Andrea Gualandri – F for Fake: il cinema inesistente

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO ROCCA DI DOZZA
Fondazione Dozza Città d’Arte Piazza Rocca, 6/a - 40060, Dozza, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da lunedì a sabato: 10-13 e 14-18
domenica e festivi: 10-18

Biglietti

L’ingresso alla mostra è compreso nel biglietto del Museo della Rocca di Dozza.

Artisti
Andrea Gualandri
Generi
arte contemporanea, personale

Il titolo, un omaggio al celebre film “F come falso” di Orson Welles, invita il visitatore a entrare in una dimensione sospesa tra realtà e immaginazione, dove l’illusione diventa un’opera d’arte.

Comunicato stampa

L’esposizione si sviluppa in una galleria di oltre venti poster cinematografici dipinti ad acrilico. A un primo sguardo, queste locandine sembrano rappresentare film famosi, richiamando atmosfere del passato e icone del cinema d’epoca; tuttavia, si tratta di finzioni elaborate dall’artista, che crea un archivio di pellicole mai esistite. Attraverso una sapiente padronanza della pittura e uno sguardo concettuale raffinato, Gualandri ci conduce in un gioco intellettuale in cui l’arte si mescola con l’estetica della pubblicità cinematografica, rievocando la storia del poster e la sua evoluzione da fine Ottocento.
Ogni poster è affiancato da un testo che approfondisce il legame tra la finzione visiva e i riferimenti iconografici che l’hanno ispirata. Gualandri si rifà agli artisti pionieri del poster come Jules Chéret e Henri de Toulouse-Lautrec, e trae ispirazione dall’epoca d’oro del cinema, quando volti e colori vivaci diventavano elementi essenziali per catturare l’attenzione. L’artista utilizza questi elementi iconici per mascherare la finzione, creando opere che restano sospese tra cinema, immaginazione e riflessione sul potere dell’immagine.
In una sezione dedicata della mostra, sarà esposto anche il bozzetto dell’opera “A proposito della Signora”, realizzata nel 2017 durante la XXVI Biennale del Muro Dipinto di Dozza. Quest’opera murale, situata in Vicolo Campeggi come un vero e proprio manifesto cinematografico, richiama l’illusione che nel borgo si possa trovare un cinema all’aperto, amplificando la poetica del legame tra immagine e immaginazione.
Andrea Gualandri, nato a Reggio Emilia nel 1978 e diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna, è un artista versatile che si occupa di grafica, fumetto, illustrazione e pittura, e insegna disegno e discipline pittoriche come educatore atelierista.
Con questa mostra, Gualandri interpreta in modo originale il pensiero del regista Wim Wenders: “I grandi film iniziano quando usciamo dal cinema.” Attraverso i suoi dipinti, l’artista ci invita a viaggiare oltre il visibile, esplorando i confini tra ciò che appare e ciò che potrebbe essere.
“Il manifesto – specifica l'artista Andrea Gualandri - è uno strumento di comunicazione affascinante perché ha la capacità di sintetizzare in un'unica immagine numerosi linguaggi artistici come: il disegno, la pittura, la fotografia, la narrazione. La parte più interessante dell’opera finita è proprio la capacità evocativa di una storia che va al di là del quadro e oltre lo schermo del cinema. Riesce a dare allo spettatore tutti gli elementi per stimolare a più livelli il suo immaginario, quasi fosse un’opera collettiva inventata dall’artista e portata avanti dal pubblico”.
“Gualandri – dichiara Lisa Emiliani, presidente della Fondazione Dozza Città d'Arte- con ironia e profonda conoscenza del mestiere del pittore di cinema, si inserisce nel panorama culturale di un’Italia in pieno boom economico, quello degli anni ’70 e ’80 che vuole come protagonisti dei film modelli di una vita agiata e di storie adrenaliniche. In Gualandri resta però traccia anche della forza dei colori e delle composizioni del movimento Neorealista che ha portato sul grande schermo storie di povera gente. Come ogni abile falsario, l’autore parte da una profonda conoscenza del manifesto cinematografico, cogliendone tutti i tratti distintivi che si traducono in un efficace inganno.
Per questo la ricerca artistica di Gualandri è elegante e colta in superficie, ma profonda nel toccare le corde delle basi neuronali che attivano memoria ed emozioni dello spettatore di un film mai girato”.