È morto Gian Paolo Barbieri, il fotografo anticonvenzionale della moda

Parte dal teatro, poi passa al cinema. Ma la fotografia di moda diventa la sua professione. Oggi lo ricordiamo per le pubblicità di Armani quanto di Valentino. E per aver unito l’arte alla foto

È morto all’età di 89 anni il fotografo di moda Gian Paolo Barbieri. Ritenuto da molti anticonvenzionale per l’estetica azzardata e l’approccio culturale, si è più volte ispirato all’arte nella realizzazione dei suoi scatti. “Adoro la pittura, ho dipinto diverse cose e lo stile di Gauguin è quello che mi ha sempre appassionato di più”, affermava Barbieri in un’intervista ad Artribune, “ma in fotografia ho cercato di simulare l’effetto della pittura a olio mettendo sull’ottica della vasellina; spesso le scenografie le dipingevo io: costruivo delle vere e proprie ambientazioni che ricordassero qualche dipinto in particolare o lo stile di un pittore che amo”. Così Barbieri raccontava il suo processo creativo influenzato dall’arte, come la campagna realizzata per Vivienne Westwood nel ’98 in cui decise di rappresentare una ragazza seduta all’interno di una stanza di Matisse. Perché, riprendendo le sue parole, l’arte è il motore della mia fotografia, senza questa avrei una visione ridotta del mondo”.

© Gian Paolo Barbieri – Vivienne Westwood, Londra, 1998. Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri 29 ARTS IN PROGRESS gallery
© Gian Paolo Barbieri – Vivienne Westwood, Londra, 1998. Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri 29 ARTS IN PROGRESS gallery

Chi è il fotografo Gian Paolo Barbieri

Classe 1935, Barbieri nasce in Via Mazzini a Milano da una famiglia di grossisti di tessuti. Eppure parte dal teatro diventando attore, operatore e costumista insieme a “Il Trio”, gruppo teatrale formato con due suoi amici. In breve tempo gli viene affidata una piccola parte non parlata in Medea di Luchino Visconti. Frequenta poi i salotti della Roma della Dolce Vita durante gli Anni Sessanta, che abbandona per diventare assistente di Tom Kublin, fotografo del magazine Harper’s Bazaar venuto a mancare solo dopo 20 giorni dalla sua assunzione. Nel 1964 torna a Milano aprendo il suo primo studio fotografico, dove comincia a lavorare nella moda scattando campionari e pubblicando servizi fotografici su Novità, la rivista che nel 1966 diventa Vogue Italia.

© Gian Paolo Barbieri Isa Stoppi in Coppola&Toppo, Milano, 1968. Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri 29 ARTS IN PROGRESS gallery
© Gian Paolo Barbieri Isa Stoppi in Coppola&Toppo, Milano, 1968. Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri 29 ARTS IN PROGRESS gallery

La fotografia di moda secondo Gian Paolo Barbieri

Pian piano, Gian Paolo Barbieri trova il suo spazio nel fashion system. Tra magazine patinati e set, ha creato alcune tra le campagne pubblicitarie più note del secolo scorso, da Maison Valentino ad Armani, senza tralasciare Versace e Dolce&Gabbana: la sua partecipazione nella fotografia di moda è stata massiccia specialmente durante gli Anni ‘80 e ‘90, in concomitanza con la conquista del Made in Italy e del prêt-à–porter italiano. “In questo momento storico c’è un particolare attaccamento al ventennio Ottanta – Novanta, ma lo sguardo che si concentra soltanto sull’estetica di quegli anni è un modo per mantenere intatto un filo che ricolleghi il nostro mondo con quelli che non esisteranno più”. Così Barbieri spiega la costante ossessione per il periodo del suo massimo successo, descritto attraverso la ciclicità della moda che “torna e va per poi tornare ancora”.

© Gian Paolo Barbieri – Aly Dunne in Gianfranco Ferré, Milano, 1992. Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri 29 ARTS IN PROGRESS gallery
© Gian Paolo Barbieri – Aly Dunne in Gianfranco Ferré, Milano, 1992. Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri 29 ARTS IN PROGRESS gallery

Il rapporto tra Gian Paolo Barbieri e le celebrità

Personaggi della scena come Diana Vreeland, Yves Saint Laurent e Richard Avedon sono stati parte della sua storia quanto le collaborazioni con le attrici più celebri, da Audrey Hepburn a Veruschka e Jerry Hall. “Un tempo le icone erano molte meno ed era sicuramente più complicato guadagnarsi quel riconoscimento”, rispondeva Barbieri all’apparente inferiorità delle celebrità odierne percepita dal pubblico. “Vi erano parametri più selettivi e diversi da quelli di oggi e arrivare a mostrarsi implicava uno sforzo molto elevato, il raggiungimento della fama era un arduo percorso”. E anche se il fotografo anticonvenzionale della moda ha immortalato alcune tra le celebrità più importanti, tipo Monica Bellucci, ci confidò di non aver “mai inteso la bellezza come paradigma di bello; non esiste un bello oggettivo, ho sempre voluto far scaturire una reazione di fronte alle mie foto”. Ma di questo e tanto altro si parla nel docufilm L’uomo e la bellezza, prodotto da Wanted Cinema, sul fotografo della moda che ha reso le immagini dei piccoli dipinti (o set cinematografici). Rivoluzionando il modo di raccontare i vestiti, prima di lui sicuramente più statico e meno azzardato.

Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri
Courtesy of Fondazione Gian Paolo Barbieri

La Fondazione Gian Paolo Barbieri

Il fotografo, per promuovere la fotografia storica e contemporanea, ha avviato nel 2016 la Fondazione Gian Paolo Barbieri, a Milano. È un’istituzione culturale che opera nel settore delle arti visive e che persegue finalità di promozione della figura artistica del Fondatore, delle sue opere fotografiche e di tutti i beni materiali e immateriali che ne testimonino l’attività artistico-creativa. L’attività della Fondazione pone le sue basi sull’archivio che conserva tutto il patrimonio artistico di Barbieri, ponendosi come scopo principale la conservazione, archiviazione e autenticazione dell’archivio e delle opere del fotografo. A tutto ciò, si aggiungono attività legate alla formazione dei giovani in collaborazione con istituzioni universitarie ed artistiche per visite in sede, workshop e attività formative coerenti con le finalità sociali, che mantengono vivo il ricordo di Gian Paolo Barbieri.

Giulio Solfrizzi

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Giulio Solfrizzi

Giulio Solfrizzi

Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.

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