Gorizia Capitale della Cultura: gli artisti di Ca’ Pesaro arrivano a Monfalcone 

Per accogliere l’anno di Capitale della Cultura di Gorizia, il curatore Marco Goldin ha preparato due grandi mostre attorno alla figura di Ungaretti, di cui una nella vicina Monfalcone, che esplora i maestri attivi all’epoca in questa terra. Ecco tutti i protagonisti

L’ultimo progetto espositivo di Marco Goldin si articola in due mostre. La prima a Gorizia dove ha chiamato in causa dodici artisti italiani per raccontare Ungaretti, i suoi luoghi sul Carso, il monte San Michele. La seconda a Monfalcone, il cui focus è la veneziana Scuola di Ca’ Pesaro, con gli “ospiti” esterni Felice Casorati e Umberto Boccioni

I dodici autori 

Nel 2025 Nova Gorica/Gorizia sarà Capitale Europea della Cultura. L’incarico di progettare un articolato e originale programma che implica parole, immagini, musica, docufilm, e ricostruzioni storiche con reperti ben conservarti della Prima guerra mondiale, è stato dato al grande curatore Marco Goldin. Questi ha organizzato ben due mostre per l’occasione. La prima, Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia, al Museo di Santa Chiara a Gorizia, ha raccolto dodici pittori italiani contemporanei. Ciascuno è stato invitato a raccontare una storia pittorica, rileggendo Il porto sepolto di Ungaretti e visitando i luoghi del Carso a lui connessi. Ve li abbiamo presentati in anteprima qui. Passando invece alla seconda mostra, focus di questo articolo, questa ha sede nella Galleria Comunale di Monfalcone e vede al centro i pittori legati alla Scuola di Ca’ Pesaro.  

Arturo Martini, L'ubriaco, 1910. Musei Civici di Treviso
Arturo Martini, L’ubriaco, 1910. Musei Civici di Treviso

La domanda guida del progetto di Marco Goldin a Monfalcone 

Cosa accade in Veneto durante il periodo della carneficina sul Carso, ai tempi di Ungaretti? È questa la domanda a cui risponde la mostra curata da Goldin, che racconta le vicende della Scuola veneziana di Ca’ Pesaro. Colonne portanti del movimento sono Gino Rossi e Arturo Martini, che è anche uno dei capisaldi dell’avanguardia novecentesca, accanto a futurismo e cubismo.  

Gino Rossi e Arturo Martini nella mostra alla Galleria Comunale di Monfalcone 

Al primo piano della Galleria Comunale, alla fine di un corridoio largo e imponente che termina in una sorta di navata, Goldin fa interagire la Maternità di Arturo Martini con quella di Gino Rossi. La prima fornisce una riuscita testimonianza della l poetica dell’artista, tesa a semplificare la scultura, cercando piuttosto l’essenzialità prossima al sasso, tipica dell’arte dei primitivi  del 1910. La seconda, invece, si distingue per un realismo ostentato, dallo stile volutamente espressionista, cromaticamente saturo e non di rado deforme.  Le stesse differenze si notano ne Il muto del 1910 e ne Il Bruto del 1913, contrapposte alla scultura dell’Ubriaco di Martini. 

Boccioni e Casorati nella mostra alla Galleria Comunale di Monfalcone 

Cinquanta sono in totale le opere esposte a Monfalcone, che indagano diversi protagonisti della Scuola veneziana, tra cui i triestini Gino Parin,  Edgardo Sambo Cappelletto, Piero Marussig.  Gli ospiti esterni a Ca’ Pesaro presenti in mostra sono invece Umberto Boccioni, con Ritratto femminile del 1911 e Felice Casorati, con Le vecchie comari del 1908: un ritratto di un gruppo di anziane in modesti abiti da cerimonia. 

Gli artisti di Ca’ Pesaro nella mostra alla Galleria Comunale di Monfalcone 

A questo punto, è opportuni citare alcuni degli artisti selezionati da Goldin, forse meno noti, ma degni di attenzione. Umberto Moggioli, che si fa notare con Cipresso gemello del 1912 per la mancanza di inserti narrativi. Per i suoi spazi solenni ed estesi. Per una materia cromatica corposa e un colore intellettuale, con infiammate cromatiche che ricordano van Gogh. C’è poi Nino Springolo, i cui soggetti hanno come tema il paesaggio veneto.  In Canale in laguna del 1913  si vede come sia interessato più alla ricerca coloristica dell’opera, che “alla resa plastica” dei soggetti rappresentati. Giovanni Napoleone Pellis, mostra grande capacità di operare con la luce in Paese natio del 1911, tagliando il terreno lavorato in campo lungo, in contrasto con le nebulose luminosità ondeggianti oltre le colline. Edgardo Sambo Cappelletti e le sue Macchie di sole (Bambola) è un altro caso interessante. Presentata alla prima mostra della Secessione romana del 1913, l’opera mette in risalto una sorvegliata modernità. Equidistante sia dal futurismo, sia dall’impostazione accademica. Nell’ Armonia in bianco e rosso del 1914 di Gino Parin  è invece indiscutibile l’influenza della lezione secessionista, sia nelle eleganze lineari, sia nell’adozione del formato quadrato secondo il modello di Franz von Stuck. Concludiamo con la Veduta di Trieste del 1914 di Piero Marussig, ove la struttura compositiva è impostata all’insegna dell’ordine, della simmetria, del sintetismo, con quel fogliame picchiettato che concorre a determinare l’individualità dell’opera.

Fausto Politino 

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Fausto Politino

Fausto Politino

Laureato in Filosofia con una tesi sul pensiero di Sartre. Abilitato in Storia e Filosofia, già docente di ruolo nella secondaria di primo grado, ha superato un concorso nazionale per dirigente scolastico. Interessato alla ricerca pedagogico-didattica, ha contribuito alla diffusione…

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