Giuditta Branconi – Brava
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Nuova mostra personale di Giuditta Branconi (classe 1998), una delle voci emergenti più audaci della scena artistica contemporanea italiana.
Comunicato stampa
Il lavoro di Giuditta Branconi si impone per la sua capacità di generare un dialogo continuo tra ciò che è visibile e ciò che è celato, tra il mondo naturale e quello simbolico. In BRAVA, la personale in mostra presso la galleria L.U.P.O. Lorenzelli Projects dal 23 gennaio 2025, l’artista approfondisce il concetto di virtuosismo non solo come abilità tecnica, ma come una forma di espressione che trascende le convenzioni e sfida le categorie tradizionali dell’arte visiva. Branconi, attraverso una pittura energica e immaginifica, esplora come il virtuosismo possa emergere nei luoghi più inaspettati, non solo nell’esecuzione, ma anche nell'intensità emotiva e nella capacità di rivelare significati nascosti.
Questa riflessione prende spunto da un episodio narrato nel libro Il Soccombente di Thomas Bernhard, in cui tre giovani pianisti si ritrovano a Salisburgo per un corso con Horowitz. Due sono brillanti e pieni di promesse, mentre il terzo, Glenn Gould, si presenta come il genio fuori dal coro: a differenza degli altri due pianisti, la sua genialità è evidente, ma non è accompagnata dalle aspettative di fama e di successo immediato. Da qui nasce la domanda che percorre tutta la mostra: ‘cosa significa essere virtuosi nell’arte visiva?’. Branconi affronta questa domanda proponendo un viaggio attraverso simboli e forme che interrogano la nostra percezione dell’arte, e in particolare attraverso topos come il tondo, la copia, il monocromo e il grande formato.
La sua pittura non è mai statica, ma si evolve, esplorando l’intensità del colore, la potenza delle forme e la trasformazione del soggetto. I suoi quadri, che spaziano dalle dimensioni monumentali a piccole tele, rappresentano un universo in cui la materia e l’emozione sono messe alla prova. Le figure in movimento, gli animali, gli elementi naturali sembrano farsi largo dentro e fuori dai quadri, suggerendo una tensione tra ordine e caos. Branconi gioca con la rappresentazione della realtà, spezzandola, ricostruendola e facendola riflettere su sé stessa.
Tra le opere più significative, emerge un quadro di dimensioni monumentali che rappresenta il culmine della ricerca di Branconi. Questa composizione, simmetrica nella sua struttura, è costituita da due tele unite, che l’artista ha utilizzato come specchi. La parte superiore della tela presenta una figura di Eva specchiata, ma in un gioco di specularità e sovversione, al posto di Adamo c'è un'altra Eva. Questo rimando alla Creazione del mondo diventa una riflessione sulla libertà universale, un concetto che si libera dalle strutture di genere e dalle convenzioni storiche, affermando che la libertà non è appannaggio di un solo individuo, ma di tutte.
L’opera è la prima in cui Branconi utilizza scritte, che appaiono come una sorta di "sfida" alla visibilità e alla comprensione immediata. Le frasi, alcune più intime e riflessive, altre dal tono più pop e giocoso, sono scritte sul retro della tela, creando così una sorta di enigma da decifrare. L’unica scritta che appare dritta, leggibile senza inversioni, è quella che campeggia sopra Eva: "La guerra è finita", una citazione tratta da Le Guerrigliere di Monique Wittig, femminista francese, che racchiude una potente affermazione di liberazione. Questa frase, posta in un punto centrale dell'opera, diventa simbolo di un nuovo ordine, di una fine di un’epoca, ma anche di un inizio radicale, di una rinascita.
Al di là del suo significato teorico, le scritte fungono da elemento compositivo che arricchisce l’opera, inserendo una dimensione narrativo-culturale che mescola il serio e il leggero, l’alto e il popolare. Le parole diventano così parte integrante dell’immagine, alterando la percezione visiva e dando spazio a una riflessione più profonda sul linguaggio, sul potere dei simboli e sulla possibilità di trasformare il pittorico in qualcosa che non solo si guarda, ma si legge, si interpreta. La commistione di simboli più tradizionali, come il riferimento alla Creazione e al dualismo Eva-Adamo, con il linguaggio più contemporaneo e accessibile delle frasi pop, segna il tratto distintivo dell'opera. Branconi riesce a creare un equilibrio perfetto tra il sacro e il profano, tra il pensiero alto e la cultura popolare, mettendo in discussione ogni tipo di gerarchia.
