A Verona la mostra sull’artista Nunzio Di Stefano e il suo boom negli Anni Ottanta

È ospitata dalla Galleria dello Scudo la retrospettiva che racconta il primo decennio di attività di Nunzio, tra i protagonisti della scultura contemporanea che tra sperimentazioni e contaminazioni con altre discipline artistiche espose dalla Biennale di Sidney a quella di Venezia e non solo

Fu grazie a Fabio Sargentini, attore, regista e scrittore ma soprattutto direttore della storica Galleria L’Attico di Roma, che Nunzio Di Stefano (Cagnano Amiterno, 1954) iniziò a farsi conoscere ai più. Infatti, il celebre gallerista – che dopo la chiusura del 1978 scelse di riaprire per tornare a riproporsi come punto di riferimento per gli esponenti dell’ultima generazione di artisti – contribuì a lanciare lo scultore con tre personali tra il 1984 e il 1988. E proprio dalla collezione di Sargentini nasce la mostra Nunzio Anni Ottanta, ospitata dalla Galleria dello Scudo di Verona dal 14 dicembre 2024 al 29 marzo 2025 e, come lascia intuire il titolo, dedicata agli Anni Ottanta, il primo decennio di attività dell’artista.

Gli Anni Ottanta di Nunzio

Il percorso espositivo, infatti, si sofferma su un periodo di intensa sperimentazione, durante il quale Nunzio esplora nuove possibilità di dialogo tra materiali e memoria. Le prime tracce del suo lavoro emergono nel 1981 con una personale alla Galleria Spatia di Bolzano, curata da Gabriella Drudi. L’anno successivo è tra i protagonisti di una collettiva alla Galleria La Salita di Roma, mentre nel gennaio 1984 approda all’Attico di Fabio Sargentini con Undici sculture, segnando l’inizio di una collaborazione che rilancia lo spazio espositivo romano, chiuso dal 1978.

Le opere di Nunzio in mostra alla Galleria dello Scudo

Le quindici opere esposte testimoniano un percorso artistico che supera i confini tradizionali della scultura. Nunzio si afferma come interprete di una ricerca sullo spazio capace di contaminarsi con la pittura, attraverso immersioni cromatiche che spaziano tra grigi, neri, rossi e azzurri. Tra i lavori più rappresentativi del periodo figurano Spleen (1980), Conca (1982) e Granito (1983), originariamente presentati all’Attico. Giuliano Briganti descrisse queste sculture come “gusci di grandi testuggini marine trovati su una spiaggia deserta, corrosi dal vento e dalla salsedine”, opere che sfidano la forza di gravità pur mantenendo una forte presenza materica. A partire dal 1985, Nunzio introduce nuovi materiali nella sua pratica artistica: nero fumo, pece, cera e piombo si uniscono a legni lavorati con scalpello e sega. Ne sono un esempio Talismano (1985), in cui un elemento cuneiforme in piombo dialoga con un fondo ligneo segnato dal carbone, e Meteora (1986), dove il taglio verticale della forma si bilancia con una componente orizzontale, creando un senso di stabilità e profondità. Negli anni successivi, le sue sculture assumono un’estetica sempre più essenziale, come dimostra L’Aperto (1987), presentato alla Galleria Civica di Modena. Qui il legno, spesso bruciato per evidenziare venature e trasparenze, viene spogliato di ogni riferimento naturalistico per diventare espressione di una “rigorosa misura mentale”.

Nunzio: un decennio di riconoscimenti

Gli Anni Ottanta, dunque, rappresentarono per l’artista un decennio di riconoscimenti, dalla Biennale di Sydney (1986) alla XLII Biennale di Venezia, dove nella sezione Aperto ’86 vinse il Premio 2000 come miglior giovane artista. A queste si aggiunsero le personali a New York presso la galleria di Annina Nosei (1985 e 1987) e numerose partecipazioni a mostre tra Parigi, Chicago, Berlino, San Paolo e Istanbul.

Caterina Angelucci

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995). Laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dal 2018 al 2023 si è occupata per ArtsLife di contenuti e approfondimenti per la sezione…

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