra?
Erri De Luca dice di ridare luce, quando traduce. Se pur con luci molto fioche sono illuminate le mie opere al Museo del Tesoro di San Gennaro, questa era l’unica giusta traduzione.
Arianna Rosica
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