Dieci anni di migrazioni dall’Italia agli Stati Uniti in un progetto d’artista
Crisi ecologica, capitalismo che promette e poi non mantiene, più di 350mila ragazzi che lasciano l’Italia per migrare in America. Lucciole a New York è stato presentato negli Stati Uniti e ora approda a Trento al MUSE…
Secondo i dati Istat, nel decennio 2013-2022 è espatriato dall’Italia oltre un milione di residenti, di cui più di un terzo (352.000) con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni: tra loro circa 132.000 (37,7%) erano in possesso della laurea al momento della partenza. Da questi numeri drammatici prende avvio la riflessione articolata in Fireflies in New York (Lucciole a New York), quinto episodio di Marrying the Night (Sposare la notte), progetto di g. olmo stuppia (Milano, 1991), nato nel 2022 nell’ambito del Public Program del Padiglione Italia per la 59. Esposizione Internazionale di Arte alla Biennale di Venezia. Lucciole a New York è stato presentato lo scorso 24 ottobre 2024 all’Italian Cultural Institute di New York; altri eventi dedicati si terranno al MUSE-Museo delle Scienze di Trento (21 dicembre 2024); presso lo Spazio Spuma nell’isola della Giudecca a Venezia (21 febbraio-30 marzo 2025); infine a Parigi, Palazzo Magenta (16-30 ottobre 2025) e Poush (26-28 aprile 2025).
Il progetto “Sposare la notte” di g. olmo stuppia
Sposare la notte si propone di visualizzare metaforicamente la crisi ecologica, attraverso performance partecipative, restituite da video poetici ed evocativi, attuate in luoghi fortemente intaccati dall’inquinamento ambientale generato dalle industrie.
Lucciole a New York narra il viaggio per mare di tre ragazzi, da Porto Marghera, Venezia, fino a Manhattan. Sulla loro barca è issata una vela colorata e imponente (cm 420 x 400 x 350), realizzata cucendo assieme oltre 7.500 brandelli tra materiali di scarto della produzione di alta moda e documenti storici legati all’emigrazione, principalmente – ma non solo – italiana, nelle Americhe dall’Ottocento a oggi: cartoline, fotografie di famiglia, contratti di lavoro, nonché ricordi di Gaetano Greco, bisnonno di Stuppia, nato a Mazzarino (Caltanissetta) nel 1887 e emigrato a Buenos Aires. Tutta la documentazione è stata archiviata e riassemblata grazie all’ausilio di un dispositivo di intelligenza artificiale. Al termine della traversata, la vela viene bruciata davanti alla Statua della Libertà, feticcio della democrazia occidentale, scolpita da Auguste Bartholdi nel 1886 per celebrare il centenario dell’indipendenza americana, e ispirata alla Legge Nuova di Camillo Pacetti sulla facciata del Duomo di Milano (1810). I resti della combustione vengono raccolti all’interno di due anfore, dove sono riportate poesie, anch’esse rielaborate dall’intelligenza artificiale a partire da lettere e documenti di quel bisnonno che l’artista non ha mai conosciuto.
Crisi ecologica e migrazioni nel progetto di stuppia
La vela, emblema del viaggio, tramanda una memoria quanto mai attuale, se è vero che – come sopra riportato – negli ultimi dieci anni sono emigrati dall’Italia più di trecentomila ragazzi, quasi la metà dei quali in possesso di un titolo di studio universitario. La vela, unione non possibile di mondi distanti, brucia, come bruciano le promesse non mantenute da un tardo-capitalismo al collasso, che produce, accumula, esalta e poi abbandona, emargina, scarta. I volti, gli scritti, i disegni che si anneriscono, si accartocciano e infine scompaiono sotto l’azione distruttrice del fuoco, sono le voci sussurrate dagli spettri che popolano gli incubi di coloro che perseguono un progresso distruttivo verso la natura e le persone: chiedono di essere ascoltati, affinché dalle ceneri dei ricordi possa accendersi una rinascita; affinché, per citare un celebre articolo di Pier Paolo Pasolini del 1975, possano ritornare le lucciole, estinte dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua. La vela, infine, simboleggia la speranza, da sempre perseguita, di approdare a nuove vite e a nuove opportunità, nonostante il dolore causato da tutto ciò che ci si lascia alle spalle.
