In Veneto una mostra sull’artista Mario Raciti: una pittura che dà colore al vento
Onirica, visionaria, lirica. La pittura libera e leggera del maestro novantenne non è mai stata di facile classificazione ed oggi torna ed essere protagonista di “Ricordi dell'Eden”, personale a Oltrearte Galleria Contemporanea di Conegliano con una serie di opere degli anni Sessanta
Interpretare la pittura di Mario Raciti non è semplice. Non è astratta, non è concettuale, non è naturalistica. Non segue schemi precostituiti ma un percorso creativo che fluttua in libertà, per restituire una vibrazione che unisce accenti lirici, visionari e onirici. Oltrearte Galleria Contemporanea di Conegliano ospita la mostra Ricordi dell’Eden che, dedicata al novantenne Mario Raciti, presenta un corpus di opere degli anni Sessanta.
Mario Raciti una vita dedicata alla pittura
L’artista nasce a Milano nel 1934 e si laurea in legge. Ma non trascorre molti anni nello studio di un avvocato. Capisce che non è la sua strada e fa la sua scelta. Appende definitivamente la toga facendosi assorbire totalmente dalla pittura. Ma che tipo di pittura, come definirla? Interrogativo che già si poneva Roberto Tassi. Pur condividendone alcuni elementi non si può dire che Raciti possa essere apparentato all’astrattismo. Non è un naturalista, anche se i suoi lavori ne assorbono tracce significative. Come appare chiaro ne La testa tra le nuvole del 1968. E non può essere inquadrato nel surrealismo pur conservandone alcuni frammenti. E allora? Può venirci in aiuto riflettere sul concetto espresso dallo stesso Raciti là dove afferma che “Più che dipingere facce e ali, mi piacerebbe dipingere l’alitare delle ali, cioè il vento dello sbattere delle ali”. Una vera e propria dichiarazione di poetica che è il leitmotiv del suo fare creativo. Ci troviamo così di fronte ad una pittura dove convivono il lirico il visionario e l’onirico. Dove il verde, il rosso, il grigio, il nero sono sottili tracciati filiformi, come il ritmo di un telegrafo senza fili sospesi nello spazio. Linee che affiorano e si immergono. Indefinibili microorganismi che si muovono in bilico tra una realtà magmatica e l’irrealtà che, espresse intensamente sulla tela, permettono al pittore di cogliere il vento che fa sbattere le ali.
La ricerca interiore per Mario Raciti
Una pittura che scaturisce da una ricerca interiore, ragionata ma non concettuale. Una pittura che riflette un attaccamento all’immagine, ma non come rappresentazione della realtà, quanto piuttosto del sogno. É lo stesso Raciti a sostenere che “Se guardiamo dentro di noi, nei nostri sogni, non vediamo che antinomie, diversificazioni, strati”. L’orizzonte si apre nel profondo su tante prospettive. Ed ecco allora che il ciclo di opere Eden riflette visioni paradisiache. Popolate da giardini immaginari, sensuali, in cui le tensioni che scheggiano la quotidianità perdono vigore, seguendo il gesto spontaneo dell’artista.
La pittura asciutta di Mario Raciti
Una “pittura asciutta” quella di Raciti, secondo Luca Piero Nicoletti, autore del testo critico, la cui ricerca impasta il cromatismo e la grafia, tracciati esplicitamente sulla tela o sulla carta, dove convivono segni di matite, inchiostri a pennino o a pennello, uniti a inserti pittorici. Una sorta di simbolismo in divenire quello di Raciti, che conferisce a emozioni e sentimenti profondi un assetto adatto alla comunicazione, che prende forma davanti agli occhi dell’osservatore.
Fausto Politino
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