Cos’è il femminismo nella fotografia? Parola all’esperta Federica Muzzarelli
La nostra Silvia Camporesi ha rivolto alcune domande all’autrice del saggio appena uscito “Fotografia e femminismi fra 800 e 900”. Ecco il video
Qualche settimana fa ho avuto l’onore di intervistare Federica Muzzarelli, Professoressa di Storia e Idee della Fotografia presso l’Università di Bologna e coordinatrice del prestigioso Centro di Ricerca Fotografia Arte Femminismo, autrice del libro appena uscito dal titolo Fotografia e femminismi fra ‘800 e ‘900 (Edizione Pearson).
La fotografia come autobiografia per le donne del passato
Nel corso del nostro dialogo, Muzzarelli ha raccontato come la fotografia, sin dai suoi esordi, abbia rappresentato per le donne un mezzo privilegiato per dare voce a esigenze di natura autobiografica e per costruire una narrazione profonda della propria esistenza.
In molti casi le produzioni di queste autrici sono state riviste a posteriori in un’ottica femminista, sebbene nelle loro intenzioni originarie non vi fosse dichiaratamente questo intento, quanto piuttosto un’esigenza di reagire alla marginalità del loro ruolo sociale e culturale.
Il caso della Contessa di Castiglione e le altre
Un caso importante è rappresentato da Lady Virginia Oldoini – la Contessa di Castiglione – (1837-1899) ritratta in una serie fotografie performative, che rappresentano una sorta di biografia romanzata della contessa, riproducendo spesso a posteriori travestimenti e i mascheramenti delle sue spettacolari e scandalose uscite in società, anticipando tematiche che diverranno attuali in seguito.
Sono rappresentative anche le lady vittoriane che, escluse dalla possibilità di studiare arte o di avere un qualsiasi ruolo sociale, intuiscono le potenzialità della fotografia attraverso racconti identitari e performativi, creando immagini che manifestano esibizionismo, fluidità di genere, ideologia politica.
Federica Muzzarelli parla di una “nuova” storia della fotografia
Il fine ultimo di questi studi è riscrivere una storia della fotografia che tenga conto di queste importanti figure. Alla luce di queste riflessioni, emerge con forza la consapevolezza per cui che parlare di femminismi oggi non è solo necessario, ma cruciale per continuare a dare voce a quelle storie, passate e presenti, che hanno contribuito – e continuano a contribuire – a ridefinire i confini della cultura e dell’identità attraverso la forza universale delle immagini.
Silvia Camporesi
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