Le tappe del progetto Sposare la notte
Diversi spettri – le rovine industriali, i corpi stanchi, malati, improduttivi e i materiali rotti, inutilizzabili – si aggirano negli altri film che compongono il ciclo di Sposare la notte, presentati, tra l’altro, a Palazzo Magenta di Parigi (17-24 ottobre 2022) e al cinema Giorgione di Venezia (8 novembre 2023). Sono gli spettri che infestano le case popolari di Sacca San Girolamo, nel sestiere veneziano di Cannaregio, e i detriti della velenosa Sacca San Mattia presso Murano, nelle Lucciole di Venezia (7 maggio 2022); sono gli spettri degli operai palermitani del Cantiere Navale Fincantieri, ammalati di silicosi da amianto, quelli dei complessi industriali dismessi, dei cinema e degli stabilimenti termali chiusi, delle ville Liberty sventrate dal Sacco di Palermo, tra le borgate di Acquasanta e dell’Arenella, in Gli operai di via Montalbo (10 giugno 2022); ancora a Palermo, sono gli spettri delle architetture arabe agonizzanti sotto l’immondizia e l’abusivismo edilizio nel quartiere Brancaccio, nell’omonimo terzo episodio (9 settembre 2022); infine, sono quelli delle lunari strutture ingegneristiche del Mose nella laguna di Venezia, tra l’Arsenale, il Lido Treporti e Punta Sabbioni, in Padiglione Italia to Mose, Spettri (8 ottobre 2022). Grazie alla pratica della deriva, attuata a piedi o navigando, ma rigorosamente privi di smartphone, stuppia, influenzato dal pensiero di Guy Debord, ci permette di contemplare tutto ciò con cui conviviamo quotidianamente, ma che ci rifiutiamo di vedere, siano i luoghi deturpati dall’inquinamento, ai margini degli scintillanti centri storici delle città assaltate dal turismo di massa, o le persone escluse per condizioni economiche e sociali.
Lucciole a New York
Così si avvia il cambiamento: gli scarti industriali di Sacca San Mattia diventano reperti della nuova archeologia del futuro; la vitalità dei residenti del quartiere Montepellegrino argina l’abuso di potere esercitato attraverso il degrado ambientale; a Brancaccio, fioriscono le iniziative di inclusione promosse dal Magazzino Brancaccio, dal Centro Padre Puglisi e dall’ecomuseo Mare Memoria Viva. Davanti a una delle strutture del Mose, infine, scopriamo che è nata un’isola dal sedimentarsi della sabbia mossa dalle correnti velocizzate dall’ingegneria: battezzata Metafora, qui, come nelle isole deserte di Gilles Deleuze, potrà svilupparsi una nuova cultura. Se accendono / le stelle – / vuol dire che qualcuno ne ha bisogno? / vuol dire che è indispensabile / che ogni sera / al di sopra dei tetti / risplenda almeno una stella? (Vladimir Majakovskij).
Fireflies in New York si lega intimamente ad alcuni precedenti lavori di g. olmo stuppia, afferenti al progetto internazionale a lungo termine Cassata Drone Expanded Archive (CDEA), avviato nell’aprile 2016 con Chiara Bordin, Giovanni Rendina e Stefano Cagol per indagare la situazione geopolitica della Sicilia e le problematiche legate alla sua militarizzazione. In particolare, la performance Désolé (15 dicembre 2018-10 gennaio 2019), con l’intervento di Alterazioni Video, svoltasi al sesto piano dello storico “palazzo storto” di via Malta 21 a Palermo, bombardato nel 1943 e sede dello stesso progetto Cassata Drone; la performance Archéologie du futur (13 novembre 2019) alla Galerie Colbert dell’INHA di Parigi, con Antonio Gambino e Susanna Dimitri; infine, i film Ti ho desiderata tanto (2021) e Sigonella Inn feat. Cassata Drone (in lavorazione).
La Statua della Libertà a Catania
In tutti questi lavori torna insistentemente l’immagine di una scultura, replica decapitata in cemento armato di quasi due metri, della Statua della Libertà, scovata dall’artista nel 2016 presso un Drive In abbandonato vicino alla base militare di Sigonella, Catania. La copia della scultura, simbolo di una libertà paradossalmente controllata dalla tecnologia dei droni, rimanda, in Sposare la notte, all’originale di Bartholdi, a sua volta derivazione della figura di Pacetti, in un complesso gioco di riflessi riverberati dalla Sicilia all’Italia, all’America.
Elena Cera
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