A Roma una mostra racconta la vulnerabilità. Ma attraverso un altro punto di vista
In una società votata al successo e all’high performance, Sergio Mario Illuminato con il progetto “iosonovulnerabile” ribalta la prospettiva e propone a Villa Altieri un elogio della vulnerabilità come motore di crescita e cambiamento
Fino all’11 febbraio 2025, con la mostra iosonovulnerabile, a cura di Sergio Mario Illuminato, Villa Altieri si trasforma in un atelier multidisciplinare per riflettere sulla vulnerabilità, caratteristica intrinsecamente umana e particolarmente temuta dalla società che la nega e la rifiuta ma che, al contrario, come racconta l’artista: “se affrontata, può diventare una fonte di energia, una possibilità di crescita e miglioramento. Nella misura in cui, solo passando per l’errore o il fallimento si può compiere un reale processo di evoluzione e trasformazione”.
A Roma l’ultima tappa di “iosonovulnerabile” di Sergio Mario Illuminato
La mostra a Roma, è l’ultima tappa di un progetto nato nel 2023 con i sei mesi di residenza artistica di Sergio Mario Illuminato nell’ex Carcere Pontificio di Velletri. Periodo in cui l’artista ha fatto della struttura di oltre mille metri, edificata nel 1861 e abbandonata nel 1991, il suo studio, invitando artisti, fotografi, danzatori, musicisti e cineasti a condividere lo spazio con lui. Al termine della residenza, l’artista ha trasformato il carcere in struttura espositiva aprendolo ai visitatori per tre mesi. Poi, dopo una seconda tappa in Francia, il progetto è approdato per l’ultima fase all’ex carcere di Villa Altieri a Roma, ex carcere. Nell’ex carcere romano, Sergio Mario Illuminato, oltre ad artisti e performer, ha coinvolto i giovani, gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma e dell’Istituto di Istruzione Superiore Piaget Diaz, per conferire ulteriore linfa vitale al progetto, trasformandolo in un ponte tra passato, presente e futuro, opportunità di continuità e innovazione per le generazioni a venire.
Illuminato trasforma Villa Altieri in un atelier
E dato che il progetto è nato come una residenza, anche all’ex carcere di Villa Altieri di Roma, Sergio Mario Illuminato, sulla base del delicato tema trattato, è rimasto fedele a se stesso, conferendo un carattere di intimità all’esposizione. Così lo spazio, lontano “dall’idolatria dell’arte contemporanea”, definito atelier, èdiventato luogo di produzione e non solo di esposizione artistica. Per questo l’artista ha adottato una modalità allestitiva multidisciplinare, basata su un criterio di prossimità tra le opere vere e proprie, gli strumenti e le tracce del processo creativo; e ancora: libri, tracce sonore e il video Corpus et Vulnus che esplora dall’interno i lavori esposti. Del resto, come sostenuto da Pasolini, punto di riferimento per Illuminato: “la realtà è talmente stratificata che è necessario avvalersi di più forme artistiche per rappresentarla”.
Le opere vulnerabili di Sergio Mario Illuminato
Le quindici opere su tela dal titolo, nucleo centrale della mostra, Organismi Artistici Comunicanti, benché realizzate durante il periodo di residenza, non si possono definire concluse nell’ex carcere di Velletri e, per essere precisi, neanche in quello di Villa Altieri. Dal momento che, come racconta lo stesso Illuminato: “I miei lavori, basati principalmente sul colore, ricavato da materiali naturali, vivono nel tempo, in simbiosi con il processo creativo”. “Questi Organismi Artistici Comunicanti sfidano la concezione tradizionale dell’arte come oggetto statico, trasformandosi in entità sempre mutevoli, intrise di tensioni e contraddizioni”. Ha continuato, “Come un alchimista, attivo i lavori e, stressandoli, innesco un processo evolutivo che poi continua indipendentemente da me, ad opera degli agenti naturali a cui li espongo. In altre parole, dopo la prima esecuzione, io faccio un passo indietro lasciando che il tempo sovrasti il mio intervento per far sì che il suo passaggio diventi il vero protagonista delle opere”. Queste in continuo divenire, quadri-sculture dal carattere materico, realizzate con cortecce d’albero, metalli, cera, garze, incarnano a pieno i concetti di fragilità e caducità, intorno a cui ruota la mostra. Invitando, con le loro ferite e crepe, i visitatori a riconoscere e a confrontarsi con le proprie vulnerabilità, intese come nuove possibilità di esistenza.
In mostra anche foto, performance e un cortometraggio
Nel giardino di Villa Altieri la mostra è introdotta dalla serie fotografica Terre Rare e, all’interno, comprende anche il cortometraggio Vulnerare, testimonianza del patrimonio storicodell’ex Carcere Pontificio ottocentesco di Velletri chiuso definitivamente nel 1991. Inoltre, da gennaio, il progetto verrà animato settimanalmente dall’intervento performativo di altri artisti.
Ludovica Palmieri
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