Gli alberi di Natale sostenibili progettati da architetti e designer. Le foto
Simbolo del Natale amato da grandi e piccini, e per questo presente in quasi tutti i luoghi pubblici, il tradi-zionale abete addobbato a festa è anche l’installazione effimera per eccellenza, fatta per durare una manciata di settimane. Vi raccontiamo alcuni progetti d’autore in cui l’upcycling e la circolarità giocano un ruolo importante
Questo è il periodo dell’anno in cui tutto brilla, e in cui le città, i centri commerciali e perfino gli hotel di lusso fanno a gara per proporre l’albero di Natale più sorprendente. C’è chi punta sulle dimensioni monumentali, sull’effetto scenografico con centinaia di lampadine e decorazioni o sulla caratterizzazione tematica. C’è chi fa sparire del tutto l’abete della tradizione sostituendolo con giochi di luci o evocativi fasci di Led. Nella frenesia generale di “fare di più”, c’è anche – e verrebbe da dire per fortuna – chi ha scelto di andare in diminuendo progettando alberi che hanno come punto di forza il ridottissimo impatto ambientale.
L’albero di lampadine riciclate firmato 5.5 Designers a Parigi
Dall’inizio di dicembre a Parigi, nel cortile d’onore dell’Hôtel de la Marine, un sontuoso palazzo storico affacciato su Place de la Concorde (sede tra le altre di una notevole collezione privata di arte applicata con pezzi da tutto il mondo), fa mostra di sé un albero elementare immaginato dai designer Claire Renard e Jean-Sébastien Blanc, due dei fondatori dello studio 5.5. La struttura è, appunto, semplicissima: un telaio di legno di abete locale e metallo al quale sono sospese duemila lampadine usate raccolte nelle case dei francesi nell’ambito di una iniziativa organizzata dall’impresa sociale Ecosystem che dopo l’Epifania saranno reimmesse nella filiera del riciclo. Secondo i creativi, che sono tra i pionieri dell’upcycling e si caratterizzano fin dall’esordio per un approccio responsabile al design basato sulla lotta agli eccessi consumistici con le armi del minimalismo e dell’ironia, si tratta di un modo per interrogarsi sugli sprechi connessi alle feste di fine anno e sul significato delle luci natalizie in un momento storico in cui tanti avvertono la necessità di tornare a festeggiamenti più essenziali e più frugali. Nel loro curriculum troviamo un altro progetto di upcycling legato agli alberi di Natale, Mon beau sapin (“mio bell’abete”), del 2008: in quell’occasione, i 5.5 avevano recuperato una serie di alberi “vigliaccamente abbandonati sui marciapiedi” della capitale francese dopo le feste e avevano usato i loro rami per confezionare delle lampade in edizione limitata.
La circolarità secondo Kengo Kuma
L’archistar giapponese Kengo Kuma ha progettato due alberi in legno destinati agli alberghi della catena Edition a Tokyo, nei quartieri di Ginza e Toranomon, pensando già a quello che succederà alla fine del loro ciclo di vita. Kigumi (un termine che indica una tecnica millenaria di assemblaggio del legno) ha una linea più austera e spigolosa, Komorebi (la luce che filtra tra le fronde degli alberi) ha forme più accoglienti frutto della ripetizione di un modulo circolare e dell’alternanza di pieni e di vuoti. Entrambi sono il risultato dell’assemblaggio di elementi lignei di essenze diverse – acero, rovere, Castro Aralia, noce giapponese e americano – scartati dall’industria. Una volta esauritasi la funzione dell’albero di Natale, questi componenti saranno recuperati e riutilizzati per dare vita a dei tavoli, pezzi unici realizzati in collaborazione con il brand Karimoku e destinati a essere venduti all’asta. L’intervento di Kengo Kuma è parte di un progetto di più ampio respiro: la catena alberghiera parte della galassia Marriot ha chiesto infatti a una serie di artisti e designer di disegnare alberi d’autore per i suoi hotel in giro per il mondo. Tra loro c’è anche la stilista Hillary Taymour, fondatrice del brand newyorchese Collina Strada conosciuto per le sue creazioni sostenibili e genderless, che ha immaginato due abeti vestiti a festa ma in maniera responsabile, con un tripudio di fiocchi e nastri creati con gli scarti di lavorazione delle ultime collezioni.
L’albero di sedie di Ron Gilad a Milano
Un altro modo per ridurre gli sprechi è utilizzare qualcosa che esiste già e che ha già una sua funzione bel precisa. È il caso, per esempio, della sedia Porta Volta di Molteni&C, disegnata da Herzog e de Meuron in una versione speciale per la sala di lettura della National Library di Israele a Gerusalemme e protagonista assoluta dell’installazione a forma di albero di Natale curata da Ron Gilad per lo showroom di UniFor in viale Pasubio, all’interno dell’edificio di vetro e cemento (progettato dagli stessi architetti svizzeri) che ospita anche la Fondazione Feltrinelli. A comporre la sagoma a forma di cono dell’abete natalizio sono tre piani di sedute rivestite in velluto bianco, inframezzati da piattaforme di vetro e sormontati da una stella luminosa progettata dal designer israeliano. La sera, l’installazione, visibile anche dalla passeggiata Pasternak, si anima con giochi di luci e colori.
Giulia Marani
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