Refreshink – Urban Thoughts
“Urban Thoughts – Pensieri Urbani”, una raccolta di opere dove il confronto tra il mosaico antico e l’arte urbana è più marcato, un modo per raccogliere le origini stilistiche di Refreshink sottolineando il concetto di iconosaik.
Comunicato stampa
La MEB Arte Studio ha il piacere di invitarLa all'inaugurazione dell'ultima mostra relativa alla stagione espositiva del 2024, dedicata alla street art ed alla figura dello street artist Refreshink. "Urban Thoughts - Pensieri Urbani", una raccolta di opere dove il confronto tra il mosaico antico e l'arte urbana è più marcato, un modo per raccogliere le origini stilistiche di Refreshink sottolineando il concetto di iconosaik.
Refreshink (Giovanni Magnoli) è nato ad Arona (Novara) nel 1971. Ottenuto il diploma alla Scuola di Grafica, lavora inizialmente come serigrafo, specializzandosi nel settore. In seguito intraprende l’avventura di freelance dedicandosi alla progettazione grafica, al web design, alle decorazioni, all’illustrazione e alla fotografia. Il vero slancio creativo risale ai primi anni ’90, quando si avvicina al writing e inizia a eseguire graffiti. Negli anni Refreshink ha maturato un peculiare stile, sfidando e oltrepassando gli stilemi classici del graffito (lettere, personaggi, puppet) alla ricerca di tecniche e linguaggi più complessi e stratificati. L’esperienza vissuta lavorando in luoghi abbandonati lo porta a dipingere - reinterpretandoli - soggetti che traggono ispirazione dal mondo naturale. Al 2009 risalgono le prime opere aventi come soggetto suggestivi animali dipinti a colori sgargianti, colature, materia densa, ai quali l’artista giustappone elementi formali, quali figure geometriche e scritte. Sguardi fieri, espressioni talvolta aggressive e mai dimesse e formati monumentali paiono volerci fare riflettere sul nostro “essere umani”. Refreshink, con le sue opere - su muro, tela o altri supporti - coglie e ritrae l’energia primaria della natura: le esplosioni di materia e le linee aperte si contrappongono alle geometrie e alle forme chiuse creando dunque, all’interno della superficie dipinta un invitante e dinamico gioco dialettico. Nel 2022 nasce Iconosaik, un progetto tuttora in corso dedicato al recupero pittorico dell’antica tecnica del mosaico, rivista e reinterpretata in chiave pop. La sua attenzione si concentra principalmente sul mosaico romano e bizantino, tecnica antichissima che l’artista riporta su muro solo ed esclusivamente attraverso la pittura; non si tratta di un mosaico composto da tessere ma di una sapiente giustapposizione di campiture di colore atte a creare un effetto illusionistico che incuriosisce e stupisce. Gli antichi mosaici scrivono le prime pagine della storia dell’arte mentre la Pop Art e i graffiti compaiono in tempi recenti: è proprio la singolare crasi tra stili ed epoche così lontane la parte costituente di Iconosaik, l’idea di riproporre l’arte musiva su muri metropolitani, veicolandone l’aspetto iconografico e facendolo dialogare con elementi della contemporaneità.
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“iconosaik Tesserae”
Una bustina con tutte le tessere e un foglio stampato con la riproduzione grafica delle tessere in posizione. Il restauratore poi, con il respiro regolare e l’aiuto di una pinzetta, le sceglie una ad una e, comparandole allo schema, ricompone l’opera.
I mosaici sono importantissimi, la soprintendenza lo dichiara a gran voce, sono il nostro patrimonio artistico e culturale e devono essere tutelati e conservati. Pompei, Ravenna e Roma, fondamento ruvido della nostra cultura visiva.
Allora non ci si dovrebbe stupire se un pittore con l’occhio attento colga incuriosito la peculiarità di queste immagini tanto decantate: a ben guardare sono imprecise e fratturate, ma allo stesso tempo efficaci nella rappresentazione. E poi sono forti: in sé, perché sono potenzialmente eterne, letteralmente scaglie di roccia della terra messe in ordine e non sottile pigmento su una tela o un muro di intonaco sdrucciolevole; e sono forti culturalmente, così ammirate e protette. Dipingere un mosaico allora non è più un’operazione così stravagante, significa volgere lo sguardo agli strati più profondi, anche concretamente, della nostra storia delle immagini.
Il gioco è quello dell’illusionista: per la riuscita del trucco bisogna rendere il chiaroscuro che si crea a causa dell’inclinazione variabile, seppur per dei millimetri, delle tessere. Ecco quindi un angelo di Torcello, un’isola della laguna di Venezia tra le prime ad
essere insediate ben prima dell’anno 1000, che dovrebbe essere conservata al Louvre, cassaforte dei manufatti più importanti per l’umanità, ma che pende pesante dal muro davanti ai nostri occhi, in Cattedrale. Dipingere quest’immagine è fare un passo verso un’istituzione, avvicinarsi come non ti permette di fare la teca del Louvre. Ecco il gioco, e il trucco si svela solo quando facendo un passo a lato, al posto del cemento, si nota il profilo bianco intonso della tela.
Però non solo nel passato ci sono immagini importanti, o almeno: non solo in un passato vetusto come quello dei bizantini e dei romani. La frattura dell’immagine in scaglie diventa allora un evidenziatore, uno strumento per pareggiare con le immagini antiche delle immagini nuove sì a livello estetico, ma soprattutto per quanto riguarda il valore.
Warhol, Haring, i graffiti, lo skateboard e tutta quell’energia degli Stati Uniti che inonda l’Europa a partire dagli anni ’70, l’energia che la porterà ad essere com’è oggi: ricchissimamente stratificata di epoche e significati diversi, ma di simile valore culturale. Anche il faccione di Andre the Giant sui poster di Obey ci appartiene come le decorazioni geometriche a tessere, an- che la Marylin di Warhol ci appartiene come l’angelo di Torcello, anche il pezzo Wild Style ci parla come i famosissimi avanzi della cena di Pompei.
Testo di Andrea Ceresa, tratto dal catalogo della Mostra “iconosaik Tesserae”: