Alighiero Boetti – Svelare e rivelare

Sciamano e showman, sottile e ironico, geniale precorritore di ciò che è accaduto nei nostri anni, Alighiero Boetti torna a Torino, la sua città, dove era nato nel 1940.
Comunicato stampa
Sciamano e showman, sottile e ironico, geniale precorritore di ciò che è accaduto nei nostri anni, Alighiero Boetti torna a Torino, la sua città, dove era nato nel 1940. Presenza alquanto rara, dopo l’antologica alla GAM del 1996 si è visto davvero poco mentre le sue mostre hanno raggiunto i musei internazionali, nonostante il legame sempre mantenuto. La sua famiglia, nobile d’origine, viveva in Crocetta, e Alighiero prima di trasferirsi a Roma nel 1972 lavorò negli studi di via Principe Amedeo, poi in corso Principe Oddone.
Lo ritroviamo in via Po 39, sede della Galleria Accademia dove è esposta una selezione di circa venti rare opere tra arazzi, carte, disegni, progetti. Artista che a continuare a studiarlo emergono sempre aspetti inediti, in particolare l’intuizione di instaurare un dialogo con il lontano oriente, sempre alla ricerca di ispirazioni altre, incontri e relazioni tra culture diverse che se oggi sembrano scontate, nel suo tempo rappresentavano una novità assoluta.
Alighiero Boetti, scomparso prematuramente a Roma il 24 aprile 1994 a soli 54 anni, è attualmente riconosciuto come uno degli artisti italiani del secondo novecento più importanti al mondo. Prima ancora della fondazione dell’Arte Povera (1967) già i lavori precedenti contengono l’ansia sperimentale giovanile di utilizzare tecniche e materiali differenti: inchiostri di china, disegni, oggetti d’uso quotidiano, per poi giungere ai più noti arazzi, dove entra l’elemento forse più riconoscibile, le lettere che formano una parola, da leggersi però dall’alto in basso, dunque in verticale, come a suggerire un cambio di prospettiva e visione.
Tra le opere in mostra alla Galleria Accademia spiccano alcuni arazzi, tra cui un rarissimo “Kabul” in seta, realizzati dalle ricamatrici afgane dove Alighiero si recava periodicamente. Una produzione iniziata alla fine degli anni ’70, che incarna l’ideale di arte concettuale cui non necessita dell’intervento dell’artista nella realizzazione dell’opera, creando il presupposto per un'arte partecipativa e globale. In mostra troveremo, oltre agli arazzi e il ricercatissimo manifesto dell’Arte Povera, lavori di matrice concettuale, divertissement, carte e disegni che mettono in luce la dimensione intima e riflessiva del lavoro dell'artista. Il percorso espositivo è concepito per coinvolgere il pubblico in un viaggio che attraversa i temi centrali della poetica di Boetti: il tempo, lo spazio, il linguaggio e la dualità.
L’arte di Alighiero Boetti voleva comprendere il tutto nel tentativo di far quadrare il mondo - scrive in catalogo Luca Beatrice. La classificazione, la mappatura, la volontà di mettere ordine sono elementi primari. Era un intellettuale privo di moralismi e quindi profondamente laico che credeva nel primato dell’intelligenza e della memoria. L’infinita serie di frasi composte da 16, 20 o più lettere (i famosi arazzetti), la trascrizione dei mille fiumi più lunghi del mondo, di cui qui in mostra un collage preparatorio datato 1970, la cartina geografica della terra dove i confini sono delimitati dai colori delle bandiere dei singoli Stati. Sono questi alcuni tra i lavori di Boetti che più hanno germinato filiazioni.
Boetti è artista del tempo. Quando entra a far parte di un’opera d’arte, il tempo le attribuisce quel valore concettuale e teorico che sfugge alle soluzioni meramente rappresentative. Il tempo concettualizza l’opera perché le offre l’inafferrabile restando sospeso ai margini dell’incertezza.
Dopo la sua scomparsa, l'interesse per il lavoro di Alighiero Boetti non ha mai smesso di crescere. Le sue opere sono state esposte nei più prestigiosi musei e gallerie del mondo, dimostrando come il suo linguaggio sia stato capace di attraversare i confini temporali e geografici.
————————————————————————————————————————
La Galleria Accademia fu fondata nel 1969 da Pietro Barsi, originario di Roma e laureato in filosofia e storia dell’arte, il quale riuscì, grazie alle proprie doti di cultura, semplicità e discrezione, ad inserirsi nell’ambiente artistico piemontese degli anni 70. Ben presto la Galleria divenne un punto di riferimento per l’arte moderna e contemporanea dove erano presenti le opere della scuola Piemontese, insieme a quelle di Felice Casorati e Giorgio De Chirico e dei grandi esponenti del ‘900 italiano.
Luca Barsi dirige oggi le attività della Galleria Accademia Torino (Via Po 39, 10124 Torino [email protected]) portando con sé le competenze maturate nel corso degli anni ed è lui a ripercorrere le tappe di questo lungo viaggio tra successi e scoperte: dall’evoluzione degli orientamenti artistici fino al duraturo e profondo rapporto con Achille Perilli, recentemente scomparso.
L’attività della galleria oggi è concentrata su due filoni : la ricerca di opere storiche di artisti del 900 sulla quale si innesta l’attività espositiva e la rappresentanza quasi in esclusiva di alcuni autori, che sempre fan parte di quelle avanguardie 900: Perilli e Verna ad esempio.
“La galleria dovrebbe avere una funzione culturale sia per chi già conosce l’arte sia per chi desidera avvicinarsi a questo mondo in grado di suscitare emozioni così intense”.
Luca Barsi