Àngoli – Festival Internazionale d’Arte

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO MURAT
Piazza Del Ferrarese , Bari, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
27/12/2024
Generi
arte contemporanea, festival

Spazio Murat continua con la sua ricerca multidisciplinare ed è felice di presentare la seconda edizione di Àngoli – Festival Internazionale d’Arte.

Comunicato stampa

Spazio Murat continua con la sua ricerca multidisciplinare ed è felice di presentare la seconda edizione di Àngoli – Festival Internazionale d’Arte dal 27 al 29 dicembre a Bari.

I luoghi nei quali si svolgerà il festival sono: Spazio Murat e Kursaal Santalucia nella sua nuova veste.

Àngoli sta per obliquo, ellittico, irregolare, scomodo, per cantuccio e linee spezzate, per la capacità dell'arte di rompere i giunti del linguaggio e della conoscenza. Per i riflessi che la vita collettiva ha sulle nostre e le nostre sulla vita collettiva. Come gli altri. Come dietro l'angolo e ciò che ci si trova.

Un’esperienza spigolosa, diversamente consapevole delle festività.

Àngoli è curato quest’anno da Massimo Torrigiani, direttore artistico del festival, che ne ha curato la prima edizione, e da Francesco Urbano Ragazzi, duo noto per la propria ricerca sull’intersezione tra cinema indipendente, arti visive e media digitali.

Il programma prevede una grande installazione, una serie di proiezioni, un concerto e incontri con artiste e artisti; opere nuove, mai viste prima in Italia o in Puglia, e produzioni inedite.

Dal 27 Dicembre al 2 Febbraio, allo Spazio Murat sarà in mostra Khandroma, una nuova installazione audio-visiva frutto della collaborazione tra Soundwalk Collective e Patti Smith, dedicata all’altrove, al vento, al respiro, alle danzatrici celesti tibetane.

Al Kursaal Santalucia, il 28 e 29 Dicembre, una rassegna di film e video d’avanguardia, corti, medi e lunghi, curata da Francesco Urbano Ragazzi, intitolata Save me from tears (Risparmiami le lacrime dai versi di “Last Christmas” dei Wham!). Il programma propone per la prima volta a Bari sul grande schermo opere storiche di Kenneth Anger (1927-2023) e Barbara Rubin (1945–1980), insieme a film video che hanno segnato l’ultimo decennio a firma di K.D. Davison, Chuck Smith, Susanne Sachsse e CHEAP collective, Annette Frick, Tamara Henderson, P. Staff, Akram Zaatari. Due retrospettive saranno dedicate al lavoro cinematografico di Cheryl Donegan, figura centrale dell’arte contemporanea americana, e di Invernomuto, tra le realtà italiane più originali e multiformi. Entrambe saranno anticipate dal dialogo degli autori con i curatori.

In chiusura del festival, la sera del 29 Dicembre, sempre al Kursaal Santalucia, l’ultimo documentario di Sebastiano D’Ayala Valva sulla esecuzione orchestrale di un brano senza spartito di Éliane Radigue e Carol Robinson, tra le musiciste più importanti di questo tempo, seguito da un concerto della stessa Robinson con il sassofonista francese Bertrand Gauguet.
Alle 15:30 di Domenica 29 Dicembre, la proiezione di Sirene di Ilaria Di Carlo, uno dei lavori vincitori dell’ultima edizione di The Next Generation - Short Film Festival, un concorso per cortometraggi che ogni anno a Bari dedica attenzione e spazio a filmmaker e videoartisti emergenti e indipendenti. Proiezione introdotta da Tita Tummillo, direttrice del Festival, e da Giusy Ottonelli, direttrice di Spazio Murat.

Àngoli – Festival Internazionale d’Arte è prodotto e organizzato da Spazio Murat e rientra nell’intervento “Promuovere il Cinema 2024”, finanziato dalla Regione Puglia e realizzato dalla Fondazione AFC a valere su risorse POC Puglia 204-2020, Azione 6.7.

