Morto il pittore Giancarlo Limoni. Lo ricorda l’amico e critico Lorenzo Canova
La pittura, le mostre, il carattere di un artista che è diventato punto di riferimento per le nuove generazioni. Ecco chi era Giancarlo Limoni, nel ricordo di uno degli storici dell’arte a lui più vicini
![Morto il pittore Giancarlo Limoni. Lo ricorda l’amico e critico Lorenzo Canova](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/giancarlo-limoni-giardino-dinverno-2017-olio-su-tela-cm-200x-300-collezione-dellartista-1024x678.jpg)
Ho avuto la fortuna di essere stato amico di Giancarlo Limoni (Roma, 1947 – 2025): nel tempo abbiamo costruito un rapporto quasi quotidiano, nel dialogo tra un pittore e uno storico dell’arte fatto di idee, letture, battute, cene e collaborazioni professionali tra progetti di mostre e di cataloghi realizzati insieme.
Ritengo Giancarlo Limoni un maestro raffinato e atipico dell’arte italiana degli ultimi decenni, un grande artista che ha saputo elaborare un percorso personale e complesso, diventando anche un riferimento riconosciuto per molte personalità più giovani che amavano la sua pittura, la sua cultura e la sua ironia.
Chi era Giancarlo Limoni
Nato a Roma nel 1947, Limoni ha avuto una formazione articolata e non accademica, che lo ha visto attivo a Milano negli Anni Sessanta, per poi diventare, per qualche anno, collaboratore e amico di Giulio Turcato a Roma. Tra l’altro, proprio a Turcato è dedicato il suo ultimo scritto, un ricordo pubblicato nel catalogo della mostra del grande astrattista che si aprirà il 1° marzo alla Galleria Lombardi di Roma. Dopo aver vinto il Premio Termoli nel 1977, con opere dove utilizzava la fiamma e il legno, nei primissimi Anni Ottanta Limoni ha scelto però di dedicarsi con convinzione alla pittura, che proprio in quel periodo stava conoscendo una stagione di rinascita internazionale.
![Giancarlo Limoni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/limoni-902x1024.jpeg)
La Nuova Scuola Romana e Fabio Sargentini
In questo periodo, l’artista si è segnalato come uno dei maggiori esponenti della Nuova Scuola Romana, che ha avuto tra i suoi maggiori punti di riferimento la Galleria L’Attico di Fabio Sargentini, con cui il pittore ha instaurato un legame profondo e continuo di mostre e di amicizia.
Dal 2000 in poi, Limoni ha avviato anche un rapporto personale, culturale e professionale con Francesco Moschini, sfociato in alcune mostre appositamente pensate e progettate per lo spazio di A.A.M. Architettura Arte Moderna di Roma, che gli ha anche dedicato un’importante monografia nel 2013 (Gangemi Editore).
Tra le sue ultime esposizioni si possono ricordare l’antologica al MACRO Testaccio di Roma nel 2017; Arte accidentata (2019) e Dodici fantasmagorici (2023) a L’Attico; le personali alla Galleria TRAleVOLTE (2022) e alla Galleria Gino Marotta-ARATRO dell’Università del Molise a Campobasso nel 2023.
L’arte secondo Giancarlo Limoni
Uomo di grande cultura e di irresistibile ironia, Limoni ha intrecciato raffinate riflessioni sulla letteratura e la filosofia dove la natura viene interpretata attraverso il filtro mentale di un dialogo con la storia dell’arte e con l’opera di grandi maestri come Turner, Monet, Permeke, Soutine, Mafai, De Staël e Fautrier, tra Impressionismo, Espressionismo e Informale.
La sua opera, negli Anni Ottanta, è partita dunque da una pittura dove il colore si distende in accordi e dissonanze di segni e di materia cromatica in un dialogo serrato con la ruvida tessitura della tela.
Nel corso degli anni, la sua stesura cromatica si è fatta poi sempre più densa e complessa nella sua stratificazione di stesure, di paste cromatiche e di sprezzature esecutive, in quadri sospesi tra la lentezza della meditazione e la rapidità della stesura in rapporto con la leggerezza mentale dell’arte e del pensiero orientali. Dai primi cicli di opere a quelli più recenti, Limoni ha lavorato dunque sul corpo fisico e sulla struttura intellettuale della pittura, dando vita a un sistema che negli anni si è arricchito di fioriture di materia quasi tattile fondata sulla sapienza esecutiva e su una vibrante pienezza lirica.
![Giancarlo Limoni, Fiori su Fondo Rosa, 1986 olio su tela, cm 140 x 140, collezione privata, courtesy Fabio Sargentini](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/limoni-2-768x762.webp)
![Giancarlo Limoni Giardino Italiano 1984 olio su tela cm 300 x 600 courtesy Fabio Sargentini](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/limoni-768x384.webp)
![Giancarlo Limoni Paesaggio d’inverno, 2017, olio su tela cm 190x290, collezione Riccardo Buzzanca, Roma ph. Giorgio Benni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/giancarlo-limoni-paesaggio-dinverno-2017-olio-su-tela-cm-190x290-collezione-riccardo-buzzanca-roma-768x508.jpg)
![Giancarlo Limoni Stagno d’inverno, 2017, olio su tela, cm 190x290 ph Giorgio Benni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/giancarlo-limoni-stagno-dinverno-2017-olio-su-tela-cm-190x290-1-768x508.jpg)
![Giancarlo Limoni, Giardino d’inverno, 2017, olio su tela, cm 200x 300, collezione dell’artista ph Giorgio Benni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/giancarlo-limoni-giardino-dinverno-2017-olio-su-tela-cm-200x-300-collezione-dellartista-768x508.jpg)
![Giancarlo-Limoni-Le-nevi-dellanno-2022-olio-su-tela-200x300-cm ph Giorgio Benni](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2025/02/giancarlo-limoni-le-nevi-dellanno-2022-olio-su-tela-200x300-cm-768x515.jpg)
La pittura di Giancarlo Limoni
L’approdo di questo viaggio è la sontuosa ricchezza delle opere realizzate dagli Anni Novanta in poi, dove la visione cromatica si arricchisce di una pulsazione vitale che ricompone la vibrazione del mondo nelle sue fioriture, nel mare attraversato da tagli di luce e di vento, dove i pigmenti si immergono e si cristallizzano nelle acque della memoria.
Nel ciclo finale dei suoi “Quadri bianchi”, Limoni, in modo magistrale, crea quindi un candore ricchissimo di sfumature e di colori, dipinge cieli densi come fatti di intonaco e fa vivere la terra dei suoi giardini, stagni e paesaggi d’inverno, dove il bianco si anima delle presenze enigmatiche e impercettibili di velature e di spessori cromatici. In questi giorni ho pensato a questi quadri come percezioni del confine del tempo esistenziale, luoghi della profondità fatti di ricordi e di frammenti di esistenza, in una vibrazione del colore che torna a germogliare sotto il manto che abbraccia le ninfee, modello possibile e fecondo di una pittura che potrà parlare ancora alle generazioni future.
Lorenzo Canova
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati