Riforma della Scuola: il Governo Meloni guarda al passato. Bibbia, filastrocche a memoria e folklore

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha anticipato le indicazioni nazionali per le scuole elementari e medie che entreranno in vigore nel 2026-2027. Un approccio passatista e centrato sulla tradizione che sminuisce anche le buone intuizioni

Di fronte alla volontà di introdurre strumenti moderni come graphic novel, romanzi a fumetti e la visione di film per rendere lo studio “più coinvolgente e stimolare la comprensione”, potrebbe sembrare fazioso parlare di passatismo nel commentare le nuove indicazioni nazionali per le scuole anticipate dal ministro Giuseppe Valditara nell’intervista rilasciata al Giornale. E anche la proposta di contemplare tra le letture consigliate testi come Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo – serie letteraria fantasy firmata da Rick Riordan, che andrebbe ad affiancarsi allo studio dell’epica classica – o i libri di Stephen King farebbe pensare a un’ampiezza di vedute destinata, però, a rivelarsi fumo negli occhi.

Le nuove indicazioni per le scuole del ministro Valditara. Molte idee confuse e anacronistiche

Sono infatti molteplici i suggerimenti che delineano la “nuova scuola” di Valditara. Diversi di questi, nell’ottica di uno sbandierato desiderio di modernità che cozza con il profilo del Ministro e le sue dichiarazioni più discusse (dall’elogio dell’umiliazione alla polemica sul patriarcato), sembrano abbozzati più per confondere le acque che con costruttivo impegno a riformare l’insegnamento per aggiornarlo e ridimensionarne le criticità.
E che invece di approccio passatista e miope rispetto a quanto succede oggi nel mondo si tratta, lo conferma il riferimento esplicito alla tradizione, peraltro cardine di molte comunicazioni istituzionali del Governo in carica, come principale linea guida.
Dal canto suo, già sommerso da proteste e polemiche – la Cgil parla di un ritorno “alla scuola del libro Cuore”, la Segretaria del Pd Schlein di “un’idea nostalgica della scuola” – il titolare del dicastero dell’Istruzione e del Merito si dice soddisfatto che sulle indicazioni “si sia aperto un grande dibattito culturale. È già un primo successo di questa iniziativa”. Le conclusioni, spiega il ministro, saranno tratte alla fine di marzo, dopo un confronto con i vari attori del mondo scolastico: c’è da sperare che il confronto porti consiglio.

A cosa servono le indicazioni nazionali per le scuole elementari e medie

Le nuove indicazioni nazionali per le scuole elementari e medie (che in passato si chiamavano programmi scolastici) avranno effetto, infatti, solo dall’anno scolastico 2026-2027, e comunque non saranno strettamente vincolanti, nel rispetto dell’autonomia degli istituti. Ma l’impronta tradizionalista e italocentrica del Ministro, pur coadiuvato in questa occasione da una commissione di esperti di tutto rispetto incaricati dal Ministero (tra loro anche lo storico ed editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia, il latinista Andrea Balbo, il presidente emerito dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini e il violinista Uto Ughi: tutti uomini, in età avanzata, portatori di un certo retroterra culturale, per quando competenti), non può essere presa sottogamba. Tanto più che dal 2012, quando l’allora ministro dell’Istruzione Francesco Profumo propose l’ultimo aggiornamento in ordine temporale dei programmi scolastici italiani, si attendeva una proposta che desse nuovo respiro al sistema educativo nazionale.

La retorica della tradizione e l’italocentrismo anche a scuola

E invece, tra un rimando al “nostro patrimonio storico” e un elogio alla “chiarezza come forma di autocontrollo e anche di doveroso impegno verso l’altro” (in merito all’importanza di imparare l’italiano), anche la giusta intuizione di introdurre lo studio della letteratura sin dalla prima elementare o la buona idea di reintrodurre lo studio del latino alle scuole medie (abolito nel 1978), come materia opzionale ma curricolare, si perdono in una pericolosa seppur sfumata forma di nazionalismo, fuori luogo e anacronistica.
Le proposte più discusse? Lo studio della Bibbia, accanto alla mitologia e all’epica, alle elementari, “per rafforzare la conoscenza delle radici culturali dell’Italia e dell’Europa e il gusto per la lettura”; la fine della geostoria, cioè il ritorno alla separazione dello studio della storia e della geografia perché ne benefici lo studio della storia italiana, europea e dell’Occidente, con approccio “libero da sovrastrutture ideologiche”. In fatto di insegnamento della storia, il Ministro sembra avere le idee ben chiare: il programma delle scuole primarie dovrà concentrarsi “sui popoli italici, le origini e le vicende dell’antica Grecia e di Roma, le loro civiltà, i primi secoli del Cristianesimo”. Anche l’insegnamento della geografia, del resto, si concentrerà “sulla conoscenza del territorio italiano”, e fortunatamente anche sulle questioni ambientali. Colpisce, poi, l’accento posto sull’apprendimento a memoria di poesie, filastrocche, persino haiku, sempre per valorizzare, a detta del Ministro, il piacere per la lettura. Inoltre, musica e arte, e qui la strada sembra corretta ma si dovrà valutare come sarà indirizzata, entreranno nel percorso educativo sin dalla scuola primaria.
Al di là di qualche buona traccia, però, l’impianto anticipato da Valditara non può che sembrare intriso di quell’approccio ideologico che a parole si vorrebbe evitare. La pensa così Tommaso Martelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti, che riconduce la scelta di introdurre lo studio della Bibbia nel programma a “una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici del governo”. Tra un paio di mesi sapremo in cosa si tradurranno queste indicazioni.

Livia Montagnoli

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