La produzione di Khandroma e della serata dedicata alla musica di Éliane Radigue e Carol Robinson sono realizzate con la collaborazione dell’Agenda Cultura dell’Unione Buddhista Italiana.

Il festival è possibile, inoltre, grazie al contributo professionale, tecnico e collaborativo dei nostri sponsor:
IMAGO PLUS
Dmb Italia
Pepe Graphic Srl

www.spaziomurat.it
https://www.facebook.com/spaziomurat
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SPAZIO MURAT

KHANDROMA
Soundwalk Collective con Patti Smith
Installazione audio-video

Dal 28 Dicembre 2024 al 2 Febbraio 2025
Inaugurazione Venerdì 27 Dicembre alle 19

La ḍākinī
“La figura si presentava come una donna, ma dalle fattezze orrende, terribili, caratterizzate da trentasette segni di bruttezza. Zoppa, ferma su un bastone di appoggio, la figura mostrava infatti denti marci, occhi infiammati, la bocca storta, peluria rossiccia, bava alla bocca… L’orrenda donna non era altri che Vajrayoginī, la più grande tra le ḍākinī - in tibetano khandroma (mkha’‘gro ma), le danzatrici celesti, e i suoi trentasette caratteri di bruttezza rappresentavano i cosiddetti trentasette stadi dell’illuminazione, esperienze concepibili con le parole, certo, ma sperimentabili solo andando al di là di concetti e pensieri… Una danza infinita in cui coscienza ed esperienza, rappresentati nei dipinti tantrici attraverso l’unione danzante di un dio e una dea, fondono attraverso un contatto diretto, il trascendimento della frammentazione dei sensi, la bellezza al di là del recinto del vissuto abitudinario e dell’appreso definito da pensieri ordinari, idee convenzionali, afflizioni emotive”. (da “La ḍākinī” di Filippo Lunardo, in Khandroma LP e CD, Ubi Kū, 2024).

Nata dall’unione tra Soundwalk Collective e Patti Smith, e presentata qui per la prima volta, Khandroma attraversa registrazioni ambientali e riprese video fatte dai Soundwalk Collettive con il musicista Francisco López dentro e fuori i più remoti e antichi monasteri buddhisti dell'Alto Mustang, in Nepal - il vecchio Regno di Lo.
La continua trasformazione del vento in suoni, tra valli e vette ai confini col Tibet, dà la sensazione - rifratta dall’emissione audio multi-canale in sala - che gli altipiani dell’Himalaya siano lì per amplificare, fare da eco all’incontro tra ambiente, respiri, preghiere e canti. Tra bandiere, campane e mulini da preghiera - che girano di continuo sullo schermo al centro dell’installazione.
Una dimensione nella quale vagare, non pensare e andar per aria.
L’idea è che l’estraneazione - entrare esteticamente in un altro tempo e un altro spazio - abbia funzione oracolare. La traccia di una meditazione. Un corpo risonante delle mutazioni del vento; un movimento che penetra e si spezza tra legno, pietre, sale vuote e vesti monastiche.
È lo stesso respiro che attraversa la vita di tutti milioni di volte, un vento che connette interno ed esterno - un diverso sistema nervoso che si incarna nella voce-bocca-microfono di Patti Smith, mormorio, soffio, sussurro, danza. Leggera.

La musica di Khandroma è stata prodotta originariamente per un LP appena pubblicato da Ubi Kū, nuova collana discografica dell’Unione Buddhista Italiana dedicata alle relazioni tra cultura buddhista, musica e suono. La sua versione multi-canale, insieme al video in mostra, è stata prodotta per Àngoli.
Soundwalk Collective e Patti Smith collaborano dal 2013. Insieme hanno tenuto concerti, realizzato mostre e pubblicato dischi, collaborando con artisti come Mulatu Astatke, Tenzin Choegyal, Brian Eno, Charlotte Gainsbourg, Philip Glass, Jim Jarmusch, Laaraji, Lucy Railton, Anoushka Shankar, Kaitlyn Aurelia Smith e il Sufi Group of Sheikh Ibrahim.

