Come si rilegge e si trasforma la storia dell’arte contemporanea oggi?
Le nostre fissazioni e le nostre priorità distorcono inevitabilmente il significato delle opere d’arte: Andy Warhol nel 2024 non è più quello di cinquant’anni fa, come non lo sono Duchamp, Rauschenberg e gli altri loro coetanei
“Si mescola un vero buio logico al deficit di memoria”
– Aldo Nove, Pulsar (2024)
“And it all stops we were always sure that
We would never change and it all stops
Wе were always sure that wе
Would stay the same but it all stops
And we close our eyes to sleep
To dream a boy and girl
Who dream the world is nothing but a dream”
– The Cure, Alone (2024)
Scrivere è prendere appunti.
Il tempo è la soluzione.
Il tempo scrive e viene scritto. Scrivere è il tempo. Scrivere con il tempo. (Scrivere il tempo). Endsong, dal nuovo disco dei Cure, Songs of a Lost World: It’s all gone. Left alone with nothing. Nothing. Nothing. Scomparire. Estetica della sparizione: assenza di effetti speciali. Il tempo è l’amarezza.
La nostalgia è molto più articolata, e disarticolata, di come la si racconta. Il tempo è la nostalgia. Io che ricordo io. Io e il ricordo; io, il ricordo. (Io oggi + io ieri, i Cure oggi + i Cure ieri.)
Songs of a Lost World: una meditazione ampia sul tempo scomparso, su un mondo svanito. Perduto. I wonder what happened to that boy / and the world he called his own. La sparizione del contesto di riferimento.
Siamo alla fine, siamo nella fine: ma questa fine non è l’esaurimento, non è esaurita – se si sa come raccontarla (e cantarla). È materia per un intero nuovo mondo (morto) creativo. Paralizzato, congelato, assorto. Imploso. Vivo nella sparizione. Essere-presenti-scomparendo.
Il presente e la sua distorsione del passato
Questi anni, in fondo, sono come il buco nero di Interstellar. La particolare dimensione cognitiva/percettiva di questo presente – “(…) gli anni in cui tutto è diventato virtuale, pure la successione degli equinozi, nel silenzio delle sparatorie. Un anno non definito, quell’anno, quest’anno, ma che continua a pulsare nelle nostre tempie e non finisce di compiersi del tutto. Prossimo all’adesso con reverenza e brutale pietà” (Aldo Nove, Pulsar, Il Saggiatore, Milano 2024, p. 235) – distorce in maniera significativa non solo la nostra visione e interpretazione del nostro tempo, ma anche degli altri tempi, più o meno recenti. Uno sguardo alla storia dell’arte contemporanea, e ai modi in cui questa storia viene tramandata modificata riarticolata, ci spiega meglio il fenomeno in atto.
Come cambia il passato della storia dell’arte alla luce del presente
Dunque, non è che semplicemente l’opera di oggi funziona in maniera radicalmente diversa rispetto a quella di ieri (a causa dei processi in atto, sommati, che nominerò per adesso X) Anche le opere di ieri, la loro comprensione, la loro fruizione (fruizione e comprensione, cioè, del loro funzionamento: di come funzionavano quando sono apparse, e di come funzionano ora) vengono modificate in profondità dall’azione di X. Voglio dire che, in base a come ragioniamo e scegliamo e ci comportiamo, ai parametri che abbiamo adottato, al nostro pensiero e alla nostra azione, dunque in base ai nostri schemi, al nostro framework, Rauschenberg non è più il Rauschenberg degli Anni Cinquanta e Sessanta, per esempio; anche Warhol del 2024 è qualcosa di molto, molto diverso da Warhol del 1964 (o del 1984, se è per questo). Per non parlare di Manzoni, di Pascali, di Tinguely, di Benglis, di Bacon, di Duchamp stesso – il quale è stato di fatto attivato/inventato in quanto Duchamp solo pochi anni prima di morire, tra fine Anni Cinquanta e Anni Sessanta, e per quanto lo riguardava non era affatto contento di come proprio gli artisti neo-dadaisti stessero (ri)estetizzando il ready-made, e se avesse visto dove sarebbe stato trasportato lo stesso ready-made negli Anni Ottanta con il simulazionismo di Koons chissà come avrebbe reagito…
I mutamenti delle opere d’arte contemporanea in base alle nostre priorità
Ad essere privilegiati, a venire in primo piano sono certi aspetti delle opere di questi autori, e non altri – in base a quelle che oggi, ora, in questo momento storico sono le nostre priorità (e le nostre fissazioni). In questo processo tettonico di adattamento, scartano significativamente di volta in volta ruolo e posizione dell’opera d’arte contemporanea. Duchamp viene letto attraverso Koons, per così dire, inevitabilmente – e indipendentemente, in realtà, dal fatto che questa operazione avvenga in modo consapevole o inconsapevole.
Christian Caliandro
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