Arte e musica. Intervista al controtenore tedesco Steve Katona: compositore e artista

Ritratto del controtenore che lavorando al confine tra diverse discipline, con incursioni nel mondo del teatro e dell'arte contemporanea, ha partecipato anche al Padiglione Nordico della Biennale Arte di Venezia 2024

Steve Katona (Brandenburg), è un controtenorecompositoreattore e artista con base a Berlino, dove ha studiato opera all’Università delle Arti. Lavora al confine tra diverse discipline, unendo elementi musicali, performativi e sperimentali che cercano di mettere in discussione il ruolo dell’identità e della tradizione. Il suo repertorio comprende musica antica e contemporanea. Come artista dell’improvvisazione vocale si ispira all’ornamentazione e alle tradizioni barocche, e al canto polifonico originario dell’Asia Centrale e della Mongolia. Elemento sostanzioso della sua esperienza artistica sono le collaborazioni nel mondo teatrale, operistico e dell’arte contemporanea, con cui si è esibito in molte città europee. Nel 2021 ha partecipato alla produzione teatrale di Michail Marmarinos Trackerscon debutto al Festival di Epidauro di Atene. Ha inoltre cantato un ruolo importante nell’opera di Jamie Man Zelle: Wenn es dunkel wird, che ha debuttato al De Singel di Anversa, con ulteriori rappresentazioni al Palau de les Arts Reina Sofia di Valenza, alla Fondazione Gulbenkian di Lisbona e al Theater Casino di Zug. 

La partecipazione al Padiglione Nordico della Biennale Arte di Venezia 2024

Tra il 2022 e il 2023 Katona è stato borsista del German Music Fund, lavorando a progetti artistici e composizioni personali. Nel 2023 e 2024 ha preso parte alla produzione teatrale di Theresa Thomasberger Männerfantasien, basata sull’opera di Klaus Theweleit, al Deutsches Theater Berlin. Nel 2024, su invito dal Moderna Museet di Stoccolma, ha partecipato alla Biennale di Venezia presso il Padiglione Nordico, collaborando con l’artista svedese Lap-See Lam, il compositore norvegese Tze Yeung Ho e l’artista finlandese Kholod Hawash. Ha partecipato al Festival d’Aix-en-Provence, entrando a far parte della Residenza Multidisciplinare 2024 dell’Académie, con un concerto finale in cui ha cantato un frammento della sua composizione Orbital – Tribute to Hildegard.  

Intervista a Steve Katona

La tua definizione di arte.
Questa è una domanda per i posteri. L’arte non è tangibile; esiste nella nostra mente e offre un luogo di conforto mentre la osserviamo o la ascoltiamo. Non fraintendermi, l’arte può essere scomoda e a volte deve esserlo. Tuttavia, al suo interno si nasconde qualcosa che cattura la nostra attenzione. L’arte è, in sostanza, la creazione di un sistema – visivo, acustico o altro – che risuona con noi, indipendentemente dalla cultura in cui siamo cresciuti. Credo nel rapporto aureo come forza universale, qualcosa che tutti gli esseri umani trovano bello perché è incorporato nella nostra natura, come la simmetria, le proporzioni e gli ornamenti. Sono elementi che osserviamo in natura e che riproduciamo, consapevolmente o meno, perché ci danno gioia. 

La tua definizione di musica.
Credo che gli stessi principi si applichino alla musica. Anch’essa è un sistema che si evolve sottilmente nel tempo. È per questo che esistono repertori distinti dei periodi rinascimentale, barocco, classico o romantico, per esempio. Tuttavia, nella sua essenza, la musica può essere scomposta in ritmo e intonazione, concetti che rimangono universali anche quando usciamo da una visione del mondo prettamente occidentale.

Ti definisci un “artista”? 
Si. Il mio lavoro principale è la musica, ma i settori in cui opero sono molto diversi. Non mi sono mai visto solo come un musicista. Detto questo, nella musica classica di oggi è spesso importante definire se stessi, cosa che trovo un po’ triste e sciocca. Vedremo come si svilupperanno le cose in futuro. Per ora, diciamo che sono un artista ambiguo.

Steve Katona by Sabine Banner
Steve Katona by Sabine Banner

L’opera di arte visiva che più ami. 
Apprezzo l’abilità, la tecnica e l’esecuzione. Per questo motivo, gravito verso gli antichi maestri. Uno dei miei preferiti è Mondaufgang am Meer (La luna sorge dal mare) di Caspar David Friedrich. Poiché vivo a Berlino, dove è esposto, mi piace visitarlo di tanto in tanto.

La canzone che più ami.         
Sono un’anima malinconica, quindi tengo molto all’opera di John Dowland. Se dovessi scegliere, direi Flow My Tears (N.d.R. pezzo per liuto e voce del famoso compositore inglese del XVI secolo).

I tuoi progetti recenti.
In estate ho recitato a Venezia in un’opera che fungeva anche da installazione artistica, chiamata The Altersea Opera. Faceva parte della Biennale di Venezia presso il Padiglione Nordico. Compongo anche musica. Il mio pezzo più recente è stato commissionato per una performance artistica al Leeum Museum di Seoul. Quest’anno ho intenzione di collaborare con i miei cari colleghi Joseph Schiano di Lombo e Lynn Daphne Rudolph. Li ho conosciuti durante una residenza al Festival d’Aix-en-Provence nel 2024. 

Un ricordo della tua vita.
Mi capita spesso di ripensare all’orto dei miei bisnonni, di raccogliere le ciliegie dall’albero o di scavare le patate nel campo. È abbastanza banale, lo so. Vengo da un ambiente operaio; la mia famiglia non ha mai avuto molto. Crescendo, mi rendo sempre più conto di cosa significhi, soprattutto nel contesto del lavoro nell’arte o nella musica classica. Amavo quel ciliegio. Ogni anno, pazientemente, crescevano piccoli rubini. Amavo anche i miei bisnonni.

Samantha Stella

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Samantha Stella

Samantha Stella

Samantha Stella, nata a Genova, vive a Milano. Artista visiva, performer, set & costume designer, regista, musicista, cantante. Sviluppa principalmente progetti focalizzati sul corpo e pratiche di discipline live utilizzando differenti linguaggi, installazioni con elementi strutturali e corporei, fotografia, video,…

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