 

KURSAAL SANTA LUCIA

SAVE ME FROM TEARS
a cura di Francesco Urbano Ragazzi

28 Dicembre, h 10.30 - 22.30
29 Dicembre, h 10:30 - 19:30

Manuale d’uso.
Fai-da-te. Fai da te! Fallo! Fallo per te stessə! Fallo con te stessə! Fallo e basta. Fai te stessə. Sii te stessə. Trova te stessə. Ricordati chi sei. Ricordati di fare da te. Fai quello che vuoi. Fai come ti pare. Fai da solə. Fai con niente. Fai come viene. Fai con quello che trovi. Fai con tutto. Fai con quello che ami. Fallo con chi ami. Fallo ancora.

INTRODUZIONE
Il Festival internazionale d’arte Àngoli ripopola lo spazio della sala cinematografica con le visioni e le sonorità del cinema d’artista con SAVE ME FROM TEARS, una rassegna natalizia dedicata alla fluidità e ai fluidi corporei a cura del duo Francesco Urbano Ragazzi.
Presentato nella maestosa sala del teatro Kursaal Santalucia, il programma di film e video istituisce un nuovo rito di fine anno per la fruizione delle immagini in movimento.

Attesi ospiti della rassegna sono l’artista newyorkese Cheryl Donegan, fin dai primi anni Novanta pioniera del cinema e della pittura femminista post-digitale; due pilastri della scena artistica transidentitaria berlinese quali Annette Frick e il collettivo CHEAP; e il duo di artisti italiano Invernomuto, noto per aver spinto la ricerca antropologica verso territori di fervida sperimentazione sonora e multimediale.

Le loro produzioni verranno esplorate nelle giornate del 28 e 29 dicembre in una serie di proiezioni che si terranno all’interno della sala cinematografica e in tre conversazioni dal vivo.

Assieme ai lavori di Donegan, CHEAP, Frick, e Invernomuto, verranno mostrati per la prima volta a Bari tre capolavori contemporanei che provengono da contesti geografici e culturali estremamente diversi. Ad accumunarli, la capacità di portare alla luce rituali e forme di vita sotterranee che, tra il politico, l’ecologico e il fantastico, ridefiniscono la materia umana fino a trascenderla: Dance to the End of Love del fotografo e cineasta libanese Akram Zaatari, Green in the Grooves della scultrice e filmmaker canadese Tamara Henderson, On Venus dell’artista e regista inglese P. Staff.

Due film storici fanno da guida alla programmazione, manifestando lo spirito di un Natale incendiario: Fireworks (1947) di Kenneth Anger e Christmas on Earth (1963) di Barbara Rubin. Due opere in grado di sovvertire l’immaginario della tradizione, lasciando irrompere sullo schermo la forza travolgente e liberatoria del desiderio sessuale. Anger (1927-2023) e Rubin (1954-1980) non si limitano a filmare lo stravolgimento dell’ordine domestico sull’onda della libidine, ma pongono le basi per lo sviluppo di un nuovo linguaggio poetico in cui le immagini sono pervase da una componente ritmica e musicale. Girati entrambi da enfants prodiges all’epoca neppure maggiorenni, i film hanno avuto un ruolo fondamentale nell’elaborazione delle estetiche queer e femministe, imponendosi come manifesti programmatici di un nuovo cinema visionario e indipendente.

Fireworks e Christmas on Earth rispondono ai sentimenti stereotipati del cinema commerciale con l’affermazione di impulsi più profondi che riguardano la vita nella sua imprevedibile frammentazione. Sono per questo i film ispiratori della rassegna SAVE ME FROM TEARS, ma anche i capisaldi imprescindibili del New American Cinema, un movimento di liberazione ed espansione del mezzo cinematografico capitanato negli Anni Sessanta da un poeta e regista lituano trapiantato a New York: Jonas Mekas (1922-2019). La portata delle rivoluzioni condotte da Mekas, Rubin e Anger, insieme a Warhol, i Velvet Underground, Yoko Ono, Allen Ginsberg, Jack Smith e moltissimi altri verrà approfondita con la visione di due documentari, per la prima volta mostrati a Bari.

