C’è sempre uno Sgarbi pronto per un’inaugurazione. Al Trieste Film Festival è Elisabetta, che apre la ventiquattresima edizione col modesto “Il viaggio della signorina Vila”
Mantenendo una continuità con il passato di Alpe Adria Cinema, per anni promotore della cinematografia nascosta, talvolta censurata, e comunque sconosciuta di autori provenienti dai paesi dell’Est, da quest’anno il festival mostra più che mai i suoi connotati di evento transfrontaliero e di prezioso veicolo culturale per l’area in cui nasce e cresce. Parliamo del […]
Mantenendo una continuità con il passato di Alpe Adria Cinema, per anni promotore della cinematografia nascosta, talvolta censurata, e comunque sconosciuta di autori provenienti dai paesi dell’Est, da quest’anno il festival mostra più che mai i suoi connotati di evento transfrontaliero e di prezioso veicolo culturale per l’area in cui nasce e cresce. Parliamo del Trieste Film Festival, principale appuntamento italiano con il cinema dell’Europa centro-orientale, la cui ventiquattresima edizione si è inaugurata ieri, alla ricerca, più che mai, di una nuova identità. Accanto alle tradizionali sezioni competitive (per lungometraggi, cortometraggi e documentari) si affiancano, infatti, due importanti novità: Sorprese di Genere, la nuova sezione che apre al “cinema popolare” partendo dal presupposto che dalle aree cinematografiche di riferimento possano comunque arrivare opere destinate anche al grande pubblico, e Italian Screenings, che porta a Trieste una selezione di film italiani indipendenti, già apprezzati negli ambienti festivalieri ma ancora privi di distribuzione. Non mancano inoltre sezioni collaterali, eventi speciali, omaggi, incontri con gli autori e forum.
Ad aprire il Festival, nella sua nuova e più adeguata collocazione, presso una Sala Tripcovich avvolta dai fischi della bora e gremita di spettatori, il caloroso benvenuto dei direttori Fabrizio Grosoli e Annamaria Percavassi, seguito dal film di Elisabetta Sgarbi Il viaggio della signorina Vila, modesto tributo all’immagine cristallizzata di una città che avrà sicuramente infiammato i cuori di chi continua, nonostante tutto, a preferire il ricordo del passato all’energia di un presente che pure molto avrebbe da offrire. Ci aspettiamo molto di più dalle visioni dei prossimi giorni, segnalando, ad esempio, l’anteprima assoluta del cortometraggio di animazione prodotto da Fabrica De Versicoloribus Naturalium Ludis di Artem Ludyankov, l’ironico monologo su cinema, ideologia e psicanalisi del filosofo Slavoj Žižek in The Pervert’s Guide to Ideology di Sophie Fiennes, la purezza di Archeo Jan Cvitkovič, il collettivo Magyarország 2011/Ungheria 2011, Just the wind di Benedek Fliegauf.
– Beatrice Fiorentino
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