Cosa c’entrano gli stadi con la rigenerazione urbana? Ad Arezzo progetto pionieristico

Per la prima volta in Italia, nella città di Vasari il restyling dello stadio esistente seguirà i criteri della Leggi Stadi approvata nel 2021. Affidato a M28Studio, il progetto concepisce l’impianto come “un’infrastruttura urbana di servizio multifunzionale”. Con l’ambizione dell’apertura tutto l’anno

Mentre a Firenze nell’estate 2025 partirà la cantierizzazione dell’impianto intitolato ad Artemio Franchi, con l’obiettivo di concludere il primo lotto dei lavori in tempo per il centenario della Fiorentina (nel 2026), ad Arezzo si sta provando ad applicare – per la prima volta in Italia – la cosiddetta “Legge stadi”, in vigore dal 2021. Sviluppato da M28Studio in collaborazione con Studio SPSK*, il progetto promosso dall’attuale proprietà della S.S. Arezzo punta a ridefinire la struttura e le funzioni dell’esistente stadio comunale, con l’obiettivo di generare ricadute su un intero quadrante della città. Un investimento di circa 28 milioni di euro, sostenuto dalla S.S. Arezzo, con traguardo temporale 2030.

La “Legge stadi” e la rigenerazione degli impianti per il calcio nelle città medie italiane

Si tratta di un modello di intervento che secondo l’architetto Carlo Antonio Fayer (M28studio), coordinatore del team di lavoro, potrebbe fare scuola nelle città medie italiane, in larga parte contraddistinte dalla presenza di impianti vetusti, sottoutilizzati, costruiti in fasce urbane un tempo marginali che, nel corso dei decenni, hanno progressivamente conquistano un’imprevista centralità. “Arezzo, così come Mantova, solo per citare un altro esempio, sono città tra 50.000 e 100.000 abitanti nelle quali nel dopoguerra gli stadi sono stati costruiti in aree periferiche, poi inglobate alla città. La rigenerazione urbana e i nuovi strumenti normativi ci offrono oggi la grande occasione di ripensare questo patrimonio, accomunato da caratteristiche analoghe: in molte città medie italiane gli stadi, che sono di proprietà comunale, sono attivi da circa sessant’anni, versano spesso in condizioni fatiscenti e sono stati oggetto di interventi frammentati nel corso del tempo” spiega Fayer ad Artribune. Un’ulteriore riflessione, secondo l’architetto, meritano poi le dotazioni interne (con spazi in larga parte progettati in primis per rispondere esigenze del calcio) e le conseguenti modalità di uso degli impianti, di fatto aperti per un numero limitato di giornate all’anno in occasione delle partite. Cosa fare? “Non si tratta solo di disporre nelle nostre città di stadi più comodi, più sicuri, più accoglienti” prosegue Fayer. L’ambizione è infatti provare a concepirli come “infrastrutture urbane di servizio, non più limitate alle aperture per la partita settimanale, ma pienamente multifunzionali e capaci di ospitare attività ed eventi durante tutto l’anno”.

Il progetto dello stadio comunale Città di Arezzo

Ampiamente espressa negli stadi di nuova generazione, come dimostrano tra gli altri alcuni recenti progetti in Arabia Saudita, la “vocazione multifunzionale” potrebbe dunque contribuire a riscrivere il futuro di decine di impianti (e di quartieri) in giro per l’Italia. Accanto allo sport, nel progetto aretino si collocherebbero quindi gli eventi e gli spettacoli. Previste una zona commerciale di 1500 mq (con ristorazione e servizi) e un’area direzionale (con uffici e spazi per eventi in locazione): alla loro attrattività contribuirebbe la riqualificazione degli spazi esterni, con un anello verde attorno all’impianto, un’area verde flessibile e un sistema di accessi pedonali. Per i progettisti si qualificherebbe come una nuova “piazza urbana, in grado di “esaltare la nuova vocazione dello stadio come luogo di aggregazione per la città”. Focalizzando l’attenzione sulla struttura esistente, l’intervento punta al mantenimento della sola tribuna centrale (oggetto tuttavia di una profonda ristrutturazione, necessaria per poter integrare al suo interno nuovi servizi); demolizioni in vista per entrambe le curve (da sostituire con tribune laterali in grado di migliorare la visibilità) e per la tribuna Maratona. Dotato di 12.500 posti a sedere coperti, il futuro stadio di Arezzo verrebbe riqualificato per ottenere le omologazioni previste dai criteri infrastrutturali di FIGC, Lega Serie A, Serie B e UEFA.

Stadi come “infrastrutture urbane di servizio”

Il primo passaggio burocratico ha intanto segnato un punto a favore del progetto. La conferenza dei servizi preliminare, convocata dal sindaco di Arezzo e svoltasi lo scorso 10 dicembre alla presenza di rappresentanti degli uffici comunali, degli enti istituzionali e dei gestori dei servizi di pubblica utilità, ha infatti espresso unanime parere favorevole al Documento di fattibilità relativo alla riqualificazione dello stadio. In attesa dei prossimi step, Fayer sottolinea come l’intervento restituirebbe alla città “un luogo aperto a tutti i cittadini, tutto il giorno, tutti i giorni, tutto l’anno”. Il tutto, secondo le previsioni, non prima del 2030. Si punta, infine, alla sua completa autosufficienza dal punto di vista energetico, attraverso un “sistema di pannelli fotovoltaici sulle coperture da 1,3 MWp”, oltre al recupero delle acque privane e alla mitigazione della produzione di C02 mediante nuove piantumazioni.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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