Il primo è Fragments of Paradise di K.D. Davison, un lungometraggio dedicato alla prodigiosa biografia dell’esule Mekas e premiato a Venezia con il Leone d’Oro nel 2022. Il secondo è Barbara Rubin & the Exploding NY Underground di Chuck Smith, premiato nel 2019 al DART Film Festival di Barcellona per il ritratto senza precedenti della regista e della sua influenza sulle avanguardie artistiche americane.

Attraversando le generazioni, le contingenze storiche, geografiche e sociali, SAVE ME FROM TEARS traccia una sottile quanto profonda linea di continuità nel rimarcare il senso di comunanza nel fare arte partendo da sé.
Il duo di curatori Francesco Urbano Ragazzi commenta così la selezione: “Come gli esponenti del New American Cinema, anche Cheryl Donegan, CHEAP collective, Annette Frick, Akram Zaatari, Tamara Henderson, P. Staff, Invernomuto sono artefici e continuatori di un cinema do-it-yourself che non smette di affermare la propria inalienabile vitalità. Questi artisti si risparmiano e ci risparmiano i patetismi di rappresentazioni compiacenti per continuare a vivere gli schermi, le sale, i corpi come luoghi di desiderio e trasformazione.”

A questo processo trasformativo il pubblico è invitato a partecipare non come spettatore o discente, ma piuttosto come portatore di quesiti, esperienze e nuovi spiragli di visione. Per questo Àngoli si coalizza per l’occasione con un altro festival che in Puglia ha fatto del superamento delle barriere identitarie la propria bandiera: il Bari International Gender Festival (BIG). Insieme a lui, Àngoli 2024 sarà arricchito dalla partecipazione di un’altra eccellenza barese: l’Accademia del Cinema Ragazzi, una scuola di frontiera che ormai da quasi vent’anni opera nella formazione alle immagini in movimento come strategia di uscita dal degrado sociale.

 

 

 

 

 

 

 

FOCUS SULLE SEZIONI DELLA RASSEGNA

1. Christmas on Fire:
Kenneth Anger, Barbara Rubin, K.D. Davison, Chuck Smith.

Fireworks di Kenneth Anger e Christmas on Earth di Barbara Rubin sono le due opere che hanno ispirato l’intera rassegna. I due film scardinano le grammatiche del cinema narrativo, dando vita a un linguaggio in cui le immagini sono pervase da una componente ritmica e musicale.

Girato da un giovanissimo Kenneth Anger mentre i genitori trascorrevano un weekend lontani da casa, Fireworks combina le sonorità solenni da kolossal con fantasie erotiche di sottomissione. Questo inedito accostamento conferisce una tensione drammatica alla dimensione onirica del film, rimpiazzando le romantiche trame hollywoodiane con le fiammate di un ardore che divampa.
La proiezione del film sarà introdotta dal duo Francesco Urbano Ragazzi il 28 dicembre alle ore 11.

Allo screening dell’opera seguirà l’anteprima regionale di Fragments of Paradise di K.D. Davison, lungometraggio premiato con il Leone d’Oro al Festival di Venezia nel 2022 e dedicato alla biografia di Jonas Mekas – filmmaker che di Anger e Rubin fu il primo strenuo promotore.

Il documentario racconta la vita di Mekas attraverso i suoi cinediari, catturando lo spirito dell’avanguardia che il suo corpo di profugo ha incarnato. Poeta lituano arrivato esule a New York nel 1949, Mekas reinventò il mezzo cinematografico e le sue istituzioni, ponendo al centro del sistema produttivo le esigenze degli artisti. Autore prolifico che rese celebre il genere del diary film, Mekas fondò anche alcuni tra gli organi vitali del cinema indipendente mondiale: la rivista Film Culture, il New American Cinema Group, la Film-Makers’ Cooperative e gli Anthology Film Archives. Il documentario di K.D. Davison racconta le gesta di questo eroe dell’arte cinematografica attraverso filmati inediti e le testimonianze dei suoi amici, tra cui Martin Scorsese e Marina Abramović.

