Dalla mostra sul Futurismo a Musk: come la tecnica ha ribaltato il rapporto politica-cultura
Se la mostra sul Futurismo è stata pensata per ristabilire un connubio tra l’Italia e il progresso, quello che si apre adesso è un nuovo scenario, dove l’arte e soprattutto gli artisti contemporanei, giocheranno un ruolo fondamentale per costruire senso
“Abbiate fiducia nel progresso: ha sempre ragione anche quando ha torto” dichiarava Marinetti, incitando a un’adesione incondizionata alla modernità e al cambiamento. Altrettanto dichiara oggi Matteo Salvini riguardo a Elon Musk e SpaceX : “a potential agreement with him and @SpaceX to ensure connectivity and modernization across Italy would not be a threat but rather an opportunity.”
In questo azzardato parallelismo va compresa la volontà dell’attuale governo di investire 2 milioni di euro sulla mostra Il tempo del Futurismo alla GNAMC , intesa come strategia culturale per riproporre un’immagine dell’Italia come alleata dello sviluppo tecnologico sulla scena globale.
Fascismo e futurismo nella storia italiana
Il Futurismo trovò inizialmente terreno fertile nel regime fascista, che vide nel movimento un potente strumento propagandistico per rappresentare l’Italia come nazione moderna e all’avanguardia. Se da un lato Marinetti cercò il sostegno del regime per promuovere il suo ideale di progresso e innovazione, dall’altro il fascismo finì per imbrigliare lo spirito sovversivo e rivoluzionario del Futurismo, subordinandolo a una narrazione nazionalista e autoritaria. Il sogno di un progresso radicale, in cui l’arte e la tecnica avrebbero guidato la trasformazione sociale, venne assorbito e ridimensionato dallo Stato.
Oggi, come osserva Alessandra Mammì su Artribune, la destra italiana sta tentando di ricostruire un immaginario culturale identitario, recuperando simboli del passato come il Futurismo per legittimare il proprio rapporto con la modernità. Tuttavia, questa operazione si scontra con una realtà contemporanea dove la politica non guida più il progresso, ma si adatta alle regole dettate da tecnogiganti globali come SpaceX, Meta e Alphabet.
La tecnica e la politica: quale relazione?
In questo contesto, il pensiero di Emanuele Severino appare profetico. Secondo il filosofo, la tecnica, intesa come forza che guida il mondo contemporaneo attraverso la razionalità scientifica e l’incremento continuo della potenza, da strumento per realizzare scopi politici sta diventando essa stessa lo scopo ultimo.
Nel 2019, l’allora Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, come primo gesto dopo l’insediamento dialogò con il filosofo, che mise in evidenza come questo processo di ribaltamento non sia soltanto possibile, ma inevitabile: il potenziamento continuo della tecnica diventa l’obiettivo che domina ogni altra forza, che sia culturale o politica. Solamente nove mesi dopo Severino sarebbe venuto a mancare non potendo assistere alla realizzazione delle intuizioni che aveva difeso per tutta la vita.
Trump, Meloni ed Elon Musk: scenari futuri
Pochi fatti di cronaca per capire questa tendenza: può sembrare folle l’annuncio di Donald Trump di voler annettere il Canada negli Stati Uniti, ma è perfettamente comprensibile ascoltando le parole pronunciate quattro mesi fa dell’ex fondatore di Google Eric Schmidt in un talk universitario , esploso in maniera virale su Internet, in cui suggerì di “diventare migliori amici del Canada” per sopperire al fabbisogno energetico dei data center necessari per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Una recente notizia è il possibile accordo tra Giorgia Meloni e Elon Musk, per l’investimento di 1,5 miliardi di dollari nella rete satellitare di SpaceX, nonostante l’esistenza di un programma satellitare europeo (IRIS²), a dimostrazione di come l’alleanza con un tecnocrate pesi più che gli accordi fatti a Bruxelles. La nuova policy di Meta relativa alla moderazione dei contenuti sui social network è stata interpretata da molti come un segnale di apertura a Trump, ma in realtà dimostra come la piattaforma, per massimizzare la propria potenza, si sia finalmente svincolata dall’agenda culturale e politica perpetrata dall’establishment culturale liberal e progressista americano, che ha dominato la produzione di contenuti culturali e creativi negli ultimi 5 anni (ad esempio nelle ultime due edizioni della Biennale Arte a Venezia).
Il ruolo dell’arte contemporanea nel presente
Questi indizi rafforzano l’idea di un ribaltamento dei rapporti di forza: la società pubblica si illude di governare il progresso, mentre è sempre più soggiogata alla logica autonoma della tecnica. La tecnica non si limita ad essere un mezzo nelle mani dell’uomo o della politica, ma diventa fine a sé stessa, una potenza che cresce per il solo fatto di espandersi continuamente.
In questo ribaltamento, neppure troppo silenzioso, si gioca una partita molto delicata per la cultura e l’arte, che da sempre è interprete dello zeitgeist senza però rinunciare alla propria indipendenza. Il rischio che si corre è che l’arte contemporanea, al pari della politica, diventi mezzo di propaganda della tecnica, perdendo così la propria vocazione critica e anticipatoria.
Se la mostra sul futurismo è stata pensata per ristabilire un connubio tra l’Italia e il progresso, quello che si apre adesso è un nuovo scenario, dove l’arte e soprattutto gli artisti contemporanei, giocheranno un ruolo fondamentale nel produrre nuovi strumenti per costruire senso in questa epoca. Questo significa che la cultura, per sopravvivere in maniera autonoma e non essere definitivamente assorbita dalla tecnica, dovrà tornare a interrogarsi sulle questioni fondamentali dell’esistenza. Il rapporto tra tecnica, arte e cultura sarà dominato dalla tensione tra la logica della potenza (tipica della tecnica) e quella del senso (tipica della cultura e dell’arte). Mentre la tecnica persegue un dominio illimitato sul mondo, l’arte e la cultura possono rappresentare un tentativo di riscoprire la verità dell’essere e di opporsi alla riduzione dell’esistenza a mero strumento di potenza. Un rapporto conflittuale, fatto di alleanze e resistenze, forse sarà la matrice per produrre un nuovo senso del mondo che sta per apparire.
Marco Bassan
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