Il gruppo di creativi che usa l’arte come strumento investigativo

Quanto possiamo fidarci delle immagini che vediamo ogni giorno? E fino a che punto l’arte può rivelare verità nascoste? Il collettivo Forensic Architecture ci dà alcuni spunti di riflessione in proposito

La riflessione sul ruolo dell’arte è un’abitudine eterna. Per secoli è stata considerata al pari di uno strumento estetico, emozionale o commemorativo, in grado di rappresentare il mondo e di evocare profonde emozioni. Con il contesto moderno queste concezioni iniziali hanno iniziato a essere messe in discussione e il focus dell’operato artistico ha iniziato a contemplare, oltre al “cosa rappresentare”, anche il “come rappresentare”. Oggi ridefinire la funzione della forma espressiva non è più soltanto uno stimolo, bensì un tema scottante.

L’arte come conoscenza nell’era della post-verità

In un’epoca storica di post-verità, in cui l’oggettività di un fatto ha ceduto terreno alle infinite distorsioni che la contrastano, perdere di vista l’essenziale è un rischio concreto. Immersi nella galassia iconica del web e dei social network, in un multiverso rappresentativo incessante, la cosa più difficile è riuscire a orientarsi a sufficienza. Le informazioni provenienti da questo calderone seguono diverse direzioni contemporaneamente, si decompongono e si ricombinano, si moltiplicano e si aggregano in contesti diversi, mettendo a rischio l’idea che possa esistere un archivio entro cui ordinare cose ed eventi, che invece gravitano liberamente da una parte all’altra di un never ending feed. In un contesto disordinato come il nostro contemporaneo è prioritario per la forma artistica coltivare un approccio epistemologico, che le permette di imporsi come mezzo per generare e comunicare conoscenza. Artisti e collettivi oggi non si limitano a esprimere opinioni o dipingere rappresentazioni, ma si avvicinano ai metodi della scienza, della tecnologia e dell’investigazione per rivelare verità nascoste o taciute.

Forensic Architecture e l’arte investigativa

Un esempio emblematico di questo rinnovato orientamento è rappresentato da Forensic Architecture, un collettivo interdisciplinare che combina arte, architettura e tecnologia per indagare crimini di stato, violazioni dei diritti umani e disastri ambientali. Nato nel 2010 presso la Goldsmiths University of London, il progetto risponde alla convergenza di una serie di fenomeni come la proliferazione dei media open-source, la diffusione incontrollata della produzione di immagini e una graduale perdita di fiducia nei confronti dei racconti ufficiali. Forensic Architecture opera in un campo che si potrebbe definire di “controsorveglianza”: analizza il flusso inarrestabile di dati multimediali provenienti da piattaforme digitali, sottoponendolo a una scrupolosa analisi per approfondire casi geopolitici e criminali. Tra i loro casi più emblematici, si possono citare l’incendio della Grenfell Tower e l’uccisione di Halit Yozgat. Nel primo, hanno ricostruito digitalmente la dinamica dell’incendio per esporre le negligenze strutturali che lo avevano reso catastrofico. Nel secondo, hanno dimostrato che un agente segreto presente sulla scena di un omicidio non poteva non essere a conoscenza del crimine in corso.

Ripensare le immagini secondo Forensic Architecture

Nel suo lavoro L’opera d’arte nell’era della riproducibilità tecnica (1936), Walter Benjamin parla di perdita dell’aura da parte dell’opera d’arte, che diventa riproducibile, replicabile e sostituibile. Questa riflessione è oggi più che mai attuale: le immagini digitali sono seduttive e scintillanti, ma anche parziali e rimpiazzabili. Le informazioni schizzano da un capo all’altro del nostro ecosistema visivo. “Il nostro lavoro riguarda la cura. Si tratta di attenzione”, ha spiegato Eyal Weizman, architetto fondatore di FA. “Si tratta di sviluppare e aumentare la capacità di notare, di registrare le tracce. Ma non è tutto. Poi dobbiamo collegarle, una traccia all’altra. In questo senso, il nostro lavoro è come quello di un detective. Guardiamo al passato per trasformare il futuro”. L’attività di Forensic Architecture agisce come una diga che interrompe la corrente travolgente. L’immagine viene studiata nei minimi dettagli, rivelandone addirittura una caratteristica di materialità. Attraverso specifici dettagli che funzionano come punti di riferimento riconoscibili, si possono tracciare una rete di connessioni spazio-temporali tra tutti i materiali disponibili, inclusi quelli sonori. La struttura tridimensionale di questo modello deriva dalla capacità tecnica di mettere in relazione testimonianze di diversa natura. In un certo senso, per cogliere i significati nascosti nelle immagini, è necessario prima identificare le traiettorie lungo cui si muovono gli elementi che le compongono.

Forensic Architecture, Biennale di Venezia 2016
Forensic Architecture, Biennale di Venezia 2016

Douma: un esempio di controsorveglianza

Nel 2018, la città siriana di Douma è stata teatro di un presunto attacco chimico durante il conflitto siriano. Secondo alcune testimonianze, furono utilizzati gas tossici che causarono decine di morti. Tuttavia, la narrazione ufficiale del governo siriano e dei suoi alleati negava qualsiasi coinvolgimento, sostenendo che l’attacco fosse stato messo in scena. Forensic Architecture, in collaborazione con altre organizzazioni, ha analizzato l’evento per ricostruire la realtà dei fatti. Il primo passo è stato l’esame di video e fotografie pubblicati online, provenienti da testimoni e media locali, per identificare i dettagli visivi delle bombole di gas e dei luoghi dell’attacco. Successivamente, hanno creato modelli tridimensionali degli edifici colpiti, simulando il percorso delle bombole per determinare se fossero cadute dall’alto o fossero state posizionate deliberatamente. Ogni dato visivo è stato poi incrociato con testimonianze oculari e rapporti medici per verificare la congruenza delle informazioni. Questo lavoro ha dimostrato che l’attacco era con ogni probabilità avvenuto e che l’uso di gas chimici non poteva essere attribuito a un’operazione simulata, come suggerivano alcune narrazioni negazioniste. La loro indagine è stata citata da organizzazioni internazionali per alimentare il dibattito su crimini di guerra in Siria.

Forensic Architecture: arte e responsabilità nel contemporaneo 

Una delle peculiarità più significative dell’approccio di Forensic Architecture è l’interdisciplinarità delle sue indagini. Ogni elemento è solo una componente di un puzzle più grande, costruito attraverso l’incrocio di fonti diverse e tecnologie avanzate. L’approccio forense e investigativo nell’estetica mira a ripristinare il valore di testimonianza delle immagini, sfruttando la loro natura intermediale e basandosi sulla possibilità di mettere in discussione i processi attraverso cui vengono elaborate. Quanto possiamo fidarci delle immagini che vediamo ogni giorno? E fino a che punto l’arte può rivelare verità nascoste?  La sfida che si ritrova ad affrontare l’arte contemporanea è chiara e stimolante. Fare ordine nel mare magnum rappresentazionale è una responsabilità che l’artista deve prendersi carico per ridirezionare gli sguardi e promuovere narrazioni più sincere. In un contesto in cui la cosa vista non richiede più di essere vera o falsa, l’estetica promossa da Forensic Architecture lavora sul contrasto, tracciando spazi di discussione comuni che, senza imporre visioni universali, restituiscono alle immagini una forza testimoniale capace di generare comunità nella diversità.

Dario Bombelli

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