La seconda opera ispiratrice della rassegna, Christmas on Earth di Barbara Rubin, viene proiettata il 28 dicembre alle ore 17:00, preceduta da una conversazione con i curatori assieme ai fondatori del Bari International Gender Festival e di Sherocco. A partire dall’esempio di Rubin, i partecipanti cercheranno di fare il punto sull’evoluzione dei linguaggi queer in Italia.

Quella di Barbara Rubin è la leggenda di una diciottenne che con un gruppo di amici e una macchina da presa inventò un nuovo modo di fare e vedere il cinema. In quella che fu l'opera prima e ultima della regista, a essere filmato è un rituale orgiastico in cui l’accoppiamento tra esseri umani si moltiplica in infinite possibilità, fino a raggiungere l’astrazione. Per la prima volta nella storia del cinema i genitali sono protagonisti di un film non pornografico, peraltro girato da una donna. Questa rivoluzione dello sguardo si compie attraverso un gioco di continue sovrapposizioni che produce l’effetto vertiginoso di una danza. Nella sua forma originaria, Christmas On Earth si componeva di due proiezioni in simultanea disposte l’una sull’altra. Il film è per questo considerato una pietra miliare nella storia dell’expanded cinema.

La proiezione di Christmas on Earth è seguita dal documentario Barbara Rubin & the Exploding NY Underground, realizzato da Chuck Smith con la preziosa collaborazione di Jonas Mekas.
Premiato nel 2019 al DART Film Festival di Barcellona, il film offre un ritratto senza precedenti, in grado di tracciare la rete di relazioni che la regista americana fu in grado di intessere facendo da anello di congiunzione tra la Beat Generation, la Factory di Andy Warhol, il New American Cinema e la scena musicale newyorkese.

2. Terreno ultraterreno:
Akram Zaatari, Tamara Henderson, P. Staff, Annette Frick.

La giornata del 28 dicembre prosegue alle ore 16:00 con quattro film che in anni recenti e da prospettive differenti raccolgono l’eredità del cinema d’avanguardia e la proiettano nel panorama mediatico attuale.

Dance to the End of Love del libanese Akram Zaatari apre la mattinata sprofondando nell’inconscio surrealista del web. Una ballata fatta di clip Youtube provenienti dal MENA, che dipinge una mascolinità giocosa, acrobatica, a tratti fantascientifica e intensamente romantica. Il video sembra rappresentare una storia altra rispetto agli scenari di distruzione che in questi anni attraversano quella regione del mondo.

La selezione prosegue con Green in the Grooves dell’artista canadese Tamara Henderson, la quale cattura l’alchimia del proprio processo creativo attraverso la macchina da presa. Attraversando le profondità oscure della terra tra fusioni, scavi e compostaggi, volteggianti sculture totemiche riemergono alla luce del sole.

Gira attorno al patto tra essere umano, natura e tecnica anche On Venus di P. Staff, un video presentato in forma installativa alla Biennale di Venezia nel 2022 e proiettato su grande schermo in quest’occasione. In uno scenario post-umano che Staff colloca sul pianeta Venere si assiste alla disgregazione della materia, alla sua irrefrenabile mutazione.

A chiudere il ciclo Cosmic Elements, un’opera magistrale di Annette Frick. Come i famosi rayogrammi di Man Ray, si tratta di un film realizzato senza macchina da presa. A essere impressi sulla pellicola sono movimentati pattern generati da piante e liquidi seminali esposti alla luce.

3. Cheryl Donegan.
Retrospettiva in presenza dell’artista.

Sulla scia delle esperienze del cinema indipendente americano e della rivoluzione digitale si colloca l’opera della grande ospite internazionale cui il festival dedica un’ampia retrospettiva.

Cheryl Donegan torna finalmente in Italia dopo aver esposto il suo video-manifesto Head alla leggendaria Biennale di Venezia del 1993.

Proseguendo su schermo la propria pratica pittorica, L’artista statunitense si serve del mezzo audiovisivo per mettere in circolazione un immaginario femminista che si riappropria delle estetiche del consumo. Nelle opere di Donegan, segni e forme di scarso valore vengono riciclate in nuove composizioni ad altissimo capitale emotivo. L’artista mette in atto una radicale ecologia dell’immagine che precorre e scardina i meccanismi di produzione e trasmissione dei contenuti nell’epoca digitale.

