Le sartorie rischiavano l’estinzione. Ora sono tornate, anche con una connotazione sociale

Le sartorie stanno vivendo una sorprendente rinascita, rispondendo a un bisogno sempre più forte di artigianato, sostenibilità e inclusività. Alcune iniziative italiane lo confermano

Gli inglesi direbbero What’s old is new again, una sorta di legge non scritta della cultura visiva.

Così sono tornate anche le sartorie, con radici ben salde nell’alta moda di Roma, nella Haute Couture di Parigi e più in generale nella moda stessa, quando sarti – anticipatori degli stilisti – come Madame Rose Bertin, già modista di Maria Antonietta, e Charles Frederick Worth spostarono l’accento dall’abito all’immagine complessiva, archetipo del futuro Total Look, orientando le scelte dei clienti, il ciclo delle mode e della stagionalità.

Il cambiamento della moda

Il prêt-à-porter (la moda pronta per essere indossata nella quotidianità), nato invece con la rivoluzione industriale per rispondere anche a esigenze di inclusività e accessibilità, vive oggi un cambiamento di paradigma. Le questioni legate alla sovrapproduzione e la dislocazione della catena produttiva hanno fatto luce e creato spazi per la riscoperta del fatto a mano e del su misura, valori storicamente legati all’esclusività, che oggi al contrario aprono un canale per l’inclusività, la sostenibilità e una preservazione di una cultura e di un linguaggio fondata sulle tradizioni artigiane d’eccellenza. Estro, fantasia e saper fare hanno rappresentato una delle grandi fortune del paese e oggi tornano come una pratica di slow fashion fatta di capi duraturi, che possono essere modificabili o rammendati, utilizzando tessuti riciclati o selezionando materiali sostenibili che a differenza del prêt-à-porter si dedicano ad una clientela finale.

La rete nazionale delle Sartorie Sociali

In questo contesto la scorsa settimana hanno preso vita due eventi del tutto nuovi e apparentemente slegati tra loro: la costituzione della rete nazionale delle Sartorie Sociali e il nuovo format dedicato all’alta sartoria italiana, che in maniera diversa, promuovono un mestiere da preservare e valorizzare contribuendo al cambiamento dell’attuale modello produttivo. Lo scorso 25 gennaio, a Termoli, è stata costituita la rete nazionale delle Sartorie Sociali convogliando istituzioni, partner, artigiani e operatori da tutta Italia. Circa quaranta le sartorie iscritte e dislocate sul territorio – di cui la Fondazione Progetto Legalità aveva già realizzato una mappatura nazionale – che hanno l’obiettivo comune di intrecciare cultura, maestria manifatturiera, sostenibilità e innovazione sociale.

I protagonisti della rete nazionale delle Sartorie Sociali

Le sarte di Scampia a Napoli dove è attivo un progetto formativo, il laboratorio di moda in Sicilia avviato da un giovane del Gambia, il gruppo delle donne nigeriane di Action Woman di Castel Volturno, sono alcune delle sartorie affiancate tra le altre dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, l’Accademia delle Belle Arti Napoli, Slow Fiber, l’associazione Next e l’e-commerce Gioosto. L’obiettivo è riattivare il patrimonio di competenze creative e manifatturiere, chiave del successo del settore moda italiano. La ‘rete’ – necessaria per condividere conoscenze, pratiche e servizi comuni – intende sviluppare nuovi prototipi di iniziative di economia sociale e sperimentare strategie commerciali e di marketing in grado di comunicare il saper fare sostenibile e inclusivo. Nasce per valorizzare le Sartorie Sociali come luogo di formazione e di (re)inserimento nel mondo del lavoro, e promuoverne il ruolo economico e sociale.

Dal micro al macro: l’alta sartoria conclude la Milano Fashion Week

Nell’ambito di un’economia e di un humus del tutto diverso, si è svolta a Milano È di scena l’Alta Sartoria!, sfilata collettiva di 5 brand di abbigliamento donna dell’alta sartoria italiana, organizzato da Camera Showroom e Confartigianato per celebrare e promuovere le eccellenze del settore tessile su misura, in chiusura alla Milano Fashion Week. Hanno sfilato Bruna Couture, Giusi Munafò Couture, Mariateresa Pellegrino, Sartoria Prisciantelli e Syrtaria dando omaggio alla prima sfilata organizzata da Giovanni Battista Giorgini a Firenze, presso Villa Torrigiani, quando nel 1951 in passerella si presentarono le migliori aziende di alta sartoria dell’epoca e l’alta moda italiana era destinata ad affermarsi nel panorama internazionale, diventando sinonimo di eleganza e qualità. Ne abbiamo parlato in passato attraverso esempi come Coloriage a Roma, la sartoria terapaeutica di Milano e la mitica Sartoria Tirelli: le sartorie sono tornate per restare e ora hanno un palcoscenico a Milano e una rete nazionale.

Margherita Cuccia

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Margherita Cuccia

Margherita Cuccia

Responsabile dei Progetti Speciali di Artribune S.r.l. Margherita cura la rubrica sulla sostenibilità della Moda sullo Speciale Moda & Fragranze | Artribune e sulla piattaforma multimediale. Ha insegnato Design del Tessuto, all’Università Iuav di Venezia all’interno del triennio in Moda e Arti Multimediali. Ha…

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