La regista Elizabeth LeCompte è il Leone d’oro alla carriera della Biennale Teatro 2025

Il premio alla carriera di Venezia va alla statunitense LeCompte, fondatrice del leggendario Wooster Group e protagonista dell’avanguardia teatrale a partire dagli Anni Settanta. All’attrice e autrice svizzera Ursina Landi il Leone d’Argento

Willem Dafoe, neodirettore del settore Teatro della Biennale di Venezia, anticipa con la scelta del Leone d’oro e del Leone d’argento quale sarà la linea del festival 2025 (dal 31 maggio al 15 giugno): un teatro che non è puro divertimento ovvero gioco intellettuale, bensì efficace mezzo di denuncia e di intervento politico. Ecco, dunque, il prestigioso riconoscimento alla carriera alla regista statunitense Elizabeth LeCompte, creatrice di un teatro inteso anche quale occasione di dibattito su questioni della più cocente attualità; ma anche il Leone d’argento a Ursina Landi, attrice generosa e sensibile, spesso protagonista di spettacoli co-creati con il regista Milo Rau.

Il Leone d’oro a Elizabeth LeCompte

La vicenda artistica di Elizabeth LeCompte (New Jersey, 1944) è strettamente intrecciata a quella del Wooster Group, la storica compagnia da lei fondata a metà degli Anni Settanta insieme all’attore Spalding Gray, sulla scia del fermento creativo dell’epoca, in cui l’arte e la politica convivevano nelle innovative performance di gruppi divenuti poi leggendari quali il Living Theatre. LeCompte, che definisce sé stessa “creatrice di teatro”, è da allora l’anima del Wooster Group, con il quale ha composto, progettato e diretto oltre cinquanta opere per teatro, danza, cinema e video, testimoniando di un talento eclettico e di una vitale curiosità.

L’importanza del Wooster Group per il teatro d’avanguardia

Come sottolinea nella motivazione del riconoscimento lo stesso Dafoe – che del Wooster Group fece parte – “integrando i codici della musica, della pittura, della danza e dei media, Elizabeth LeCompte compone lavori accolti con grande favore da pubblico e critica mondiali o anche duramente discussi, ma che connotano sempre più quello che sarà un punto di riferimento del teatro d’avanguardia attraverso i decenni”. Prosegue poi, evidenziando come “a partire dagli Anni Settanta e Ottanta, Elizabeth LeCompte ha saputo influenzare la creazione teatrale aprendola al dibattito politico e culturale, in un percorso coerente e caparbio, frutto di studio approfondito, di tecnica innovativa – sempre incentrata sull’integrazione della tecnologia moderna con l’arte fisica dell’attore, all’interno di una mise en scène di sua ideazione”. L’artista, tuttora coerentemente estranea al sistema produttivo americano e orgogliosamente indipendente, riceverà il Leone d’oro domenica 1 giugno e porterà in scena Symphony of Rats, spettacolo che riprende, a quarant’anni di distanza, un celebre testo di Richard Foreman, da poco scomparso.

Ursina Lardi, Schaubühne Berlin Š Debora Mittelstaedt
Ursina Lardi, Schaubühne Berlin Š Debora Mittelstaedt

Il Leone d’argento a Ursina Landi

Radicalità ed empatia sono le qualità principali che Dafoe riconosce all’attrice svizzera Ursina Landi (Samedan, 1970) che, formatasi a Berlino, nella capitale tedesca ha costruito la propria carriera, lavorando con registi quali Thomas Ostermeier, Katie Mitchell, Luk Perceval, Alvis Hermanis, Romeo Castellucci e, soprattutto, Milo Rau, con cui ha condiviso i processi creativi e interpretativi di quattro straordinarie produzioni: Compassion. La storia della mitragliatrice; Lenin; Everywoman; e il nuovo Die seherin (La veggente), che debutterà a Vienna e sarà a Venezia il 12 giugno, in occasione della consegna del Leone d’argento. Nella motivazione del premio, Dafoe descrive Landi quale “attrice dalla cifra sempre intensa, disponibile a mettersi in gioco, aderendo a piani registici di diversa prospettiva”; e aggiunge: “In tutti i personaggi che ha affrontato – da Lulu di Wedekind alla Salomè di Einar Schleef, da Maria Braun di Fassbinder a Ljuba del Giardino cechoviano, a molti altri – Ursina Lardi ha avuto l’infinita grazia e la dolorosa consapevolezza di connotare di grande umanità ogni singola battuta, ogni sfumatura di testi, siano classici o contemporanei. Il suo stare in scena dà al suo corpo la forza di diventare non solo meccanismo teatrale assoluto, ma anche testimonianza e forse sfida, corpo politico per eccellenza”.

Laura Bevione

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Laura Bevione

Laura Bevione

Laura Bevione è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo. Insegnante di Lettere e giornalista pubblicista, è da molti anni critico teatrale. Ha progettato e condotto incontri di formazione teatrale rivolti al pubblico. Ha curato il volume “Una storia. Dal…

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