Fonte di ispirazione imprescindibile per tanti autori della generazione post-internet, la pratica di Donegan verrà scandagliata attraverso la visione di nove folgoranti opere video. Dai primi lavori in cui performance e pittura confluiscono in una irriverente revisione dei canoni modernisti, alle appropriazioni di formati quali lo spot, il trailer, lo slideshow e il videoclip musicale, fino a opere interamente realizzate sui social media senza l’uso della telecamera.

La retrospettiva dedicata a Cheryl Donegan avrà luogo il 28 Dicembre alle ore 20:00 e sarà seguita da una conversazione dell’artista con Francesco Urbano Ragazzi.

4. Choose Mutation
Susanne Sachsse e CHEAP collective
Première nazionale

Alle ore 12:00 del 29 Dicembre uno speciale sarà dedicato a CHEAP, un collettivo berlinese che fa della mutazione il proprio elemento costitutivo. Di mutante il collettivo non ha solo il numero di partecipanti, ma anche le loro stesse identità. Tra i fondatori di questo corpo collettivo si possono annoverare il traduttore Daniel Hendrickson, l’artista e attrice Susanne Sachsse, l'accademico Marc Siegel, cui si aggiungono molti altri collaboratori: la performer Vaginal Davis, il gruppo musicale Xiu Xiu, il regista Bruce LaBruce…

L’attenzione si concentra in particolare su Susanne Sachsse e sulla sua recente collaborazione con la fotografa Annette Frick per una mostra negli spazi di Accelerator a Stoccolma la scorsa primavera. L’esposizione e il sodalizio con Annette Frick verranno raccontati da Francesco Urbano Ragazzi in un dialogo con la gallerista Clarissa Tempestini (ChertLüdde, Berlino). La conversazione introdurrà alla visione del video Choose Mutation diretto da Sachsse e co-firmato dal collettivo CHEAP.

Presentata per la prima volta su grande schermo, l’opera è un sofisticato dispositivo di ascolto e visione in cui il linguaggio si fa ritmo, codice e materia; un viaggio che passa dalle estetiche cyberpunk alle distopie post pandemiche, dalla poesia concreta alla dark wave. La colonna sonora rende lo spettacolo un’esperienza vibrante, in cui si stratificano testi di Sachsse e Marc Siegel, citazioni del filosofo trans-femminista Paul B. Preciado, registrazioni di suoni trovati, insieme alle musiche originali di Xiu Xiu.

5. Invernomuto.
Retrospettiva in presenza degli artisti.

Il 29 dicembre alle ore 18:30 una retrospettiva dedicata alla produzione video di Invernomuto chiude le intense giornate di incontri e proiezioni.

Il duo composto da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi sarà ospite del festival per dialogare con Francesco Urbano Ragazzi e con il pubblico, provando a condensare in una serata vent’anni di carriera.

Invernomuto indaga i topos della cultura popolare tracciando genealogie sorprendenti, in grado di ricollocare i più generali processi di mondializzazione entro contesti situati. Al cuore della pratica del duo, la ricerca sonora e audiovisiva prende i contorni di una contro-etnografia in cui i confini tra cultura di massa, folk e sottocultura vengono rimescolati.

Per la prima volta a Bari sarà possibile vedere, a ritroso nel tempo, alcuni dei principali episodi che hanno segnato la carriera del duo: da recenti videoistallazioni museali come Mangrovia – girata in Martinica assieme al compositore elettronico Low Jack – fino alle primissime opere in videotape come Catch Me When I Fall. In un registro che va dal poetico al paradossale, dal trailer al videoclip al documentario, la variegata produzione audiovisiva di Invernomuto permette di accedere a una dimensione spaziale e sensoriale che tende calorosamente alla fusione comunitaria.
KURSAAL SANTA LUCIA

STANDING WAVES (2024) di Sebastiano D’Ayala Valva
Proiezione in presenza degli artisti

