La più importante scultura della mostra del Futurismo a Roma ritirata dal prestatore: “Preoccupato che la danneggiassero”
Dopo tutte le discussioni sorte intorno all’opera di Boccioni, la scultura più famosa de “Il tempo del Futurismo” alla GNAMC, il prestatore Bilotti la ritira dalla mostra e spiega ad Artribune il perché
“Sinceramente, dopo tutte le discussioni e a fronte delle rivelazioni emerse e pubblicate sul quotidiano La Repubblica circa le reali ragioni dell’assenza di Antigrazioso, ho deciso di ritirare l’opera dalla mostra”. Così esordisce Roberto Bilotti, prestatore di Forme uniche della continuità nello spazio la scultura di Umberto Boccioni più popolare a Il tempo del Futurismo, alla GNAMC di Roma.
Le vicende che hanno portato al ritiro dell’iconica scultura di Boccioni
Per capire le ragioni del ritiro abbiamo ripercorso l’intera vicenda con il prestatore Roberto Bilotti. “Sono alquanto amareggiato. Ho soprasseduto su molte questioni, ho cercato di essere accomodante e aperto al dialogo ma adesso sono giunto al limite. L’opera è stata mortificata e vessata in tutti i modi. Collocata in un corridoio buio (anche per la convivenza con l’installazione luminosa), di passaggio; attraversato il giorno dell’opening da circa 1.500 persone, con il rischio di finire a terra, come accade all’esemplare di Milano, distrutto per il 38%”.
“La scultura era stata posizionata dapprima contro il muro”, ha proseguito, “poi al centro. Successivamente, il 12 dicembre è stata rimossa, con decisione arbitraria della direzione, poi ricollocata nuovamente al centro. Poco dopo ancora rimossa poi ripristinata. Insomma, mi sono cominciato a preoccupare, soprattutto alla luce della natura di queste movimentazioni, rivelata dallo stesso curatore Gabriele Simongini a Repubblica. Modalità che hanno portato all’assenza di Antigrazioso, terza celebre scultura prevista in mostra, danneggiata proprio durante gli spostamenti. A detta del curatore stesso” ha proseguito Bilotti citando Simongini: “Il danno si è verificato mentre la ditta incaricata stava spostando l’opera. Del resto”, ha aggiunto, “se gli spostamenti sono continui, secondo gli umori della direttrice, il rischio di danneggiamento aumenta. In particolare, se tali movimentazioni vengono effettuate al buio e senza autorizzazione né della proprietà, né, tantomeno, del fantomatico comitato organizzativo”. Insomma continui e nevrastenici traslochi di opere non solo hanno preoccupato Bilotti, ma avrebbero condannato un’altra opera (questa di proprietà della GNAMC) a subire un grave danno.
L’epilogo amaro delle avventure del bronzo di Boccioni alla GNAMC
Quindi, il 20 dicembre, la scultura di Boccioni che maggiormente incarnava lo spirito della mostra lascia la GNAMC. “Un vero peccato” commenta il prestatore, “per l’istituzione, per la mostra, per l’Italia. A quanto pare era l’opera più fotografata e presente sui social, scelta per i selfie perché parte dell’immaginario collettivo. E poco importa” ha proseguito “se sia stata tratta da un gesso o da un passaggio tecnico in bronzo. L’unica cosa che conta per i visitatori è il suo essere una traduzione fedele che emoziona e coinvolge”.
“Mi preme ricordare tra l’altro” ha aggiunto ancora Bilotti “che Forme uniche della continuità nello spazio era stata richiesta con la denominazione: ‘Boccioni, Forme Uniche della continuità nello spazio, donazione Bilotti’ un anno fa dal direttore dei musei Massimo Osanna alla Galleria Nazionale di Cosenza. Opera” ha ribadito “dichiarata di interesse particolarmente importante con Decreto n° 77/ 2013. Per ragioni di costi è stata sostituita con la gemella di stessa tiratura che, nel frattempo, rientrava dall’Onu, dopo il tour mondiale condotto dal Ministero degli Esteri. Inoltre, rispetto alla presentazione internazionale come icona della cultura italiana nel mondo”, ha ricordato il prestatore, “la direttrice ha imposto una serie di didascalie fuorvianti, ribattezzando la scultura senza alcuno scrupolo di smentire il Comitato scientifico della Farnesina e il catalogo ‘La grande visione italiana’. Gesto con cui implicitamente la Mazzantini ha dichiarato che il Governo italiano ha proposto una riproduzione e non un’opera in piena regola, andando a smentire quanto scritto dal Ministro Antonio Tajani nel catalogo. Come se il Governo e chi lo presiede avessero deliberatamente ingannato importanti istituzioni internazionali”.
Per concludere una nota sulla misteriosa assenza di Antigrazioso di Boccioni
Le più recenti discussioni sulla mostra sono state incentrate sull’assenza di Antigrazioso, gesso patinato, 1912-13, inserito ad agosto nell’elenco delle opere e poi assente dalla mostra, per quanto già esposto nell’allestimento permanente della GNAMC. Un’assenza dovuta, secondo il curatore, a un danneggiamento avvenuto in sede di allestimento; ma imputata dalla direttrice: “Ad alcune criticità emerse durante la procedura interna di revisione conservativa preliminare dell’opera, per cui si è ritenuto opportuno approfondire le cause del fenomeno di alterazione“. Tuttavia, pare che non si trattasse affatto di una “revisione preliminare“, né di “ragioni cautelative”. Piuttosto i motivi dell’assenza, come dichiarato da Simongini, pare siano dovuti a un incidente occorso durante l’allestimento che, nonostante il restauro, pare abbia provocato un danno permanente. La direttrice della GNAMC ha mentito? E se lo ha fatto perché lo ha fatto? Ebbene, dopo 72 anni di permanenza alla Galleria Nazionale, cui era stato affidato nel 1952 dalle eredi Marinetti dopo essere scampato alla furia distruttrice del 1927 Piero da Verona, il gesso è stato danneggiato nel novembre 2024. Per concludere, delle tre sculture di Boccioni previste in mostra, l’unica superstite è Sviluppo di una bottiglia nello spazio; opera, come già raccontato, realizzata da Marco Bisi, sulla base di mere suggestioni derivanti dalle foto del gesso di Boccioni andato purtroppo distrutto.
Ludovica Palmieri
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