A Roma torna il Festival Fotonica. L’intervista a Gianluca Del Gobbo
Il festival internazionale che celebra le arti audiovisive digitali ospita installazioni immersive, live audio-video, workshop, e performance di artisti da 19 Paesi. Ne abbiamo parlato con il direttore creativo
Roma si trasforma nel cuore pulsante dell’arte digitale grazie all’ottava edizione di Fotonica, festival internazionale che celebra le arti audiovisive digitali che ha la luce – il fotone, per la precisione – come elemento protagonista, riunendo installazioni immersive, live audio-video, workshop, e performance di artisti da 19 Paesi. Con eventi distribuiti tra l’Accademia d’Ungheria e il futuristico Chromosphere Dome, fino al 21 dicembre Fotonica combina tradizione e innovazione, offrendo esperienze che spaziano dal videomapping all’arte sostenibile.
Il programma di Fotonica 2024
Il programma è ricco e variegato: il Chromosphere Dome, nuova location del festival, ospita proiezioni a 360 gradi, performance immersive e attività per tutte le età. Durante il giorno, i bambini possono partecipare a workshop creativi come Fulldome for Kids e decorare palline di carta riciclata, mentre la sera il pubblico può ammirare le proiezioni di artisti internazionali e i videomapping mozzafiato. Parallelamente, talk e laboratori per adulti approfondiscono temi legati alla sostenibilità e all’impatto delle arti digitali.
Tra i protagonisti della manifestazione, ci sono numerosi artisti internazionali – tra cui spiccano la canadese Lydia Yakonowsky, il brasiliano VJ Spetto, l’artista thailandese Ployz e l’austriaco Monocolor, solo per citarne alcuni – animeranno le serate con live audio-video performance che esploreranno futuri distopici, città ultramoderne e paesaggi cosmici, regalando al pubblico esperienze sensoriali uniche. In questa cornice, Gianluca Del Gobbo, direttore artistico e mente creativa di Fotonica, ci svela in un’intervista i dettagli del festival, il suo ruolo nel panorama artistico internazionale e la visione futura per questa manifestazione che continua a innovare e affascinare.
L’intervista a Gianluca Del Gobbo, direttore artistico di Fotonica
Qual è l’obiettivo che vi ponete con questa edizione del festival?
L’obiettivo di Fotonica 2024 è di consolidare il festival tra le principali piattaforme internazionali, realizzando un programma che metta in luce le avanguardie delle arti digitali. Sarà importante coinvolgere artisti e pubblico in esperienze immersive e innovative, rafforzando la connessione con la comunità locale e internazionale.
Ci sono spettacoli o artisti che consideri particolarmente rappresentativi di questa edizione?
Sì, ce ne sono tanti e fare una scelta è difficile, considerato anche il livello straordinario delle opere presentate, sia nei video della cupola sia nei live. Volendo però premiare alcune proposte significative, vorrei citare all’Accademia d’Ungheria in Roma Modulator V3, l’installazione del celebre artista ungherese Dávid Ariel Szauder ispirata all’iconico Light Prop for an Electric Stage (1930) della figura di spicco della Bauhaus, László Moholy-Nagy. Un omaggio che coniuga passato e contemporaneità, in un dialogo tra storia dell’arte e innovazione tecnologica. Tra i nove live ospitati nei due fine settimana al ChromosphereDome spiccano invece l’artista austriaco Monocolor, che ha aperto il festival con il suo Entangled Structures, performance audiovisiva che genera una scultura virtuale composta da stringhe monocromatiche in continua evoluzione; l’ungherese Kati Katona, che con Continuum invita il pubblico a immergersi in un viaggio nella natura non lineare e stratificata del tempo; lo svizzero Milian Mori che presenta DOM1, una performance che fonde danza, algoritmi e musica minimale; e lo scozzese Konx-om-Pax che chiude il festival con Uaxuctum, un’esperienza audiovisiva in cui suono e luce si fondono in uno spettacolo sinestetico ed emozionante.
Un termine sempre più “gettonato” in campo artistico è quello dell’immersività. Come si pongono Fotonica e gli spettacoli audio-visual in questo contesto?
Il concetto di immersività non è solo un fine, ma un mezzo attraverso cui gli artisti coinvolti riescono a creare esperienze che vanno oltre la semplice fruizione visiva e sonora, invitando il pubblico a sentirsi parte integrante delle opere stesse. Proprio per questo è emblematico il Chromosphere Dome, uno spazio unico dove le performance audio-visuali si trasformano in esperienze totalizzanti, con immagini e suoni che avvolgono completamente lo spettatore dissolvendo i confini tra reale e virtuale. Questo spazio diventa una sorta di laboratorio sensoriale, dove gli artisti possono sperimentare nuove narrazioni, esplorando il potenziale delle tecnologie immersive.
Fotonica, gli artisti emergenti e l’arte digitale
In che modo il festival supporta giovani artisti o artisti emergenti?
Attraverso diverse iniziative, come la residenza artistica che permette ai partecipanti di lavorare a contatto con professionisti del settore esplorando nuove tecniche e idee. I workshop gratuiti, alcuni dei quali dedicati anche ai più piccoli, offrono momenti di formazione e condivisione, promuovendo la crescita di nuovi talenti nelle arti digitali audiovisive. Fotonica si impegna a dare visibilità agli artisti emergenti attraverso spazi espositivi dedicati e performance live, offrendo loro una piattaforma internazionale dove presentare il proprio lavoro e connettersi con un pubblico più ampio.
Negli ultimi anni il tema dell’arte digitale ha attirato sempre più curiosi, ampliando il bacino di quella che tempo fa era una nicchia. In questo senso, com’è cambiata, secondo te, la ricezione della manifestazione?
Se in passato Fotonica era frequentata principalmente da appassionati e addetti ai lavori, oggi attira un pubblico molto più variegato, composto anche da neofiti e curiosi che si avvicinano per la prima volta a queste forme artistiche. La crescente accessibilità delle tecnologie digitali e la diffusione di installazioni immersive nei contesti più disparati hanno contribuito a rendere l’arte digitale più familiare e affascinante per un pubblico più ampio: di conseguenza, Fotonica è diventata una piattaforma sempre più inclusiva, capace di coniugare sperimentazione artistica e divulgazione, offrendo esperienze che emozionano, educano e sorprendono.
Laura Cocciolillo
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