Dopo cent’anni il mitico violino di Einstein torna a suonare
Grazie agli interventi dei liutai cremonesi, il violino che suonò lo scienziato nelle sue estati a Pavia torna a funzionare. Ecco tutta la sua storia e l’identità del suo nuovo giovanissimo proprietario
Il violino che Albert Einstein suonò nelle sue estati pavesi fra sogni e amori nell’Oltrepo ha trovato di nuovo voce, grazie ai liutai cremonesi Claudio Amighetti e Gaspar Borchardt. Lo strumento, donato al giovane virtuoso Giovanni Viola di Voghera, torna oggi a suonare, dopo oltre un secolo di silenzio.
Il violino di Einstein torna a suonare
Dietro gli occhiali, gli occhi brillano di felicità per quel violino tornato alla vita, il violino che fu di Albert Einstein negli anni in cui visse a Pavia e nell’Oltrepo. Oggi, quel violino ha ritrovato la sua voce, grazie all’opera di restauro di Claudio Amighetti e la condivisione del progetto di Gaspar Borchardt, liutai cremonesi che al Museo del Violino hanno riconsegnato lo strumento a Giovanni Viola, giovane virtuoso di Voghera. Quest’ultimo, insieme al padre Gianmario, ha desiderato che la consegna dello strumento avvenisse all’auditorium del Museo, uno degli auditori con la migliore acustica al mondo.
Il restauro del violino di Einstein
Si tratta di un violino etichettato Santino Lavazza, ma – come spiega il liutaio Amighetti – “in realtà è uno strumento di scuola veneziana della metà del XVIII Secolo, molto simile agli strumenti di Pietro Antonio Dalla Costa. Lo si capisce dalla f, dalla testa. L’etichetta è evidentemente un falso, oserei dire, ma va mantenuta”.
Entrando nel merito del restauro messo in atto sullo strumento, sottolinea ancora: “Si è fatto un lavoro importante sulla bombatura a cui si è ridato forma, tappando le tante fessurazioni e i danni causati dall’uso e dal tempo. Se fosse stato uno strumento di fabbrica non avrebbe avuto senso recuperarlo, ma si tratta di un ottimo violino di scuola veneta che meritava una nuova vita e non solo perché imbracciato da Albert Einstein”.
La storia del violino di Einstein
Come spesso accade, una passione si nutre di incontri e così è stato per Giovanni Viola, il giovane a cui è andato in dono il violino di Einstein. La storia è un intreccio di casualità e di incontri. “Ho ricevuto il violino da Mariano, un appassionato di musica, scomparso il febbraio scorso, e nipote del violinista Giovanni Bianchi di Pavia, che nel 1964 venne in possesso del violino usato da Einstein negli anni in cui visse nel pavese” racconta richiamando l’accaduto. “Bianchi comprò lo strumento dal notaio Davide Giulietti di Casteggio, che frequentava il salotto letterario della villa di proprietà della famiglia Marangoni, sempre a Casteggio”. E poi continua: “Siamo alla fine dell’Ottocento. Ernestina Marangoni, figlia del proprietario della villa aveva conosciuto Albert Einstein nell’estate del 1894 ai Bagni sul fiume Ticino, e tra i due era nata una simpatia testimoniata da diverse lettere che i due si scambiarono per alcuni anni”.
La presenza a Pavia dell’inventore della teoria della gravità è legata alla storia della sua famiglia, che aveva avviato un’attività proprio sul luogo. Così conclude infatti Viola: “Dopo una poco fortunata esperienza imprenditoriale a Monaco di Baviera, la famiglia Einstein arrivò prima a Milano e nel 1894 a Pavia, dove il padre Hermann assieme al fratello Jacob, l’ingegner Garrone ed all’ingegner Cerri, fondò le Officine Elettromeccaniche Nazionali in Pavia, Ing. Einstein, Garrone e Compagnia. Durante le estati dal 1894 sino al 1899, Albert Einstein si trasferiva lì e frequentava anch’egli casa Marangoni; era un appassionato del violino ma, non avendo lo strumento, suonava quello che il notaio Giulietti gli prestava. I pomeriggi musicali, con Albert Einstein al violino, accompagnato dal notaio Giulietti al pianoforte, erano seguiti da tutta la borghesia locale”.
Nicola Arrigoni
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