Anche il monocromo, così spesso un simbolo di purezza e perfezione, in BRAVA diventa un’area di esplorazione. Branconi si diverte a sfidare l’idea di un colore “puro”, mettendo in discussione le convinzioni tradizionali sull’arte e sulla bellezza. Allo stesso modo, la “copia”, un concetto fondamentale nell’arte, viene ripensata non come un’imitazione, ma come un’interpretazione personale e unica, un processo di reinvenzione.
Con BRAVA, Branconi offre uno sguardo nuovo e provocatorio sul virtuosismo, non come esibizione di perfezione, ma come un’esplorazione continua, un gioco tra le potenzialità dell’arte e la sua capacità di sconvolgere e ridefinire se stessa. La sua mostra è un invito a riflettere su ciò che è nascosto dietro la superficie e a considerare la pittura come una forma di libertà assoluta, dove ogni gesto e ogni scelta sono parte di un percorso in continua evoluzione.
Giuditta Branconi
Nata nel 1998 a Sant’Omero (Italia), Giuditta Branconi vive tra Milano e Teramo. Le sue opere sono rumorose e roboanti, vivono di una pittura prorompente che sorride a bocca aperta e subitaneamente sussurra. Quella messa in scena dall’artista è una vera e propria mise-en-scène teatrale dove una fauna popolosa circonda personaggi che ci guardano con occhi senza tempo. La vivace composizione gioca tra scorci rubati e vasti orizzonti dove lo sguardo si perde, ma solo fino a un certo punto prima di essere ricacciato indietro. Branconi ammassa figure e simboli, strati di colori e riferimenti in quadri caotici e sgargianti, vividi e opachi, torbidi e delicati. Volti di donne, putti paffuti e animali dispettosi fanno capolino dal sottobosco e riaffiorano lentamente, depositandosi l’uno sull’altro e nella mente dello spettatore. Questi personaggi idilliaci e in qualche modo familiari emergono da una cornice dipinta che a tratti li nasconde e a tratti li protegge. Vagano in una terra di chiaroscuri e di contraddizioni dalle tinte vivaci, dove nulla si ferma e tutto ha il sapore dell’eterno. Inoltre, sono legati da relazioni strette, chiacchierano senza parole e aprono vie segrete tra evasione e flusso di coscienza. Un’atmosfera a volte erotica ed edonistica, a volte endogena e trasfigurata, permea i dipinti. In questo senso, quella di Branconi è ancora una volta una pittura di paesaggio, che apre spazi semi-ricordati e a tratti immaginati. Allo stesso tempo, l’artista utilizza la tela sia sul fronte che sul retro. In questo modo, stabilisce un grado zero in cui la prima fase dell’atto pittorico si dipana e si sfalda, per poi permeare dall’altro lato, sfruttando la porosità della materia per dare all’immagine nuovi orizzonti.
L.U.P.O. Lorenzelli Projects
Situata nel cuore di Porta Venezia a Milano, L.U.P.O. Lorenzelli Projects è un punto di riferimento per l'arte contemporanea, fondata nel 2021 da Massimiliano Lorenzelli, quarta generazione di una storica famiglia di galleristi. Con un approccio innovativo e dinamico, L.U.P.O. Lorenzelli Projects si dedica alla promozione di talenti emergenti italiani e internazionali, in particolare artisti under 30, creando un ambiente di scambio tra artisti, collezionisti e appassionati d'arte e contribuendo a definire il panorama artistico del futuro. La galleria opera come una piattaforma di aggregazione che facilita relazioni di fiducia e collaborazioni; tra i suoi artisti di spicco figurano talenti come Giuditta Branconi, Giuseppe Mulas e Aniela Preston, che hanno visto le loro carriere fiorire grazie al supporto e alla visibilità forniti dalla galleria. Inoltre, L.U.P.O. Lorenzelli Projects ha ampliato la sua portata attraverso L.U.P.O. Books, una piattaforma di pubblicazioni tangibili che accompagna ogni mostra con volumi contenenti contributi di giovani curatori, designer e fotografi emergenti, trasformando il materiale stampato in una testimonianza diretta delle pratiche artistiche.