Pronto a Roma un nuovo hotel cinque stelle progettato da Zaha Hadid
La seconda opera dello studio Zaha Hadid Architects nella capitale è l’hotel di lusso ROMEO Roma. Oltre a 74 tra stanze e suite, al primo ristorante capitolino dello chef Alain Ducasse e alla spa da 1200 mq, la struttura propone un’esperienza di soggiorno a contatto con l’arte contemporanea e le testimonianze archeologiche
Dalle tracce dell’opus incertum alle avvolgenti convessità delle finiture in ebano Macassar, tra generosissimi rivestimenti marmorei, scultorei soffitti in ottone e acciaio, specchi che celano schermi e caminetti che “squarciano” le pareti: epoche, linguaggi e materie si intrecciano negli ambienti privati e collettivi (così come nella vasta corte interna) del nuovo ROMEO Roma, il secondo hotel di lusso della ROMEO Collection aperto da poche settimane a due passi da Piazza del Popolo. Sovrapposizioni, pieghe, curvature, intersezioni, stratificazioni, deformazioni di archi e volte sono tra gli atti compositivi alla base del concept architettonico con cui, a partire dal 2014, Zaha Hadid Architects ha reso possibile la metamorfosi alberghiera di un immobile del XVI Secolo e di due adiacenti manufatti, costruiti successivamente, in Via di Ripetta. Quasi 10mila mq di superficie complessiva, per uno degli ultimi progetti personalmente avviati dalla compianta architetta anglo-irachena, la cui improvvisa scomparsa risale al 2016. A seguirlo, successivamente, sono stati i professionisti del suo studio, con in prima linea l’architetta italiana PaolaCattarin (oggi tra i direttori di ZHA), e la divisione interna ROMEO Design, capitanata dall’architetto Ivan Russo.
Il progetto di Zaha Hadid Architects per l’hotel ROMEO Roma
Il cinque stelle romano segna il raddoppio del gruppo guidato da Alfredo Romeo e attivo nel settore dell’ospitalità. Arriva, infatti, a qualche anno di distanza dall’inaugurazione dell’omonima struttura di Napoli, a sua volta su disegno di Kenzo Tange & Associates; precede la terza apertura, attesa a Massa Lubrense entro il 2025, della cui progettazione è incaricato lo studio Kengo Kuma & Associates. Nel complesso iter di completamento della struttura, non è mancata neppure la campagna di scavi archeologici interna, con tanto di ritrovamento di quello che si ritiene essere il busto della moglie di Augusto, Livia Drusilla, oggi esposto a ridosso dell’ingresso. Nella scena del lusso della Capitale, il ROMEO Roma si introduce con un’identità architettonica prorompente, priva di echi nostalgici. E con (almeno) tre punti di forza, oltre al peculiare design: lo storico debutto in città dello chef AlainDucasse (il cui ristorante, al piano terra, è aperto anche a chi non soggiorna nell’hotel); l’ampia spa Sisley Paris, accompagnata da una piscina interna/esterna direttamente affacciata sulla corte; la collezione d’arte della proprietà, composta da fotografie, sculture, dipinti e interventi site specific. Allestita ovunque, è spesso esposta con modalità che integrano i lavori bidimensionali direttamente alle pareti.
Arte, architettura contemporanea e alta cucina nell’hotel ROMEO Roma
Riflesso degli interessi artistici della proprietà, la raccolta include opere, tra gli altri, di Mario Schifano, Mimmo Jodice, Mimmo Paladino, Arnaldo Pomodoro, Igor Mitoraj e Francesco Clemente. Su di esse, lo sguardo degli ospiti è libero di posarsi in qualsiasi momento del soggiorno, dall’arrivo alla reception all’eventuale passaggio nella cigar room, dalla permanenza nelle stanze (anche in quelle affrescate, nel volume storico, sono presenti innesti d’arte contemporanea) fino all’indimenticabile esperienza gourmet nel ristorante e nel bistrot. All’arte non è riservato spazio solo negli ambienti destinati direttamente agli ospiti: alcune opere si trovano perfino nell’eccezionale cucina a vista, anch’essa disegnata da ZHA e perfettamente coerente con l’impronta architettonica complessiva. È qui che lo chef Stéphane Petit segue le linee guida di Ducasse sia nei memorabili pasti principali, a metà strada tra Francia e Italia, sia durante l’impeccabile colazione, nel corso della quale ci si dimentica presto dell’esistenza del buffet grazie ai pani e ai lievitati, preparati dalla pasticceria interna, e alle proposte del menù alla carta.
Materiali di pregio e tecnologia avanzata nel cuore di Roma
“Quello con cui ci siamo confrontati è un edificio manipolato nei secoli” spiega Cattarin nel corso della visita in anteprima, raccontando lo stato iniziale di Palazzo Capponi, che nel corso della sua storia ha accolto varie funzioni. “Quando abbiamo iniziato questo progetto, l’esperienza di ZHA nel riuso dei manufatti storici non era così forte, ma ci siamo messi in ascolto della struttura, che ci parlava di soglie e passaggi. Il complesso cinquecentesco, con le sue volte, ci ha poi spinto a reinterpretare questo elemento. Abbiamo scelto di assegnare a ogni spazio un’identità precisa” prosegue la progettista. Il risultato, reso possibile grazie anche allo sforzo delle maestranze artigiane italiane coinvolte, sono spazi resi sfarzosi dalla combinazione tra materiali di pregio e decine di soluzioni sviluppate su misura, anche a livello di arredi. Nella scala dimensionale delle stanze, in particolare, tale approccio si riflette in strutture letto che emergono da linee sinuose, audaci, fluide. Le stesse che finiscono per inglobare comodini, vasche idromassaggio, consolle, in una sorta di processo generativo apparentemente appena concluso e del quale si percepisce ancora tutta l’energia. All’evocazione di elementi legati al DNA della città – dalla centralità dell’acqua, sottolineata anche da un’installazione nel cortile coperto, fino al tripudio di marmi –, il ROMEO Roma affianca una decisa proiezione verso la nostra epoca. Lo si rileva soprattutto nell’integrazione della tecnologia, con un’ampia gamma di settaggi personalizzabili in camera dagli ospiti (dall’illuminazione al riscaldamento), tra televisori a scomparsa e ricorso alla domotica. E nelle immancabili opere d’arte.
Valentina Silvestrini
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