Domenica 29 Dicembre alle 19:30

Standing Waves è un film-documentario su una straordinaria creazione per orchestra.
2023. La musicista e compositrice Carol Robinson è a Stoccarda per preparare con la SWR Symphonieorchester la prima esecuzione di Occam Océan Cinquanta, un brano che ha composto con Éliane Radigue, pioniera della musica elettronica che dal 2004 compone anche per strumenti acustici.
Ultranovantenne, Radigue si allontana ormai raramente dalla sua casa di Parigi e lascia che sia Robinson, che insieme a lei scrive e firma i brani per strumentisti e orchestre, a occuparsi del lavoro con i musicisti.
Robinson viene accolta con grande scetticismo. Gli orchestrali sono perplessi e sospettosi della natura della composizione, che non ha partitura e prevede che la musica si generi col loro contributo, imponendogli un ruolo creativo al quale non sono abituati.
Sotto la guida di Robinson, accompagnata a distanza dall’aura di Radigue, il brano e l’orchestra troveranno però una loro forma perfetta nell’esecuzione per i Donaueschinger Musiktage, il più antico festival di musica contemporanea del mondo.

Ultima composizione di OCCAM OCÉAN, un vasto ciclo iniziato nel 2011, Occam Océan Cinquanta è stata concepita specificamente per cinquanta musicisti dell'orchestra sinfonica SWR di Stoccarda. Ispirato, come ogni brano del ciclo, ai movimenti dell’acqua - siano profonde correnti oceaniche o piccole increspature, si muove tra ondulazioni sovrapposte; sospende il tempo con delicate pulsazioni di armonici, parziali e sottotoni, mentre l’orchestra cambia gradualmente colore.
Il brano non ha melodia, ma toni estesi che inducono alla contemplazione.
Privo di oboi e corni francesi, privilegia registri medi e gravi. Ci sono scordature minime e, negli strumenti a fiato, un uso limitato di tecniche estese. Sono le vibrazioni interne a sviluppare il ritmo. Una concentrazione sulle sfumature che produce fenomeni acustici sorprendenti, nei quali gli ascoltatori trovano l’essenza della musica.

Per prepararne l’esecuzione, le compositrici hanno lavorato con i musicisti oralmente, conducendoli verso un approccio che mette al centro l’ascolto e richiede il massimo dell’abilità tecnica e della sensibilità di ogni orchestrale. Non c’è partitura: invece di seguire indicazioni scritte, i musicisti vengono invitati a lasciarsi guidare dall’orecchio, seguendo una progressione controllata di interazioni. Con una certa libertà di esplorare possibilità diverse, che non si trasforma però mei in improvvisazione.

La collaborazione tra Éliane Radigue e Carol Robinson è nata nel 2006 con lo sviluppo del complesso trio Naldjorlak. Da quel momento, le due compositrici hanno lavorato con crescente complicità su un numero di brani del ciclo OCCAM, arrivando infine a co-comporre e e co-firmare i suoi brani. Una collaborazione sia teorica che pratica: oltre a una comprensione innata per la musica di Radigue, Robinson l'ha sperimentata prima come strumentista, producendo le delicate, speciali vibrazioni fisiche che la compongono.

L’intera esecuzione di Occam Océan Cinquanta sarà diffusa in sala al Kursaal Santalucia alle 19:00 e alle 19:30 del 28 Dicembre.

OCCAM RIVER XXII di Éliane Radigue/Carol Robinson
Concerto
C. Robinson (clarinetto basso) e Bertrand Gauguet (sassofono contralto)
Domenica 29 Dicembre alle 21:30

Incantata è forse la parola che descrive meglio l’ondulazione prodotta dalla fusione di sassofono contralto e clarinetto basso in un brano che mette in risalto gli aspetti più sottili del timbro dei due strumenti. Per 30 minuti il tempo è sospeso. Respiro e colore trovano un’espressione essenziale, mentre l’acutezza percettiva cresce scoprendo battiti minimi, che emergono da qualche parte sullo sfondo: pulsazioni morbide e pace.