Il treno dei bambini, il nuovo film neorealista di Cristina Comencini
Dall’omonimo best seller di Viola Ardone, su Netflix è disponibile il film diretto da Cristina Comencini e che racconta in immagini una storia eroica che in pochissimi conoscevano. Una storia di resistenza e amore ma anche di separazione
Miseria e generosità. Tratto dal romanzo omonimo di Viola Ardone, Il treno dei bambini è il nuovo lavoro cinematografico della regista e scrittrice Cristina Comencini. Il film, disponibile su Netflix, è sincero ed emozionante, un racconto che arriva dal reale e che propone temi (sempre attuali) come resistenza, affido, maternità, migrazione. Il treno dei bambini, raccontato visivamente in immagini, è una perfetta storia neorealista che ricostruisce la vicenda dei cosiddetti “treni della felicità”, i convogli che, tra il 1945 e il 1947, permisero a oltre 70mila bambini italiani del Sud di essere ospitati da famiglie del Centro e del Nord Italia sopravvivendo così alla fame e alla povertà.
Il treno dei bambini, una storia di profondo amore e dolore
Quella proposta ne Il treno dei bambini è una storia bella ma triste, una vicenda di profondo amore ma anche di separazione, distacco e dolore. Siamo nel 1946 e Amerigo, il protagonista del film, ha otto anni e non si è mai allontanato da Napoli e da sua madre Antonietta (Serena Rossi). La sua quotidianità è semplice, ma il suo mondo, fatto di strada e povertà, sta per cambiare. C’è il treno della felicità ad attenderlo, anche se… Come si spiega a un bambino che deve separarsi dalle persone più care che ha e che deve farlo per il suo bene? Intanto in un paesino dell’Emilia Romagna c’è Derna (Barbara Ronchi), una giovane donna pronta ad accoglierlo e a prendersi cura di lui. Dopo un primo momento di inevitabile diffidenza da parte di entrambi si crea un vero legame “madre-figlio”, purtroppo destinato a sua volta a essere interrotto. Cosa sceglierà di fare Amerigo? Dove deciderà di stare? Capirà veramente l’enorme regalo che la madre Antonietta gli ha fatto? Ad Amerigo serviranno molti anni per comprendere la semplice e pura verità: chi ti ama non ti trattiene.
La regia di Cristina Comencini al servizio di una grande storia
La regia di Cristina Comencini non è esuberante, eccessiva o furba. È attenta e sincera, e si pone al servizio di una grande storia e di sentimenti forti. “Il libro Il treno dei bambini di Viola Ardone ha rivelato a molti una storia dimenticata del nostro dopoguerra. Decine di migliaia di bambini poverissimi di Napoli, ma anche di altre città del Centro-Sud, furono accolti da famiglie contadine emiliane. Un viaggio epico, organizzato dall’Unione Donne Italiane, che racconta un’Italia impegnata nello slancio solidale”, commenta la regista. “Allo stesso tempo il libro narra, attraverso la storia del bambino Amerigo e delle sue due madri, le fratture nella vita dei singoli che restano insanabili dopo le guerre. Il tema delle due madri, tutte e due imperfette, mi pare inoltre di grande importanza oggi che per la prima volta riflettiamo in modo nuovo sulla natura dell’amore materno”.
Il treno dei bambini, una storia di solidarietà che conoscevano in pochissimi
E continua Cristina Comencini: “Sono sempre stata interessata alle storie personali che si svolgono in una Storia più grande. Qui mi è sembrato inoltre di raccontare una vicenda passata ma attualissima: il biennio 1945-1947, in cui si organizzarono i treni dei bambini, è un periodo in cui sembrava possibile un Paese unito”. Mentre l’autrice del libro, Viola Ardone, dice: “Secondo me è un po’ sintomatico che proprio quella storia sia stata dimenticata, le radici da cui è nata la nostra Costituzione, l’Italia dimentica troppo facilmente di essere stata solidale. Un tempo i treni partivano per creare solidarietà, oggi partono le navi per creare separazione e deportazione“. A loro si unisce anche il maestro Nicola Piovani che firma le musiche de Il treno dei bambini: “Musicare film come questi è uno dei lavori più belli che possano capitare. La potente bravura di queste due attrici accomunate da un sentimento di maternità è stato un miracolo per me. Per fare musica devi aggrapparti ad emozioni e qui ce n’erano in abbondanza“.
Margherita Bordino
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