C’è uno studio di design che ha svecchiato le divise da lavoro. Ora in mostra a Milano con degli innovativi paraventi
I fondatori dello studio italo-danese Older, Letizia Caramia e Morten Thuesen, ci dimostrano da anni che lo spirito di un luogo pubblico può riflettersi anche sugli abiti di chi ci lavora. Oggi, aprono il cassetto dei ricordi presentando una ricerca artistica a quattro mani basata sulla memoria
Come ci ha insegnato Alessandro Mendini, i designer sono spesso dei draghi: delle creature, cioè, che si nutrono di stimoli diversi e sentono il bisogno di impegnarsi in attività anche apparentemente scollegate dal loro filone di ricerca principale. Letizia Caramia (1989) e Morten Thuesen (1988), i due fondatori di Older Studio, sono specializzati nella creazione di divise di nuova generazione: essenziali nelle linee, contemporanee nell’estetica e realizzate con materiali sostenibili. Con questi capi vestono i lavoratori impegnati in location molto connotate dal punto di vista architettonico, dalla Tate Modern di Londra al ristorante del Fjordenhus, il sorprendente edificio affacciato su un fiordo progettato dall’artista Olafur Eliasson nel 2018. Chi volesse conoscere un altro aspetto del loro lavoro, più intimo, lo troverà in una piccola mostra, la prima presentata con i loro due nomi e non sotto il cappello del progetto Older, allestita in uno dei tunnel di Dropcity, in Via Sammartini 60 sotto i binari della Stazione Centrale di Milano, e visitabile fino al 26 gennaio (su appuntamento a [email protected]).
I “frammenti di memoria” del duo creativo in mostra a Dropcity
Le “tende” alle quali fa riferimento il titolo della mostra, Memory Curtains, sono in realtà dei paraventi formati da grandi telai di legno che custodiscono le riproduzioni su tessuto, al negativo, di una serie di fotografie scattate in diversi luoghi del cuore – la Toscana dove è cresciuta Caramia, la campagna danese di Thuesen, Parigi, il borgo di Ginostra a Stromboli…– e tratte dall’archivio personale dei designer. La tecnica con cui queste opere sono state realizzate è un mix di antico e moderno: l’immagine è stata prima digitalizzata e poi serigrafata su un tessuto simile al nylon, sapientemente illuminato in modo da ottenere un effetto traslucido e straniante, quasi fantascientifico.“Tutto è cominciato quando siamo stati invitati a dare il nostro contributo a un numero di una rivista indipendente sugli spazi verdi, Parklife, diretta da Paola Ristoldo e Alessandro Furchino Capria”, spiega Thuesen. “Abbiamo digitalizzato una poesia che avevo scritto per nostro figlio, Elio, e l’abbiamo inserita in una grande cornice di legno come queste, creata sul modello di un telaio da serigrafia o di una cassa per il trasporto di opere d’arte. Alla fine ce ne siamo innamorati, ci è piaciuta l’idea di trasformare un oggetto funzionale che di solito si usa per produrre un’opera in un supporto per mostrarla e insieme suddividere lo spazio”. Collegare tra loro le fotografie costruendo delle storie è un compito che spetta eventualmente al visitatore. “Abbiamo disposto questi frammenti di memoria in una certa configurazione, ma potrebbero essere spostati e organizzati diversamente, un po’ come dei mattoncini Lego. Lo scopo non è quello di trasmettere un messaggio, semmai di suscitare degli interrogativi”.
Il lavoro di Older studio tra moda e design
La qualità architettonica è da sempre al centro del lavoro di Older Studio, anche se i suoi fondatori hanno i piedi ben piantati nell’universo della moda, con studi di fashion design (al Polimoda di Firenze per Letizia e al London College of Fashion per Morten) e un passato professionale nell’ufficio stile di Alexander McQueen, dove si sono conosciuti. “Il nostro interesse per le uniformi è nato in contrasto con l’universo luxury nel quale non ci rispecchiavamo, avevamo voglia di fare qualcosa di funzionale e di democratico”, racconta Letizia Caramia. “Diversi nostri amici lavoravano in ristoranti stellati o comunque all’avanguardia, specie in Danimarca. Ci siamo accorti che nel loro mondo si insisteva sull’uso di prodotti a chilometro zero e c’era un’attenzione quasi maniacale per alcuni aspetti estetici, dal design dei locali fino ai piatti e ai bicchieri. Chef e camerieri, però, indossavano abiti scadenti per manifattura e materiali. Quindi abbiamo pensato di progettare delle divise che prolungassero l’intenzione architettonica dei luoghi in cui venivano utilizzate e riflettessero la stessa cura e preoccupazione etica di tutto il resto”.
Gli oggetti di design e le “funiform”, metà mobile e metà uniforme
Nel tempo, alla collezione principale di Older si sono affiancate le linee site specific, studiate espressamente per un determinato ambiente in stretta relazione con gli architetti, e una serie di attività collaterali che hanno permesso ai due progettisti di esplorare altri ambiti, per esempio quello del furniture design, rispondendo a semplici esigenze della vita quotidiana. Così sono nati, durante la pandemia, Scarpette e Carolino, uno sgabello dall’aspetto amichevole e un carrello di servizio che permette di spostare velocemente qualunque cosa si voglia nascondere alla vista passando da un assetto casalingo a uno professionale in vista per esempio di una call. L’arrivo del loro bimbo ha portato con sé il progetto di un fasciatoio e di altri mobili ludici e colorati per la cameretta dei più piccoli, mentre l’interesse per il rapporto tra il corpo umano e lo spazio architettonico è stata la molla che ha fatto scattare la riflessione sulle Furniform, crasi di “furniture” e “uniform”, oggetti ibridi tra abbigliamento e arredo. “Lavorando sulle divise non siamo sottomessi alla stagionalità tipica della moda, quindi abbiamo il tempo di divertirci lavorando su progetti laterali che stimolano la nostra creatività e ricerche del tutto svincolate da finalità commerciali che poi sfociano quasi sempre in qualcosa di più concreto”, chiarisce Letizia Caramia. “E poi”, le fa eco Morten Thuesen, “se consideriamo le uniformi pezzi di design industriale in movimento, che cosa ci impedisce di disegnare anche un tavolo o una sedia?”.
Giulia Marani
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