Il Festival di Arti Performative di Genova e la sua 15esima edizione. Ecco com’è andata
Si è svolta a Genova la XV edizione di Testimonianze Ricerca Azioni, il festival di Teatro Akropolis: dal 5 al 17 novembre artisti e intellettuali per confrontarsi sull’origine del teatro e l’irreversibile crisi della rappresentazione
È la crisi della rappresentazione uno dei temi che ha innervato la quindicesima edizione della rassegna Testimonianze Ricerca Azioni: il cartellone di danza, musica e teatro costruito anche quest’anno a Genova dalla direzione artistica di Clemente Tafuri e David Baronio, anime del Teatro Akropolis, a Sestri Ponente.
Lo spettacolo di Masque Teatro a Testimonianze Ricerca Azioni
E proprio di paradosso della forma – tra scena necessaria e irrappresentabilità – “balbetta” il lavoro in anteprima regionale di Masque Teatro, E di tutti i volti dimenticati, con Eleonora Sedioli in scena e alla regia Lorenzo Bazzocchi. Esploriamo il teatro della compagnia di Forlì da molti anni e anche questo ultimo progetto sembra una scheggia da quegli studi sul movimento immortalati dagli scatti fotografici di Enrico Fedrigoli, come sequenze di Muybridge. Il corpo si fa attraversare non solo da artaudiane scariche elettriche (altra parentesi di studio di Bazzocchi, si vedano i lavori su Tesla), ma dalla tensione tra desiderio e quiete narrativa: ciò che sta tra l’incipit di un racconto e la sua conclusione occupa interamente la struttura drammaturgica annullando, fagocitando l’inizio e la fine in uno spartito bidimensionale organizzata attorno a tre oggetti: un bicchiere, una bottiglia, un tavolo. È un’esplosione di partiture gestuali. È in un presente continuo che forsennatamente cerca la forma, crepa il supporto, il corpo, la scena. Sedioli non sa se appartenere o non appartenere, se riuscirà a reiterare la forma di attore che temporaneamente le viene data da profanare, da intralciare con continui squilibri. Su una polvere alla Pollock, un corpo-macchina pretende di ritornare all’umano, di farsi ri-attraversare dallo sgomento delle pulsioni e passioni. Sul palco di Akropolis si consuma il processo e la genesi in un’esperienza che è la forma possibile del trauma, della frattura scomposta che provoca la forma dell’attore.
Di cosa si è parlato durante il convegno organizzato dal Festival
Del “vedere” parla anche il convegno, organizzato ancora nell’ambito di Testimonianze Ricerca Azioni, che ha ospitato al tavolo studiosi quali Marco De Marinis, Piergiorgio Giacché, Raimondo Guarino ed Enrico Pitozzi. Stare dentro la rappresentazione per uscirne era una delle tangenti che hanno attraversato la poetica di Carmelo Bene che oggi ripropone il tema del rapporto tra visione e phoné. Così, per dire l’indicibile, esiste una “immagine sonora”, sostiene Enrico Pitozzi, un paesaggio sonoro che agisce oggi con efficacia per predisporre lo spettatore alla percezione. Lo spazio si fa suono e la sua materialità è la causa dell’immaginare e dell’immaginario. In lavori citati della Societas Raffaello Sanzio, per esempio, le immagini della rappresentazione possono “creparsi”, per lasciare che la strada della mediazione con l’opera porti lo spettatore in un altrove imprevedibile.
Il progetto Heliopolis di Teatro Akropolis
Contenere e custodire le immagini della memoria è invece parte del progetto Heliopolis, un archivio digitale sulle arti performative, una piattaforma con documenti, immagini e filmati curata da Teatro Akropolis con Luca Donatiello e Simone Dragone. Heliopolis è online dai primi giorni di dicembre ma ha anche una sede fisica, aperta al pubblico su appuntamento, in Villa Durazzo Bombrini (Via Lodovico Antonio Muratori 5) a Genova, con postazioni informatiche e multimediali per l’accesso ai materiali digitali e spazi per la consultazione diretta di testi e documenti. Un importante progetto realizzato da Teatro Akropolis grazie ai fondi del PNRR del Ministero della Cultura, della Fondazione Compagnia di San Paolo e del Comune di Genova, e arricchito dalla partecipazione di un cospicuo numero di partner, quali Archivio Carmelo Bene, Odin Teatret Archives, Fondo Barba e Laflis. Living Archive Floating Islands di Lecce; Mechrí, Laboratorio di Filosofia e Cultura a Milano e il Centro Teatro Ateneo de “La Sapienza” di Roma; il Museo Biblioteca dell’Attore e la Scuola di Scienze Umanistiche dell’Università di Genova.
Il film dedicato a Carmelo Bene
Di paradosso della creazione, incompiutezza dell’opera e trascendenza dei codici della rappresentazione parlava l’anteprima assoluta del documentario La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro: Carmelo Bene, di Clemente Tafuri. Il film, attraverso le sole parole di Carmelo Bene, si addentra nel paradosso dell’irrappresentabilità, evocando i grandi temi della filosofia (ispirati da Schopenhauer, Nietzsche e Giorgio Colli, tra gli altri). Una sorta di quadreria, una griglia di cui Tafuri pennella solo una cornice iniziale e finale, un contesto di possibile contemporaneità entro cui i documenti sciamano senza un centro aggregante. Solo una circonferenza di parole che affermano e si negano nelle famose tautologie del Maestro pugliese, una circonferenza tagliata da una tangente di crudele severità metodologica: unire gli opposti, negare facendo e viverne la contraddizione fino allo strazio.
Simone Azzoni
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